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martedì 17 luglio 2012

Un farmaco anticalvizie maschile dietro a disfunzione erettile e altri problemi sessuali

http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina/articolo/lstp/462530/

Gli uomini che assumono il farmaco Propecia o Finasteride per combattere la calvizie possono incorrere in spiacevoli effetti collaterali: disfunzione erettile, calo della libido, difficoltà di orgasmo e dolore ai genitali, anche per molto tempo dopo


I ricercatori della George Washington University hanno scoperto che utilizzare un noto farmaco per il trattamento della calvizie potrebbe influire negativamente sulla sessualità maschile.

Se dunque si stava cercando di essere più “maschi” rinfoltendo la chioma, si rischia invece di ottenere l’effetto contrario venendo a soffrire di tutta una serie di disturbi sessuali tra cui calo della libido, problemi di orgasmo e disfunzione erettile.



Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori statunitensi, guidati dal dottor Michael Irwig della GWU, hanno reclutato 71 volontari uomini di età compresa tra i 21 e 46 tutti che soffrivano di calvizie e avevano sperimentato gli effetti collaterali del farmaco ancora dopo tre o più mesi dopo l’interruzione del trattamento. I partecipanti si sono auto-offerti di partecipare allo studio dopo aver risposto all’appello pubblicato sul sito Propeciahelp.com, nato proprio per valutare gli effetti del farmaco.



Dall’indagine si è scoperto che quasi tutti gli uomini avevano segnalato problemi sessuali. Tra questi, i più comuni erano la disfunzione erettile, una riduzione della libido, problemi di orgasmo, riduzione e dolore ai genitali. Alcuni partecipanti hanno anche segnalato disturbi neurologici come depressione, ansia e turbe cognitive. Tutti questi disturbi sono continuati anche dopo mesi, quando non anni, dopo l’interruzione del trattamento farmacologico per circa il 96% dei partecipanti allo studio.

Fatto degno di nota è che nessuno dei partecipanti soffriva di disturbi sessuali, medici o psichiatrici, prima di assumere Propecia.



Lo studio, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha evidenziato nel particolare che il 94% dei soggetti in questione ha visto ridursi la libido; il 92% ha sviluppato la disfunzione erettile e una diminuzione dell’eccitazione e, infine, il 69% ha avuto problemi d’orgasmo.

I ricercatori tengono a precisare che i risultati di questo studio, oltre a essere riferiti a un numero piuttosto ridotto di soggetti, questi si erano auto-proposti per l’indagine, per cui è possibile che molti dei partecipanti fossero tra le persone più investite dagli effetti negativi del farmaco.



«I nostri risultati fanno sospettare che questo farmaco possa aver recato dei danni permanenti a questi uomini», commenta nel comunicato GWU il dottor Irwig. Sebbene nel foglio illustrativo del farmaco siano segnalati i possibili effetti collaterali, fanno notare gli autori, questi sono indicati come passeggeri o comunque reversibili. Non si fa tuttavia cenno a possibili effetti irreversibili o comunque persistenti per un lungo periodo di tempo.

[lm&sdp]





Foto: ©photoxpress.com/Dmitri MIkitenko

giovedì 10 maggio 2012

Citrullina e Disfunzione Erettile

http://www.my-personaltrainer.it/integratori/citrullina-disfunzione-erettile.html
Citrullina e Disfunzione Erettile

La citrullina è un amminoacido commercializzato sottoforma di integratore con la promessa di garantire erezioni più vigorose e durature. Non a caso, la generosa presenza di citrullina viene chiamata in causa per giustificare dal punto di vista scientifico le presunte proprietà afrodisiache del cocomero.



Citrullina, Ossido nitrico ed Erezione del pene

Il razionale d'impiego dell'amminoacido L-citrullina nel trattamento della disfunzione erettile deriva dalla sua conversione metabolica in arginina, amminoacido semiessenziale coinvolto nella sintesi di ossido nitrico (NO). A livello penieno, attraverso la stimolazione dell'enzima guanilato ciclasi, l'ossido nitrico produce una vasodilatazione aumentando il turgore dei corpi cavernosi e concorrendo in maniera determinante all'erezione del pene



La biosintesi dell'ossido nitrico nelle cellule endoteliali ed in altri distretti dell'organismo avviene principalmente attraverso la trasformazione della L-arginina in L-citrullina, operata da enzimi detti NO sintasi (NOS). Come mostrato in figura, la citrullina neoformata può a sua volta originare nuova arginina ed il ciclo ricomincia.



Partendo da questo presupposto metabolico, i primi integratori amminoacidici proposti per il trattamento della disfunzione erettile contenevano principalmente l'amminoacido semiessenziale L-arginina ed i suoi sali (ad es. Arginina Piroglutammato, Arginina Etilestere, Arginina Alfachetoglutarato). Alcuni studi a sostegno dell'uso di citrullina nel trattamento della disfunzione erettile sostengono che la somministrazione orale di arginina sarebbe ostacolata dall'esteso metabolismo presistemico [1]. In particolare, la generosa presenza di arginasi a livello intestinale porterebbe alla conversione di una parte dell'arginina assunta in ornitina ed urea, inattivando l'amminoacido prima che venga assorbito. Le arginasi epatiche, inoltre, espongono la quota di arginina assorbita ad un importante effetto di primo passaggio che ne riduce ulteriormente la quota disponibile a livello sistemico per la sintesi di ossido nitrico. A differenza dell'arginina, l'amminoacido L-citrullina non è soggetto a queste forme di eliminazione sistemica e pre-sistemica, al punto che la sua somministrazione aumenta in modo dose-dipendente sia i livelli plasmatici di arginina che quelli di citrullina. A parità di dosaggio e via di somministrazione (per bocca), la citrullina garantirebbe un aumento dei livelli di arginina del sangue quasi doppi rispetto a quelli di una stessa dose di arginina a lento dosaggio, e circa il 20% superiori a quelli di una stessa dose di arginina a rilascio immediato [1].



Esistono prove a sostegno della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile?

L'efficacia della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile è stata testata in alcuni studi clinici preliminari e su modelli animali, con risultati incorraggianti ma non certo miracolosi.



In un recente studio clinico [2], 24 pazienti di età media 56.5 anni ± 9.8 anni affetti da disfunzione erettile LIEVE hanno assunto un placebo per un mese, ed una dose quotidiana di 1.5 g di L-citrullina durante il mese successivo.



L'intero gruppo ha concluso lo studio senza eventi avversi. Nel mese di trattamento con placebo si è registrato un miglioramento del punteggio di durezza dell'erezione da 3 (disfunzione erettile lieve) a 4 (funzione erettile normale) in due soli pazienti (8.3% del campione). Durante il trattamento con L-citrullina, invece, il dato positivo si è registrato in 12 soggetti (50% del campione).



Il numero medio di rapporti mensili è aumentato dal valore basale di 1.37 ± 0.93 ad 1.53 ± 1.00 al termine del trattamento con placebo (P = .57) e a 2.3 ± 1.37 alla fine del trattamento con citrullina.



Tutti i pazienti che riferivano un miglioramento del punteggio di durezza di erezione da 3 a 4 si sono dichiarati molto soddisfatti del trattamento ricevuto.



In base ai risultati dello studio, secondo gli autori, sebbene meno efficace dei classici farmaci inibitori dell'enzima fosfodiesterasi di tipo 5 (tadalafil, vardenafil, sildenafil, avanafil...), almeno nel breve termine, la citrullina è sicura e psicologicamente ben accettata. Il suo ruolo come trattamento alternativo della disfunzione erettile LIEVE, in particolare in pazienti che faticano ad accettare psicologicamente la terapia con PDE-5 inibitori, merita quindi ulteriori ricerche.



BIBLIOGRAFIA



[1] Institute of Experimental and Clinical Pharmacology and Toxicology, University Medical Centre Hamburg-Eppendorf, Germany.



Pharmacokinetic and pharmacodynamic properties of oral L-citrulline and L-arginine: impact on nitric oxide metabolism.

Schwedhelm E, Maas R, Freese R, Jung D, Lukacs Z, Jambrecina A, Spickler W, Schulze F, Böger RH.







[2] Urology. 2011 Jan;77(1):119-22.



Oral L-citrulline supplementation improves erection hardness in men with mild erectile dysfunction.
Cormio L, De Siati M, Lorusso F, Selvaggio O, Mirabella L, Sanguedolce F, Carrieri G.

mercoledì 18 aprile 2012

Viagra, il farmaco dell'amore cura anche il cuore

Il sildenafil, usato per l'impotenza, cura la cardiomiopatia diabetica che porta allo scompenso cardiaco. La sperimentazione su pazienti con diabete di tipo 2. La scoperta di un gruppo di ricercatori dell'Università di Roma Sapienzadi VALERIA PINI




ROMA - La pillola dell'amore, usata per l'impotenza, può curare anche la cardiomiopatia diabetica che porta allo 'scompenso cardiaco', cioè al progressivo indebolimento e all'ingrossamento del cuore affaticato. L'effetto terapeutico del viagra, o meglio il sildenafil è stato dimostrato in persone con cardiopatia indotta dal diabete e, in tutti quelli trattati con il farmaco, è si è ottenuto un ritorno alla normalità del cuore, con un miglioramento della contrazione cardiaca. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Andrea Lenzi, direttore della sezione di Fisiopatologia Medica ed Endocrinologia presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Roma La Sapienza 1. Sarà presto pubblicata sulla rivista Circulation 2, 3la rivista più prestigiosa al mondo del settore cardiovascolare.



Nuovi medicinali. La ricerca potrebbe essere il primo passo per la nascita di nuovi medicinali per cardiopatici. Nel mondo 180 milioni di persone soffrono di diabete e fra loro l'80% muore per scompenso cardiaco. Si tratta di una graduale modificazione del cuore dovuta ad una alterazione delle fibre del ventricolo sinistro che, durante il battito, si ispessiscono, si contraggono meno e inducono il cuore a ruotare di più sul proprio asse con un movimento

che non è utile ad imprimere una spinta propulsiva al sangue. L'organo va quindi incontro ad un rimodellamento e ha in conseguenza un battito affaticato. Lo scompenso cardiaco è una cardiopatia progressiva e poco curabile, tipica non solo dei diabetici, ma anche di chi soffre di ipertensione arteriosa ed altre patologie cardiache e di chi ha avuto un infarto.



La sperimentazione. Lo studio, randomizzato e con placebo, è stato portato avanti su un campione di 59 uomini di età media 60 anni, affetti da diabete di tipo 2, detto anche alimentare, con cardiomiopatia diabetica ancora asintomatica. Al gruppo sono stati somministrati 100 mg al giorno di sildenafil oppure di placebo e, con l'aiuto di una particolare tecnica di risonanza magnetica cardiaca, sono stati osservati i cambiamenti cardiaci. Dopo tre mesi di terapia, 'la pillola blu' ha prodotto un significativo miglioramento comparato al placebo. Infatti è aumentata di nuovo la forza delle contrazioni cardiache e sono rientrati nella norma la 'geometria' e la cinetica del cuore stesso che ha anche ripreso un movimento di torsione sul proprio asse nella norma.



In collaborazione con la radiologia e la cardiologia della Sapienza il gruppo del professor Lenzi è riuscito a dimostrare che l'inibizione della fosfodiesterasi di tipo 5 riporta queste alterazioni ad un livello vicino alla normalità nei pazienti diabetici e ha confermato, con indagini molecolari, che l'azione del farmaco è diretta alle cellule cardiache.



"Questi dati potrebbero aprire le porte ad una nuova classe di farmaci anti-rimodellamento e anti-scompenso cardiaco, che rappresenta la principale causa di morte nel paziente diabetico - spiega Andrea Lenzi - .Gli effetti del sildenafil sono diretti nel cuore perché la molecola bersaglio del farmaco, la fosfodiesterasi di tipo 5, agisce direttamente sulle trasformazioni cardiache indotte dal diabete, che portano al temuto scompenso cardiaco".



Dosi giuste. All'inizio la pillola blu fu sperimentata proprio come farmaco per curare il cuore. "In un primo momento fu pensata come farmaco per il cuore, ma i ricercatori scoprirono che poteva servire contro l'impotenza", aggiunge Lenzi. Nel tempo però ci si sono registrati numerosi casi di malesseri di cardiopatici che avevano assunto 'la pillola dell'amore'. "In passato i farmaci commercializzati per i disturbi della erezione, in particolare il sildenafil furono definiti pericolosi per il cuore, ma questo era dovuto ad un'associazione sbagliata con altri medicinali - spiega Lenzi - . Alcune persone prendevano il viagra per l'impotenza e contemporaneamente farmaci coronarodilatatori. Oggi possiamo dimostrare che, evitando associazioni pericolose, e preso in dosi giuste, il farmaco può essere utile per alcune malattie cardiache".



Ora l'equipe dell'Università di Roma La Sapienza continuerà a fare dei test sugli effetti del farmaco sul cuore. "Abbiamo intenzione di provare il farmaco su un numero più ampio di pazienti. E poi vogliamo ampliare la sperimentazione su altre patologie di tipo cardiaco", conclude Lenzi.



(13 aprile 2012) © Riproduzione riservata

lunedì 19 marzo 2012

Medicina: la fertilita' maschile migliora anche a tavola

"Lo stile di vita influenza la salute riproduttiva maschile e l'alimentazione e' ora riconosciuta centrale nella prevenzione della sterilita'. Cereali, frutta, verdura, pesce, amminoacidi ed antiossidanti, in particolare, costituiscono la dieta ideale per migliorare la fertilita' maschile. Il consumo di dolci e i chili di troppo invece alterano invece il potenziale riproduttivo degli uomini, incidendo in modo negativo sulla motilita' e la concentrazione di spermatozoi," spiega Andrea Lenzi, direttore del dipartimento di fisiopatologia medica ed endocrinologia dell'Università di Roma Sapienza, a capo di una ricerca sulle abitudini alimentari e la qualita' del liquido seminale svolta su 130 uomini di 33 anni di eta' media effettuata al laboratorio di seminologia dell'ateneo romano.




"Lo studio, ancora in corso, si concludera' entro maggio estendendo il campione a 300 uomini" ha precisato Loredana Gandini, direttore della Banca del Seme della Sapienza di Roma.



"Per gli uomini la dieta, in particolare l'apporto e il tipo di grassi diversi ingeriti, e' associata alla qualita' e alla fertilita' degli spermatozoi. Dalle nostre analisi si evince come il consumo di frutta incida favorevolmente sulla concentrazione degli spermatozoi, mentre al contrario l'Indice di massa corporea, il BMI, e il consumo di dolci sembrano influenzare negativamente sia la concentrazione che la motilità spermatica. Gli uomini con problemi di fertilità consumano anche più frequentemente cibi che agiscono da vettori di sostanze deleterie per il sistema riproduttivo come gli xeno estrogeni".



Di prevenzione delle patologie andrologiche e dell'infertilita' si e' discusso stamattina in occasione del convegno di presentazione del tredicesimo volume della collana I Quaderni del Ministero della Salute "Criteri di appropriatezza strutturale, tecnologica e clinica nella prevenzione, diagnosi e cura delle patologie andrologiche" in corso al Ministero della Salute.



Il volume sui "Criteri di appropriatezza in andrologia" edito dal Ministero della Salute analizza le patologie che maggiormente spingono l'uomo a rivolgersi all'andrologo, approfondisce i fattori di rischio delle patologie andrologiche e dei disturbi della sessualita' e i criteri di appropriatezza strutturale, operativa e tecnologica per gli specialisti.



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lunedì 23 gennaio 2012

PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELL’INFERTILITA’ MASCHILE




Recentemente c’è stato un consistente interesse scientifico sullo stress ossidativo come responsabile o corresponsabile di molte patologie umane e come fattore non secondario nell’infertilità maschile.

I radicali liberi, responsabili dello stress ossidativo, provocano un danno del DNA spermatico e un danno della membrana cellulare dello spermatozoo con conseguente riduzione della sua motilità e della sua capacità fecondante.

E’ quindi diventato ben chiaro che il benessere dello spermatozoo è fondamentale nella fecondazione, indipendentemente dalla modalità con cui essa avviene (naturale o assistita).



Le cause che possono condurre allo stress ossidativo sono molteplici: ambientali, autoimmuni, testicolari, iatrogene, patologie croniche, errato stile di vita.

L’inquinamento ambientale da idrocarburi e benzopirene (che stimolano il recettore estrogenico) si traduce in una diminuzione del testosterone intra -testicolare che conduce a una riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi. Sempre riguardo all’inquinamento ambientale non sono da dimenticare i metalli pesanti (piombo, mercurio), le sostanze derivanti dai materiali plastici (ftalati), i pesticidi e i diserbanti ed in fine le diossine. Queste sostanze largamente presenti nell’ambiente entrano nel ciclo alimentare e provocano gravi danni. Recentemente si è posta attenzione anche ai danni sulla fertilità che potrebbe essere indotta dalle radiazione elettromagnetiche prodotte da (cellulari, TV, PC, ecc).

I fattori autoimmuni comprendono principalmente gli esiti provocati dalle prostato- vescicoliti croniche, da infezioni genito- urinarie croniche e da infezioni generali.

Tra i fattori testicolari il principale è il varicocele, che causa un aumento della pressione venosa a livello del plesso testicolare con aumento della temperatura di lavoro del testicolo che si traduce in un notevole stress ossidativo per gli spermatozoi (la correzione chirurgica del varicocele produce nel 50% un miglioramento sensibile dello spermiogramma).

Le orchi-epididimiti provocano spesso situazioni di stress ossidativo cronico alle cellule della linea seminale.

Spesso poco considerate sono le cause iatrogene dovute a farmaci, come antibiotici ed antinfiammatori non steroidei che possono provocare quadri di severa oligo-asteno-teratospermia .

L’uso di ormoni anabolizzanti come doping determina un’atrofia testicolare con conseguente alterazione del quadro seminale.

Un impatto fortemente negativo sulla fertilità maschile è dato dal diabete, dall’obesità e da tutte le malattie metaboliche.

Il fumo di sigaretta è una delle cause principali di patologie della sfera sessuale maschile, causando deficit erettile e ipofertilità. Solo il 3 % dei fumatori ha uno spermiogramma con un quadro di normozoospermia contro il 27% dei non fumatori.

Le sostanze d’abuso come alcol, droghe, ecc hanno un influsso fortemente negativo sulla fertilità.

Tutte le suddette cause e concause provocano un significativo aumento dello stress ossidativo a livello seminale.



Un corretto approccio nella prevenzione e nella terapia dell’infertilità maschile comporta l’individuazione e l’eliminazione di tutti i fattori di rischio e nell’aderire a comportamenti salutari per ottimizzare lo stile di vita con una dieta antiossidante ricca di nutrienti in grado di fornire un giusto apporto di antiossidanti e con un’adeguata attività fisica.

Lo stress ossidativo, oltre che con la rimozione dei fattori di rischio e con un adeguato stile di vita, può essere combattuto con una serie di integratori alimentari o nutraceutici in grado di proteggere lo spermatozoo dai radicali liberi, di migliorarne la motilità e il metabolismo energetico; tali integratori vengono prescritti su consiglio dell’Andrologo di fiducia.

sabato 7 gennaio 2012

Salute: ventenne e metropolitano, crollo fertilita' del 25%

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/stilidivita/2011/12/29/visualizza_new.html_19263548.html


Colpa di smog e pesticidi, padri quarantenni mantengono standard


30 dicembre, 14:02


ROMA - La citta' e le sue tentazioni non e' solo un cliche' ottocentesco da cui rifuggire ma anche un pericolo reale per la capacita' riproduttiva dei ventenni italiani residenti nelle metropoli, il cui patrimonio in termini di spermatozoi e' ridotto di un quarto, a causa dei gas di scarico, dei pesticidi e di fattori peggiorativi come obesita', sedentarieta', alcol, fumo e droghe. Lo scarto con i coetanei che vivono in campagna e' evidente: questi ultimi hanno il 30% in piu' di potenziale di fertilita'. Ad essere a rischio e' l'intera fascia dei ventenni metropolitani che perdono anche il confronto con la generazione immediatamente precedente, quella dei quarantenni. Al loro cospetto, i giovani hanno una diminuzione del 25% della conta degli spermatozoi. L'effetto negativo della citta', il paragone con la provincia rurale e con la generazione dei quarantenni sono i risultati di tre ricerche condotte dalla Societa' Italiana di andrologia e medicina della sessualita' (Siams) che lancia un allarme: il 33,4% dei ragazzi sottoposti all'indagine e' ipofertile e l'11,7% e' gravemente ipofertile.


Come cause del crollo del potenziale fertile ''occorre considerare l'esposizione ambientale a pesticidi - afferma Carlo Foresta, presidente della Siams - inquinanti ambientali che agiscono come distruttori endocrini, spiazzando le fini regolazioni ormonali che modulano lo sviluppo dell'apparato riproduttivo, durante le prime fasi dell'embriogenesi''.

La Siams sottolinea l'importanza di preservare la 'dote' di spermatozoi ed evitare un ulteriore abbattimento. L'andamento e' gia' naturalmente al ribasso con l'invecchiamento, a partire dai 35 anni senza contare i fattori peggiorativi della fertilita' come obesita', sedentarieta', alcol, fumo e droghe.



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