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venerdì 12 novembre 2010

DIOSSINA E FERTILITA' MASCHILE

Lo studio, che sarà presentato a settembre al congresso della Società Italiana di Andrologia, rivela che gli uomini italiani dagli anni Settanta ad oggi hanno visto diminuire gli spermatozoi, in un millilitro di sperma, da 71 milioni a 60. E se trent’anni fa uno spermatozoo su due era mobile, ora lo è appena il 30 per cento. I dati, raccolti da Fabrizio Menchini Fabris dell’Università di Pisa, arrivano da diecimila uomini sani e giovani (età media 29 anni). Colpiscono soprattutto le differenze fra le regioni italiane. Così se pugliesi, siciliani e toscani sembrano avere spermatozoi più sani, Lazio, Lombardia e Veneto registrano primati in negativo.



Ma la maglia nera spetta alla Campania e a Napoli, al di sotto della media nazionale. I cumuli di immondizia bruciati per strada forse non sono estranei al risultato, visto che gli esperti puntano il dito contro l’inquinamento, ovvero le discariche abusive, i pesticidi, lo smog. «Esiste una correlazione fra la fertilità e gli inquinanti ambientali. Negli uomini che vivono nei grandi centri urbani, in aree inquinate da rifiuti industriali o zone agricole dove si fa uso di pesticidi, gli spermatozoi sono meno mobili del 20 per cento rispetto a quelli di chi abita nelle piccole città; non solo, anche gli spermatozoi anomali sono il 15 per cento in più», riferisce Menchini Fabris. «Piombo, ossido di carbonio, polveri sottili: li respiriamo ogni giorno e si accumulano nei testicoli — aggiunge Giorgio Piubello, segretario della Società Italiana di Andrologia — . con effetti sul liquido seminale; lo provano gli studi condotti su chi è molto esposto, come i vigili urbani o i casellanti».



Una conferma arriva da Paolo Mocarelli dell’Università Milano Bicocca, già direttore del Servizio di Laboratorio dell’ospedale di Desio (Milano), che per la prima volta al mondo ha dimostrato nell’uomo il collegamento diretto fra l’esposizione alla diossina e una riduzione nella conta degli spermatozoi (lo studio è stato pubblicato su Environmental Health Perspective). È stato possibile grazie a 135 abitanti di Seveso esposti alla nube tossica, gonfia di chili di diossina, uscita dallo stabilimento chimico dell’Icmesa di Meda il 10 luglio del 1976. Da oltre vent’anni Mocarelli studia il loro apparato riproduttivo e confronta i dati con i livelli di diossina assorbita: alcuni di quelli che all’epoca avevano meno di dieci anni oggi hanno un calo del 40 per cento del numero e della motilità degli spermatozoi rispetto ai coetanei non esposti alla diossina. «La diossina e gli inquinanti che agiscono con lo stesso meccanismo, ad esempio i policlorobifenili, interferiscono con gli equilibri ormonali, soprattutto nei bimbi piccoli — spiega Mocarelli — . La sensibilità ai danni da diossina però non è la stessa per tutti e la conta degli spermatozoi delle vittime della tragedia di Seveso non è una condanna senza appello alla sterilità. I dati raccolti indicano, purtroppo, che anche dosi basse di diossina possono compromettere in modo permanente la quantità e la qualità degli spermatozoi». Questo aiuta a spiegare il calo della fertilità nel mondo occidentale: i livelli ambientali della diossina degli anni Settanta e Ottanta erano tre-quattro volte superiori a quelli attuali; la riduzione è merito delle politiche di sanità pubblica, come l’abolizione di piccoli inceneritori e l’adozione di impianti di riscaldamento moderni e vetture a emissioni ridotte. Resta da vedere se tutto questo servirà a migliorare gli spermatozoi. Lunedì inizia la settimana della prevenzione andrologica: in tutte le regioni decine di specialisti saranno a disposizione per visite gratuite.



Elena Meli





Fonte www.corriere.it

07 marzo 2008

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