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mercoledì 17 marzo 2010

Salute cardiovascolare e salute sassuale sono strettamente collegate

I sette «segreti» di un cuore sano
Le regole d'oro stabilite dai cardiologi americani: niente fumo, tanto movimento, peso «giusto», dieta equilibrata, colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo
I sette «segreti» di un cuore sano

Le regole d'oro stabilite dai cardiologi americani: niente fumo, tanto movimento, peso «giusto», dieta equilibrata, colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo





Niente fumo, tanto movimento e dieta equilibrata; colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo. Raccomandazioni scontate, ma spesso poco seguite nella pratica. E il cuore potrebbe soffrirne. Ma come raggiungere la salute cardiovascolare ideale? Un aiuto arriva dall’American Heart Association che ha pubblica nella versione on line della rivista Circulation le 7 regole d’oro da seguire e un test per calcolare in pochi minuti come trattiamo il nostro cuore. «Una nostra recente indagine evidenzia che, sebbene il 39% degli intervistati pensi di avere una salute cardiovascolare ideale, la metà di essi dichiara che il proprio medico gli ha diagnosticato almeno un fattore di rischio cardiovascolare – dice il presidente dell’American Heart Association, Clyde Yancy – . Ciò significa che comportamenti errati, come vita troppo sedentaria o alimentazione squilibrata, non sono collegati al rischio di malattie cardiovascolari. E noi ci proponiamo di ridurle di almeno il 20% entro il 2020». Da qui la scelta di fornire alla popolazione i «numeri» per monitorare i comportamenti a rischio.

SETTE SEMPLICI MOSSE - Per raggiungere la salute cardiovascolare «ideale», dicono i cardiologi, bisognerebbe non aver mai fumato o aver smesso da più di un anno; avere un indice di massa corporea inferiore a 25 kg/m2 (calcolato dividendo il peso per l’altezza al quadrato); fare almeno 150 minuti di esercizio fisico moderato o 75 minuti di esercizio intenso a settimana; seguire una dieta equilibrata, mangiando soprattutto frutta e verdura, cereali, pesce (almeno 2 volte a settimana), carni magre, cibi con pochi grassi, non bere bevande troppo zuccherate, ridurre a meno di 1.500 milligrammi il consumo quotidiano di sale; avere il colesterolo totale inferiore a 200 mg/dL, la pressione arteriosa intorno ai valori 120/80 mm Hg, la glicemia a digiuno inferiore a 100 mg/dL. «Il primo passo è conoscere i valori di colesterolo, pressione e glicemia e cosa significano – suggerisce Clyde Yancy- . Il successivo è cercare di essere in regola almeno con uno dei sette obiettivi». Insomma, un passo alla volta. Non riuscite a mettervi a dieta? Concedetevi un’altra chance; nel frattempo provate a buttare definitivamente le sigarette e, magari, a muovermi di più. Così guadagnerete punti nella «My Life Check» .


IL COMMENTO - «La maggior parte di noi è sottoposta ogni giorno a continue pressioni, al lavoro, in famiglia, che spesso può “compensare” con abitudini poco sane, come mangiar male o fumare troppo – fa notare il cardiologo Attilio Maseri, presidente della Fondazione «Per il tuo cuore» per la lotta alle malattie cardiovascolari - . Il medico, allora, dovrebbe dare consigli positivi, aiutare a fare prevenzione “su misura”. Se ci prescrivono 3 ore di esercizio fisico a settimana difficilmente lo faremo; diverso, invece, se andiamo in palestra o a correre perché ci divertiamo. Spesso comportamenti poco salutari, come una vita sedentaria o un’alimentazione priva ad esempio di frutta e verdura, sono il risultato di stili di vita sbagliati fin dall’infanzia – continua Maseri - . Aver reintrodotto nel nostro Paese l’educazione fisica nelle scuole elementari è un buon inizio. I bambini devono poter rincorrersi, giocare a nascondino invece di stare seduti davanti a tv e computer».

Maria Giovanna Faiella
16 febbraio 2010(ultima modifica: 16 marzo 2010)

domenica 14 marzo 2010

L'amore degli anni 60 (e oltre)

Un'indagine Usa ha analizzato i comportamenti sessuali delle persone anziane. Maschi più attivi, fino a tarda età, grazie anche alle pillole
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MILANO - La vita Viagra è il titolo, azzeccato, di un libro uscito di recente. Che calza a pennello a quanto sta accadendo alla sessualità degli uomini oltre i sessant'anni, sessualità che sembra riscoprire freschezza grazie alla pillola blu, quasi una nuova «vita». Il libro scritto da Mariangela Mianiti per l'editore Derive-Approdi, analizza le conseguenze della chimica anti-impotenza sull'uomo giovane e su quello maturo, ma non tiene conto di quanto questi nuovi farmaci abbiamo modificato la «longevità» sessuale degli uomini più in là con gli anni. Perché se è vero che solo a Milano nell'ultimo anno sono state vendute duecentomila confezioni dei farmaci salva virilità e che in Italia il loro giro di affari annuo è di 200 milioni di euro, non era ancora chiaro l'effetto «ringiovanimento» del maschio grazie al Viagra e simili. Lo ha scoperto una ricerca, realizzata negli Stati Uniti (in Usa il successo di queste pillole è analogo a quello che si registra in Europa), appena pubblicata sulla rivista British Medical Journal.

L'INDAGINE - Ricerca che da una parte conferma che gli anziani, uomini e donne (queste se hanno un partner), fanno sesso fino a tarda età, dall'altra mette in evidenza un dato nuovo: negli Stati Uniti la disponibilità dei farmaci per la disfunzione erettile (il Viagra è entrato in commercio nel 1998) ha spostato la longevità sessuale degli uomini di un anno in media rispetto a quanto accadeva in epoca pre-pillola azzurra. Non a caso, nelle interviste, fra i sessanta e gli ottantacinque anni, il 14 per cento degli uomini confessa di avere fatto uso regolarmente di questi farmaci nei 12 mesi precedenti. L'indagine, realizzata dal centro di economia e demografia dell'invecchiamento dell'università di Chicago, ha raggiunto mediante questionari inviati per posta e interviste telefoniche oltre seimila persone negli gli Stati Uniti, in due grandi gruppi di popolazione, fra i 57 i 64 anni il primo, fra i 65 e i 74 ed oltre il secondo. Scoprendo oltre all'effetto Viagra, altre cose interessanti. Prima fra tutte, che il detto «quando c'è la salute, c'è tutto» dopo i settanta, diventa anche «quando c'è la salute, c'è il sesso». È una delle correlazioni «più forti» che scaturiscono dallo studio, valida, però, più sul versante maschile che su quello femminile: quando nella vita dell'uomo compare una malattia, l'interesse per l'altro sesso decade precipitosamente. «Non è così strano — commenta Marco Trabucchi, Presidente dell'Associazione italiana di psicogeriatria che tra un mese terrà a Gardone Riviera il suo decimo congresso annuale — ; l'uomo è molto più fragile psicologicamente, ha paura di perdere l'integrità fisica: lo abbiamo dimostrato chiaramente con uno studio sulle persone anziane, oltre i settantacinque anni, che vanno incontro ad una frattura del femore: fra gli uomini la comparsa della depressione è decisamente più frequente».

LE DONNE - Nella donne le cose sembrano più complicate: via via che invecchiano, l'attività sessuale si lega strettamente alla presenza del coniuge (mentre l'uomo sembra mantenere una vita sessuale fino in tarda età, se è in buona salute, anche senza una moglie o una compagna fissa), ma anche fra quelle sessualmente attive, la metà circa se ne dichiara insoddisfatta. Perché? Per disturbi organici, come secchezza vaginale e dei genitali esterni, ma anche per un calo del desiderio e dolore durante il rapporto. «Non mi meraviglia - commenta Roberta Rossi, docente di psicopatologia del comportamento sessuale all'università La Sapienza di Roma, che ha fatto ricerche sulla sessualità degli anziani — . Per la donna la sessualità oltre i sessantacinque anni più che penetrativa è affettiva, anche quando è in buone condizioni di salute. Si deve dare la colpa al Viagra per lei che ancora non c'è, al fatto che sono scomparsi gli estrogeni, ai tabù che ancora sussistono, basta dirne uno, "la donna è attraente solo se giovane"? In un momento storico confuso ma anche di grande mutamento dei ruoli, come quello attuale, è difficile trovare una risposta. Basta pensare ad un dato emerso più volte in ricerche condotte anche in Italia: la donna più longeva sessualmente, sempre all'interno di una relazione stabile (è questa condizione imprescindibile) non è la casalinga, ma la donna che ha, o ha avuto, una realizzazione professionale». Ma che cosa succede alla donna quando supera la boa dei settanta? Stando alla ricerca condotta negli Stati Uniti, a 75 anni il 16,8 per cento delle donne ha ancora una vita sessuale, mentre fra gli uomini della stessa età la percentuale arriva al 38,9 per cento. Ma se andiamo a vedere quante donne fra i 75 e gli 85 anni hanno ancora un marito, ci accorgiamo che solo il 38,5 per cento ha un coniuge. Al contrario è ancora sposato, o ha comunque con una compagna fissa, il 72 per cento degli uomini nella stessa fascia di età. C'è poco da fare: la longevità comporta anche un po' di solitudine. Almeno così sarà finché l'uomo non avrà trovato il modo di allungarsi la vita di un decennio. O la donna, il suo Viagra.

Franca Porciani
fporciani@corriere.it
14 marzo 2010

martedì 9 marzo 2010

L'ATTIVITA' FISICA MIGLIORA LE PRESTAZIONI SESSUALI

Fare attivita' sportiva aerobica regolare per almeno tre ore alla settimana puo' aumentare il desiderio e la soddisfazione nel rapporto sessuale, oltre che contribuire in modo significativo a combattere la disfunzione erettile. Infertilita' e disfunzione erettile, infatti, sono determinate anche da comportamenti e stili di vita non corretti.
Lo sottolinea in una nota la Societa' italiana di andrologia, che quest'anno dedica proprio al rapporto tra disfunzioni sessuali e attivita' fisica la decima edizione della Settimana della prevenzione andrologica, in programma dal 15 al 19 marzo con oltre 200 ambulatori pubblici e privati pronti a effettuare visite specialistiche gratuite in tutta Italia.
"Esiste un rapporto strettissimo tra disfunzioni sessuali, problemi cardiovascolari e sedentarieta' - spiega Vincenzo Gentile, presidente della Societa' italiana di andrologia - La disfunzione erettile, in particolare, e' sinonimo di disfunzione endoteliale e, come tale, identifica un legame molto stretto tra pene e cuore. Opinione, questa, confermata da recenti ricerche che hanno evidenziato come la comparsa di disturbi dell'erezione sia indice di un elevato rischio d'infarto nei successivi 2 o 3 anni".
La convinzione che fare movimento faccia bene anche alla sessualita' e' confermata anche da uno studio scientifico realizzato da ricercatori italiani. Secondo i risultati di questo studio e' sufficiente bruciare circa 1.500 kilocalorie a settimana facendo jogging, esercizi aerobici, bicicletta o cyclette, una passeggiata nel parco o una nuotata, per avere giovamento a livello di prestazioni sessuali.
Lo studio e' stato realizzato in Italia su 60 pazienti con disfunzione erettile, tra i 40 ed i 60 anni di eta', e fisicamente non attivi o poco attivi (meno di 2 ore di attivita' sportiva a settimana), trattati solo con un farmaco efficace contro la disfunzione erettile oppure con lo stesso farmaco associato ad attivita' sportiva aerobica regolare per almeno 3 ore alla settimana.
I risultati sono stati sorprendenti, poiche' il gruppo che, oltre alla terapia farmacologia svolgeva anche attivita' fisica, ha presentato un miglioramento della funzione erettile oltre che degli altri parametri della soddisfazione sessuale rispetto al gruppo con sola terapia farmacologica.

sabato 6 marzo 2010

Settimana della Prevenzione Andrologica -Puglia (marzo 2010)

Puglia
· Bari - Casa di Cura S. Maria SPA - M. Bottalico - 080.5040922
· Bari - A.O.U. Consorziale, Policl. di Bari, U.O. Urologia II Universitaria - A. Pagliarulo, A. Vitarelli,
E. Lavelli - 080.5595232/33
· Bari - Policl. di Bari, Sez. di Urol., Androl. e Trapianti di Rene - F.P. Selvaggi, C. Bettocchi, F.
Palumbo - 080.5592376
· Bari - Studio Medico - F.M. Boscia - 080.5212266
· Acquaviva delle Fonti - Ospedale Gen. Reg. F. Miulli, U.O. di Urologia - G.M. Ludovico, G. Cardo,
G. Pagliarulo - 080.3054278
· Barletta - Studio Medico - A. Corvasce - 0883.534731
· Castellana Grotte - Studio Medico - G. Lorusso - 080.4965983
Foggia - Ospedali Riuniti di Foggia - L. Cormio, P. Annese, F. Turri - 0881.736059
· Galatina - Osp. Santa Caterina Novella, Ambulatorio di Andrologia - A. Di Filippo - 0836.529743
· Nardò - Studio Medico - L. Coppola, G. Presicce - 0833.567547
· San Severo - Presidio Osp. Teresa Masselli, S.S. Dipartim. di Urologia e Amb. di Andrologia
Convenz. - F. Di Ceglie - 088.2200111/448
· Statte - Studio Medico - G. Lorusso - 099.4746722
· Taranto - ASL 3 Taranto - G. Ressa - 327.3292590
· Taranto - Studio Medico - M. De Siati - 099.7770127
· Taranto - Casa di Cura S. Rita - M. Salomone - 099.7350779

mercoledì 3 marzo 2010

La dieta giusta per l'ipertensione (e per mantenere in buona salute anche la vascolarizzazione peniena)

Pochi carboidrati, frutta e verdura, pochi grassi: così la pressione scende e ci guadagna anche il cuore

La dieta giusta per l'ipertensione

Pochi carboidrati, frutta e verdura, pochi grassi: così la pressione scende e ci guadagna anche il cuore

MILANO - Chi soffre di pressione alta lo sa: bisogna dare un taglio al sale. Però non basta: una dieta che riduca veramente la pressione deve prevedere pochi grassi, pochi carboidrati preferibilmente da cereali integrali, tanta frutta e verdura. I consigli arrivano da due ricerche uscite sugli Archives of Internal Medicine: entrambe hanno coinvolto circa 150 persone sovrappeso od obese, entrambe sono andate a vedere gli effetti di due diverse diete sulla pressione ma anche su altri fattori di rischio cardiovascolare tra cui la glicemia, i grassi nel sangue, la massa del ventricolo sinistro del cuore, lo stato di salute delle arterie.

DUE DIETE – Il primo studio ha messo a confronto un regime a bassissimo contenuto di carboidrati (meno di 20 grammi al giorno) con una dieta a basso contenuto di grassi a cui veniva aggiunto un farmaco anti-obesità, l'orlistat. I pazienti, diabetici in un caso su tre, hanno seguito la dieta assegnata per poco meno di un anno; al termine si è visto che tutti avevano perso peso in quantità analoga (circa il 10 per cento), però la dieta quasi priva di carboidrati avrebbe qualche vantaggio in più: era infatti più efficace nel tenere pressione, glicemia e insulinemia sotto controllo. La seconda ricerca ha invece messo alla prova una dieta anti-ipertensione per eccellenza, la DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), dimostrandone l'efficacia non solo nel tenere sotto controllo la pressione, ma anche nel ridurre la massa ventricolare cardiaca sinistra, che quando è in eccesso è un segno di scompenso (non a caso poco tempo fa alcuni ricercatori avevano dimostrato che la DASH diminuisce il rischio di insufficienza cardiaca, e nel migliorare la funzionalità dei vasi, che sono risultati più elastici e in miglior salute.

BENEFICI – I capisaldi della dieta DASH, molto in voga negli Stati Uniti, ricordano da vicino i principi-base della dieta mediterranea: molta frutta e verdura, latticini magri, cereali, proteine in quantità moderata e pochi, pochissimi grassi, soprattutto saturi. Sull'altra dieta magari c'è da far qualche distinguo, perché eliminare quasi completamente i carboidrati non è detto che sia una buona idea, anzi. Senza esagerare con le restrizioni, insomma, la strada per tenere sotto controllo pressione e altri fattori di rischio cardiovascolare pare tracciata. «Pochi grassi animali, cibi sani, calorie commisurate al dispendio energetico – conferma Massimo Volpe, presidente della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC) –. Che l'alimentazione giochi un ruolo di primo piano nel prevenire le malattie cardiovascolari è un dato di fatto ormai noto. È però più problematico tracciare indicazioni valide sempre e comunque al di là di alcuni “pilastri” fondamentali, perché ciascuno ha determinate caratteristiche che impongono scelte diverse».

LIMITI – Il cardiologo sottolinea anche che i pazienti che hanno già qualche fattore di rischio sballato non possono sempre aspettarsi miracoli cambiando dieta: «C'è chi trae molti vantaggi da un mutamento dell'alimentazione, ad esempio chi è obeso, soffre di sindrome metabolica o ha una forte familiarità per le malattie cardiovascolari – spiega Volpe –. In altri casi, ad esempio negli ipertesi, i vantaggi ottenibili cambiando alimentazione sono importanti, ma non sempre decisivi: gli stessi studi sulla dieta DASH hanno verificato che la pressione scende, ma che non si ottengono benefici in termini di riduzione della mortalità o dell'incidenza di eventi cardiovascolari. Ciò significa che una riduzione dei parametri di rischio come quella osservata in questi due studi è un buon risultato, ma spesso non basta a risolvere tutto: se c'è un problema clinico specifico è opportuna una valutazione attenta per associare all'alimentazione altre misure preventive, anche farmacologiche», conclude Volpe.

Elena Meli
01 marzo 2010

martedì 2 marzo 2010

I TEST PER IL CANCRO ALLA PROSTATA SAREBBERO INUTILI

Secondo quanto risulta da un'inchiesta del mensile Focus, in edicola, la diagnosi precoce non serve, numeri alla mano. A 50 anni, infatti, piu' del 35% dei maschi ha un tumore della prostata e a 80 anni la percentuale sale addirittura al 70%. Cio' significa che la stragrande maggioranza degli uomini morira' "con" il cancro alla prostata, e non a causa del tumore. Non solo, ma lo studio europeo dell'Erspc, European Randomised study of screening for Prostate Cancer, ha calcolato che su 1.000 uomini (cinquantenni sani e senza sintomi) sottoposti al test Psa per la diagnosi precoce, si salvera' la vita solo una persona. Su 1.000 uomini, solo 150 risulteranno avere valori elevati e di questi, 130 saranno negativi al tumore e soltanto a 20 sara' diagnosticato il tumore. Di questi 20 tumori, 10 sono "indolenti", ovvero non si evolvono e non hanno conseguenze e pertanto diagnosticarli e' stato inutile. Degli altri 10 tumori diagnosticati, 6 manifesterebbero comunque i sintomi e pertanto sarebbero intercettati e guariti e i 4 restanti sarebbero comunque mortali, anche se diagnosticati precocemente.
Non a caso, l'American Cancer Society ha dichiarato che con il test e' 50 volte piu' probabile rovinarsi la vita che salvarla. La prevenzione piu' efficace contro il tumore alla prostata sarebbe in realta' il preservativo dal momento che i casi piu' maligni di cancro alla prostata infatti contengono il "gamma-retrovirus" Xmrv, trasmissibile per via sessuale.