Dott. Mario De Siati Andrologo Urologo cell 3396412331

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martedì 29 giugno 2010

Salute sessuale maschile e stile di vita (intervista televisiva sulla salute sessule al dott. Mario De Siati Andrologo Urologo )

LE STATINE RIDUCONO DEL 30% IL RISCHIO DI RECIDIVE DEL TUMORE ALLA PROSTATA

Gli uomini che fanno uso di statine per abbassare il colesterolo hanno il 30% in meno di probabilita' di veder tornare il cancro alla prostata rispetto agli uomini che non usano i farmaci anti-colesterolo: a sostenerlo i ricercatori del Duke University Medical Center (Usa) in uno studio pubblicato su Cancer.
I ricercatori hanno esaminato i dati di 1.319 gli uomini sottoposti a prostatectomia radicale, il 18% dei quali assumeva statine al momento dell'intervento chirurgico. Nel complesso, l'uso delle statine ha ridotto il rischio di recidiva biochimica del 30%.
''I risultati suggeriscono che le statine possono avere un importante ruolo nel rallentare la crescita e la progressione del cancro alla prostata - spiega Stephen Freedland, principale autore dello studio -. Gia' ricerche precedenti avevano mostrato che le statine hanno proprieta' anti-cancro, ma non e' del tutto chiaro ancora quando e' meglio usarle e come funzionano esattamente'.

lunedì 7 giugno 2010

Le 10 Regole

1. BEVI CON REGOLARITÀ UN’ADEGUATA QUANTITÀ DI ACQUA;

È consigliabile bere almeno 1,5 litri d’acqua ad intervalli regolari durante tutta la giornata. Scegli un’acqua oligominerale, leggera, a basso contenuto di sodio e diuretica, che possa facilitare la funzionalità renale, consentendo l’eliminazione di scorie e liquidi in eccesso.

2. SEGUI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE;

Si consiglia di limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, alcolici e superalcolici, caffè, privilegiando, al contrario, i cibi contenenti sostanze antiossidanti quali vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ribes, kiwi, agrumi, fragole, mirtilli, cavolfiori, peperoni), vitamina E (olio d'oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (carne, noci, tuorlo d'uovo), zinco (carni rosse, noci, fegato).

3. CONTROLLA LA NORMALE CONFORMAZIONE E LO SVILUPPO DELL’APPARATO GENITALE NEL TUO BAMBINO;

Controlla se il tuo neonato ha i testicoli in sede ed il glande scoperto.

4. EFFETTUA UNA VISITA UROLOGICA NELLE VARIE FASI DELLA VITA: PUBERTÀ, ETÀ ADULTA E TERZA ETÀ;

Prendi esempio dal mondo femminile: la prevenzione si fa a tutte le età.

5. PRESTA ATTENZIONE A QUANTE VOLTE URINI E SE AVVERTI BRUCIORE;

L’aumento della frequenza minzionale e la presenza di bruciore rappresentano i primi segnali di infezione della vescica e della prostata.

6. RICORDA, NELLA VITA DI COPPIA, CHE L’INFERTILITÀ DIPENDE NEL 50% DEI CASI DAL MASCHIO;

È consigliabile eseguire un esame del liquido seminale in previsione di una gravidanza desiderata, perché eventuali alterazioni possono mettere in evidenza patologie che sono risolvibili, se trattate in tempo.

7. PRESTA ATTENZIONE AD EVENTUALI PERDITE INVOLONTARIE DI URINA;

E’ importante che le donne non trascurino anche il minimo episodio di incontinenza urinaria, sia sotto sforzo che a riposo.

8. CONSULTA SEMPRE UN UROLOGO SE VEDI SANGUE NELLE URINE;

Anche un singolo episodio di sangue nelle urine (ematuria) può rappresentare un sintomo precoce di gravi patologie dell’apparato urogenitale.

9. EFFETTUA, DOPO I 45 ANNI, ALMENO UNA VOLTA L’ANNO UN PRELIEVO DI SANGUE PER CONTROLLARE IL PSA E IL TESTOSTERONE;

Il PSA è un marcatore specifico della prostata utile per la diagnosi precoce del tumore. Il TESTOSTERONE è il principale ormone maschile e ad esso sono collegate numerose patologie (calo del desiderio sessuale e alterazioni collegate alla sindrome metabolica, quali diabete, patologie cardiovascolari, obesità ed iperlipidemia).

10. MANTIENI UNA SANA VITA SESSUALE A TUTTE L’ETÀ;

Una regolare attività sessuale contribuisce al mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico.

La Prostata

La prostata è un organo fibromuscolare e ghiandolare di cui solo gli uomini sono dotati, delle dimensioni di una castagna, che si trova al di sotto della vescica e circonda l'uretra. La Prostata ha un’importante funzione nella produzione del liquido seminale (20-30% del totale dell’eiaculato) fornendo componenti fondamentali alla sopravvivenza ed alla qualità degli spermatozoi.
La restante parte dello sperma è prodotto in maggioranza dalle vescicole seminali; questi due piccoli organi situati tra vescica e prostata hanno la funzione di immagazzinare il liquido seminale per poi espellerlo al momento dell'orgasmo.




Circa il 15-20% delle infertilità maschili sono da attribuire a stati infiammatori cronici della prostata e delle vescicole seminali. Tale condizione è da attribuire ad un’azione diretta dei batteri sullo sperma e sulle vie seminali. Inoltre le infiammazioni prostato-vescicolari determinano alterazioni delle caratteristiche fisico chimiche della parte liquida dell’eiaculato (variazioni della viscosità e della fluidificazione, del pH, presenza di globuli bianchi, modificazioni dei livelli di zinco, fruttosio ed acido citrico) determinando condizioni ambientali sfavorevoli per la normale funzionalità spermatica.

L’emospermia (presenza del sangue nel liquido seminale) può essere anch’essa un segno di patologia infiammatoria ma anche di patologia neoplastica pertanto non deve essere trascurato.



La Prostata è composta da una zona periferica, una centrale, una di transizione, una porzione anteriore ed una sfinterica preprostatica, tutte poi contenute all’interno di una capsula fibrosa che la isola dagli altri organi adiacenti quali il retto, la vescica ed i muscoli del piano perineale.




La Prostata può essere la sede di malattie infiammatorie quali le Prostatiti, l'Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), e tumori maligni quali l'Adenocarcinoma Prostatico. L'organo trovandosi situato sotto la vescica e intorno all'uretra può influire sul modo di urinare; pertanto ogni volta che insorgano disturbi o alterazioni nella minzione la prostata può potenzialmente esserne la causa. L’Ipertrofia Prostatica Benigna non è assolutamente da considerare una condizione che può precedere il tumore della prostata in quanto non degenera in una patologia neoplastica. Piuttosto le due patologie possono coesistere e trarre origine da zone della prostata completamente differenti tra di loro.



Per un uomo è sicuramente importante occuparsi e monitorare la propria prostata prima che essa inizi a causare disturbi. E’ inoltre da tener presente che una sintomatologia non molto importante può ugualmente essere un segnale di un cattivo stato del sistema urinario che può con il passar del tempo sempre più peggiorare la propria condizione.

Dopo i 50 anni è pertanto opportuna una visita urologica a scopo preventivo ogni 12 mesi poichè una adeguata prevenzione permette di scoprire eventuali patologie in uno stadio iniziale consentendo così di trattare le patologie della prostata in maniera sempre più efficace.
Come specialista di riferimento per le vie urinarie e l’apparato genitale maschile, l’Urologo vigila sulla salute dei pazienti in tutte le varie età della vita maschile con una particolare attenzione per gli uomini che hanno superato i 50 anni di età. Tali soggetti sono più esposti a rischi di patologie prostatiche che possono essere colte in fase precoce come l’IPB e il Carcinoma della Prostata.

E' sicuramente auspicabile che l'urologo venga interpellato e consultato dagli uomini di tutte le età e non solo da chi ha superato i 50 anni. Sia a scopo preventivo e di monitoraggio che qualora insorgano disturbi alle vie urinarie e genitali, l'Urologo è lo specialista a cui rivolgersi per la salute del proprio apparato urogenitale.

E' indispensabile però che il paziente si affidi all'urologo con fiducia e senza particolari ritrosie o pudori che spesso non fanno altro che ostacolare e ritardare il buon operato del medico.

Un semplice esame del sangue, un’esplorazione rettale eseguita da mani esperte ed eventualmente un’ecografia prostatica trans-rettale, possono in molti casi essere sufficienti a diagnosticare precocemente le patologie della prostata e migliorarne di conseguenza la terapia e l’evoluzione.
Soprattutto nel caso di un tumore della prostata una diagnosi precoce può significare una guarigione completa dalla malattia. Pertanto il compito dello specialista non è tanto quello di richiedere il Test PSA, ma piuttosto interpretare il valore di quest’ultimo nel contesto del quadro clinico, dirimendo tra le varie patologie, tumorali e non.
L’urologo non potrà forse evitare che insorga la malattia prostatica ma può sicuramente fare in modo che sia curata prontamente e nella maniera più efficace!

Informazioni sulla vasectomia

La sterilizzazione chirurgica rappresenta, sia per l’uomo sia per la donna, uno dei metodi contraccettivi più diffusi nel mondo. La pratica della vasectomia è considerata il metodo contraccettivo maschile più efficace e sicuro nell’ottica di una pianificazione famigliare. Tra le ragioni che inducono la coppia ad optare per la chiusura delle tube vi è la comodità di abbinare la procedura ad un parto ed il rifiuto da parte dell'uomo di sottoporsi a vasectomia per il timore di possibili, quanto infondati, effetti collaterali. Di contro, le coppie che decidono di ricorrere alla vasectomia, sono spinte da altri fattori, quali una forte motivazione da parte dell'uomo, la maggiore semplicità ed economicità dell’intervento, la scarsa incidenza di complicazioni, le limitazioni mediche o psicologiche alla contraccezione femminile, l’ottima compliance riferita dai pazienti che si sono già sottoposti alla procedura e che sono soddisfatti del risultato. In Italia il ricorso alla vasectomia è di gran lunga più limitato rispetto ad altri Paesi, ed è soprattutto svantaggiato dall’assenza di una legislazione chiara in merito alla sterilizzazione. Inoltre l’accostamento della medicina ai meccanismi riproduttivi dell’uomo viene spesso letto come interferenza con la natura ed è quindi sfavorito dalle implicazioni etiche che potrebbero derivarne. Tuttavia si è assistito ad un cambiamento di valutazione nei confronti di tale intervento, che dall’essere considerato in precedenza come una mutilazione grave ed invalidante viene oggi riconosciuto quale diritto individuale. La vasectomia trova rare indicazione oltre l’ambito contraccettivo in cui rappresenta in assoluto il metodo più sicuro ed efficace. Può essere effettuata per prevenire le prostatiti acute o per evitare l’insorgenza di epididimiti nei pazienti sottoposti a chirurgia prostatica. In Italia le indicazioni non contraccettive alla vasectomia hanno rappresentato per anni un espediente a cui ricorrere per raggirare la legge che vietava espressamente la sterilizzazione chirurgica. Ancora oggi, nonostante la norma che proibiva espressamente la sterilizzazione sia stata abrogata, e la legittimità della vasectomia sia stata sancita da numerose sentenze, molti medici ricorrono all’espediente del ricovero del paziente con diagnosi di Orchiepididimite Cronica per sottoporlo ad intervento di sterilizzazione. Allo stesso modo si agisce talvolta in ambito ginecologico, dove il ricovero di una donna con diagnosi di salpingite cronica bilaterale può essere il pretesto per una sezione delle tube. Le modalità di interruzione del dotto deferente sono molteplici ma la la legatura semplice dei monconi è sicuramente la più diffusa al mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Attualmente va affermandosi sempre più la No Scalpel Vasectomy (NSV), ovvero vasectomia senza bisturi, tecnica di semplice esecuzione con i vantaggi della minore invasività rispetto alle altre, l’assenza di un’incisione scrotale cruenta, la velocità di esecuzione e la rarissima incidenza di complicanze. Il quadro di Azoospermia, quindi il raggiungimento dell’obiettivo contraccettivo, si ottiene dopo circa 90 giorni dall’intervento e deve essere confermato da almeno 3 spermiogrammi consecutivi che rilevino l’assenza totale di spermatozoi. In caso di persistenza di spermatozoi immobili si informa il paziente circa la remota possibilità di gravidanza, mentre la presenza di spermatozoi vitali e di buon grado morfologico dopo 6 mesi dall’intervento ne indica il fallimento. Non esistono particolari controindicazioni all’intervento di vasectomia, ma si deve in ogni caso tener conto di eventuali situazioni cliniche che dovrebbero indurre il chirurgo ad escluderlo, quali infezioni locali o sistemiche, segni o sintomi di malattie sessualmente trasmesse e presenza di masse sospette testicolari. Prima di sottoporre un soggetto a vasectomia è opportuno quindi eseguire una serie di indagini uro-andrologiche di routine per valutare lo stato di salute riproduttiva del paziente, quali un’ecografia con eco-color Doppler testicolare ed un’indagine del liquido seminale per confermare la presenza di spermatozoi nell’eiaculato. Le complicanze post-chirurgiche più frequenti sono rappresentate dall’Orchialgia post-vasectomia, determinata dall’Aumento della Pressione Idrostatica Intraepididimaria, dall’epididimite, dal Granuloma Spermatico e dalla rara evenienza della Ricanalizzazione Spontanea. Un aspetto importante, di natura immunologica, è la Formazione di Anticorpi Anti-Spermatozoi (ASA) i quali possono danneggiare la capacità fecondante degli spermatozoi influenzandone negativamente la motilità, la penetrazione nel muco cervicale e l’interazione con l’ovocita. È importante tener conto di questa evenienza qualora il paziente vasectomizzato “pentito” decidesse di ricorrere al Reversal microchirurgico. Secondo la nostra esperienza e dai dati riportati da altri Autori, il Reversal della Vasectomia è una pratica che offre una discreta percentuale di successo della performance chirurgica, ma un pregnancy rate non particolarmente elevato con un range compreso tra il 30 ed il 60%. Altri autori riportano che la probabilità massima di gravidanza dopo un Reversal non supera il 67%. Per quel che riguarda le paventate ripercussioni sulla virilità, si tratta di un fenomeno legato a retaggi culturali, più presenti nei paesi latini ed africani e molto meno in quelli anglosassoni. Dalla letteratura emerge che nel paziente vasectomizzato possono instaurarsi squilibri psico-sessuologiche di varia entità (senso di rammarico, dimostrazione della virilità in forma aggressiva, difficoltà a raggiungere l’orgasmo, impotenza). È utile quindi che la valutazione uro-andrologica del paziente sia supportata anche da figure specialistiche (psicologo, sessuologo, psichiatra) in grado di utilizzare correttamente strumenti di indagine dell’area psicologico-emotiva, in modo da porre l’intervento di vasectomia al termine di un percorso di accompagnamento e approfondimento del problema. Nel corso dei secoli, la morale e la deontologia medica hanno interpretato l’atto sterilizzante come una mutilazione lesiva dell’integrità fisica e psicologica della persona che la subisce. Nel nostro Paese tale concezione ha esercitato una notevole influenza anche sugli aspetti giuridici della questione, tanto che nel passato si rese necessario operare una marcata distinzione tra la sterilizzazione praticata per ragioni strettamente terapeutiche e la sterilizzazione attuata per altri motivi non strettamente terapeutici. Attualmente nessuna distinzione di tal genere merita di essere fatta, atteso che la finalità dell’intervento deve essere comunque tesa sempre al miglioramento della salute, anche psichica, del soggetto richiedente e, in senso più ampio, della coppia. Pur mancando una specifica previsione normativa, numerose sentenze hanno sancito che la sterilizzazione volontaria (finalizzata al miglioramento della salute nell’eccezione più ampia del termine) deve essere considerata atto medico lecito allorquando sostenuto da un esplicito, libero, informato e valido consenso informato. La decisione del paziente deve essere preceduta da una dettagliata informazione da parte del medico sul quale grava anche l’obbligo di effettuare ripetuti controlli post-operatori, tenuto conto che potrebbe presentarsi un’eventuale gravidanza non voluta. Durante i colloqui con il paziente è necessario risaltare il concetto che la pratica della vasectomia è una tecnica definitiva e che dopo l’intervento gli sarà preclusa la possibilità di fecondare. È evidente che i progressi compiuti dalla medicina, in particolare in materia di PMA, non precludono a priori la possibilità di avere un figlio anche a chi si sia volontariamente sottoposto a sterilizzazione chirurgica. La donna sterilizzata, ad esempio, continua a disporre di ovaie funzionali e, oltre a poter ricorrere al tentativo di ricostruzione tubarica, può essere sottoposta ad intervento di pick-up ovocitario e successiva FIVET. Allo stesso modo il maschio vasectomizzato può essere sottoposto ad intervento di recupero chirurgico di gameti testicolari o epididimari (MESA, PESA, TESE, MicroTESE) da utilizzare per tecniche di PMA. Contestualmente a tale intervento si dovrebbe tentare anche la ricostruzione microchirurgica dei dotti deferenti per ristabilirne la pervietà e per dare la possibilità alla coppia di ottenere un concepimento per vie naturali. Tutto ciò nel rispetto della Legge 40/2004 che impone la gradualità degli interventi terapeutici nella coppia che intende iniziare un programma riproduttivo. I dati riportati in letteratura segnalano che tra le precauzioni da adottare prima di una vasectomia c’è quella di proporre al paziente la crioconservazione del liquido seminale. Questa procedura, se da un lato contrasta con le forti motivazioni che dovrebbero spingere il paziente all’intervento, dall’altro tiene conto delle numerose evidenze che fanno notare come vi sia un significativo aumento delle richieste di ripristino della fertilità. La morte di un figlio o una nuova relazione sono eventi che possono suscitare pentimento per aver voluto rinunciare, potenzialmente per sempre, alla funzione riproduttiva. Le informazioni generali che il medico deve tener presente e delle quali deve necessariamente discutere con il paziente sono rappresentate dai seguenti punti: la vasectomia è consigliata in coppie consolidate (=35 anni) e con figli (=2); il maschio deve essere ben motivato (valutazione psicologica); il paziente deve essere a conoscenza delle possibili sequele post-operatorie (ematoma, infezione, dolore), della possibilità d’insuccesso, di ricanalizzazione spontanea e di produzione di ASA; inoltre il paziente deve comprendere pienamente la necessità di sottoporsi a controlli seminali ripetuti nel tempo prima di considerare l’intervento di sterilizzazione pienamente riuscito e quindi la necessità di ricorrere a metodi contraccettivi alternativi fino ad allora. Il paziente deve essere pienamente consapevole dell’irreversibilità del trattamento dal punto di vista motivazionale, ma dal punto di vista meramente tecnico, e alla luce delle più recenti acquisizioni in tema di ricanalizzazione microchirurgica dei deferenti e di PMA, la possibilità di un futuro concepimento non può essere esclusa in modo completamente definitivo. Nel rispetto quindi dello ius poenitendi del paziente, riteniamo utile informare il paziente su questa possibilità offerta dalla medicina e su quelle che sono la reali possibilità di successo di tali tecniche.

domenica 6 giugno 2010

FIMOSI

La fimosi è la situazione anatomica per la quale il prepuzio si presenta di larghezza non sufficiente per lo scorrimento e lo scoprimento del glande. Questo restringimento del prepuzio non è una malattia in senso stretto ma una caratteristica morfologica del pene che può causare disagi e malattie.

Fimosi congenita
La fimosi è congenita quando il restringimento prepuziale è presente fin dalla nascita. In questo caso l’intervento chirurgico correttivo è consigliabile solo se si tratta di una fimosi serrata e cioè con un prepuzio talmente ristretto da rendere difficile la capacità di orinare liberamente e di effettuare la normale e necessaria igiene. Nel caso della fimosi non serrata del bambino non è necessario operare ed il più delle volte si risolverà con una progressiva ginnastica di scorrimento.

Fimosi acquisita
Si tratta di fimosi acquisita quando il paziente normale in età adulta subisce un processo infiammatorio al glande dovuto a funghi o batteri che sfocia in una reazione di restringimento del prepuzio. In questo caso è solitamente necessaria la correzione chirurgica.

Distinguendo il grado di severità di questo problema il restringimento del prepuzio può essere classificato in fimosi serrata e fimosi non serrata.
Fimosi serrata
Si tratta del caso più severo di restringimento. Lo scoprimento anche parziale del glande è impossibile anche a pene non eretto. La fimosi serrata comporta difficoltà nell’orinare, rapporti sessuali praticamente impossibili e grossi problemi d’igiene. Il paziente affetto potrà risolvere questoproblema esclusivamente affidandosi alla terapia chirurgica.


Fimosi non serrata
Nel caso del restringimento del prepuzio di minore entità che permette lo scoprimento del glande anche solo parziale quando il pene è in erezione. La forzatura di questo restringimento può provocare lo strozzamento del glande (parafimosi) con l’impossibilità di ricoprire nuovamente lo stesso.Nel caso di parafimosi è necessario di solito l’intervento d’urgenza.

Parafimosi
E’ una patologia possibile nei maschi non circoncisi dovuta allo strozzamento del pene dovuto alla presenza di un anello ristretto nel prepuzio. Il fatto avviene quando un paziente con fimosi non serrata scopre il glande in erezione ed il prepuzio strozza l’asta rendendo impossibile il ritorno alla posizione coperta. Tale evento se non risolto immediatamente può provocare la cancrena del pene.

Cura della fimosi
La cura della fimosi serrata è chirurgica. Non è infatti possibile pensare ad un progressivo allargamento del prepuzio con progressiva ginnastica di scorrimento in quanto la differenza da colmare è eccessiva e le necessità di igiene incombono il paziente. Nel caso invece della fimosi non serrata il medico deve valutare con il paziente le specifiche caratteristiche in maniera da consigliare la soluzione migliore (chirurgica / ginnastica scorrimento).

Intervento chirurgico
L'intervento indicato per la correzione della fimosi è la circoncisione, cioè l'asportazione della porzione eccedente del prepuzio responsabile del restringimento.