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mercoledì 14 novembre 2012


Spremuta di limone ogni giorno
per combattere i calcoli renali


Il citrato impedisce la precipitazione del calcio nelle urine. Per evitare l'eccessiva acidità meglio diluire il succo con acqua

Spremuta di limoniSpremuta di limoni
MILANO - Diversi studi hanno suggerito che il succo di limone sia un rimedio efficace per prevenire i calcoli renali. Ma dei tanti studi fatti, nessuno ha raggiunto conclusi0ni decisive, per questo nefrologi degli Ospedali Riuniti di Bergamo, in collaborazione con l'Istituto Mario Negri e il Consorzio del limone di Siracusa Igp, hanno avviato uno studio clinico controllato che coinvolge oltre 200 pazienti. Lo studio permetterà di verificare se un rimedio semplice, come una spremuta giornaliera di 3-4 limoni, aiuti a prevenire la calcolosi renale.
Ma perché il limone sembra tanto importante nella prevenzione dei calcoli? «Questo agrume — risponde Maria Rosa Caruso, nefrologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che guida lo studio — contiene 42,9 grammi di citrato per chilo ed è l'agrume più ricco di questa sostanza. Ed è noto che il citrato previene la precipitazione del calcio nelle urine, alla base della formazione di calcoli di ossalato di calcio che rappresentano circa l'80% dei calcoli. «Per evitare però che l'eccessiva acidità del citrato intacchi lo smalto dei denti — continua Caruso — suggeriamo di diluire il succo di limone in acqua e ne sconsigliamo l'uso a chi soffre di reflusso gastroesofageo perché potrebbe accentuare i bruciori gastrici».
A parte il limone, quali altri accorgimenti dieteticipossono essere utili? La risposta viene da una revisione, pubblicata da Urologic Clinics of North America, condotta da ricercatori italiani. Accanto a fattori protettivi già noti, come l’ acqua, ce ne sono di meno conosciuti che possono invece avere un effetto negativo come le proteine e i piatti pronti. «Un elevato consumo di alimenti di origine animale e di piatti pronti, spesso ricchi di sale e molto calorici — spiega Antonio Nouvenne del Centro Calcolosi dell'Università di Parma, coautore della revisione —incrementa il rischio di calcolosi attraverso molti meccanismi. Le proteine animali aumentano il calcio, l'ossalato e l'acido urico urinari (i "mattoni" dei calcoli); più sale si assume più calcio si trova nelle urine e l'eccesso calorico favorisce il sovrappeso, di per sè associato al rischio di calcolosi. Se alla dieta scorretta si associa la sedentarietà, il rischio diviene ancora più elevato: l'esercizio fisico contribuisce infatti migliora il controllo pressorio, aumenta il flusso sanguigno renale e riduce le molecole pro infiammatorie alla base dei meccanismi dell'infiammazione e dell'adesione agli epiteli delle vie urinarie dei piccoli cristalli che si aggregano fino a formare i calcoli».
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martedì 2 ottobre 2012


MALATTIA DI LA PEYRONIE

 La malattia di La Peyronie , anche definita come Induratio Penis Plastica (IPP), è caratterizzata tipicamente dalla formazione di tessuto fibroso o calcifico a livello dell’albuginea del pene che causa dolore e curvatura durante l’ erezione e difficoltà durante il rapporto sessuale.



Incidenza e prevalenza

La malattia di La Peyronie si presenta in circa l’1% degli uomini ed è più comune fra i 45 e i 60 anni. Si stima che la sua diffusione possa essere anche più alta a causa della riluttanza del paziente a sottoporsi all’ osservazione del medico.

Segni e sintomi

La malattia di La Peyronie può avere vari livelli di gravità e una diversa velocità di comparsa e di evoluzione. I sintomi includono i seguenti:

• Tessuto di consistenza aumentata (placca) nel pene

• Dolore durante l’ erezione

• Curvatura del pene durante l’ erezione

• Deformità del pene

 
La placca si sviluppa solitamente a livello della parte superiore dell'asta, portando il pene a curvare verso l' alto durante l’ erezione, ma può anche svilupparsi sulla parte inferiore e causare quindi una curvatura verso il basso o sulla parte laterale determinando una curvatura dallo stesso lato. In circa il 13% dei casi la placca non provoca dolore e il grado di curvatura è così minimo da non necessitare di alcun trattamento. In alcuni casi ,se pur raramente , la malattia può risolversi spontaneamente. Nei casi più gravi il dolore e la curvatura provocano deficit erettile di vario grado.


Diagnosi

Il tessuto indurito può essere apprezzato alla palpazione. Delle fotografie della deformità eseguite direttamente dal paziente e mostrate al medico sono fondamentali . Se la placca è di natura calcifica può essere identificata tramite ecografia e radiografia.


Trattamento

L' obiettivo del trattamento medico mira alla riduzione del dolore e al rallentamento della progressione della malattia. La chirurgia , allo stato attuale, e l'unico trattamento efficace e risolutivo. Il trattamento non chirurgico dovrebbe essere effettuato entro 6 mesi dall'inizio dei sintomi e prima che la placca si calcifichi.

Chirurgia

La terapia chirurgica viene impiegata nei casi severi e persistenti di Peyronie, che non hanno risposto al trattamento medico. Le procedure utilizzate includono:

• la plicatura del tessuto posizionato al lato opposto della placca al fine di ridurre la curvatura (interventi di Nesbit e di Yachia)

• l'incisione della placca stessa allo scopo di rilassare la tonaca albuginea, con innesto di un materiale protesico


• l’ impianto di una protesi peniena • una combinazione dei precedenti interventi



.• una combinazione dei precedenti interventi






 












   
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 17 luglio 2012

Un farmaco anticalvizie maschile dietro a disfunzione erettile e altri problemi sessuali

http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina/articolo/lstp/462530/

Gli uomini che assumono il farmaco Propecia o Finasteride per combattere la calvizie possono incorrere in spiacevoli effetti collaterali: disfunzione erettile, calo della libido, difficoltà di orgasmo e dolore ai genitali, anche per molto tempo dopo


I ricercatori della George Washington University hanno scoperto che utilizzare un noto farmaco per il trattamento della calvizie potrebbe influire negativamente sulla sessualità maschile.

Se dunque si stava cercando di essere più “maschi” rinfoltendo la chioma, si rischia invece di ottenere l’effetto contrario venendo a soffrire di tutta una serie di disturbi sessuali tra cui calo della libido, problemi di orgasmo e disfunzione erettile.



Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori statunitensi, guidati dal dottor Michael Irwig della GWU, hanno reclutato 71 volontari uomini di età compresa tra i 21 e 46 tutti che soffrivano di calvizie e avevano sperimentato gli effetti collaterali del farmaco ancora dopo tre o più mesi dopo l’interruzione del trattamento. I partecipanti si sono auto-offerti di partecipare allo studio dopo aver risposto all’appello pubblicato sul sito Propeciahelp.com, nato proprio per valutare gli effetti del farmaco.



Dall’indagine si è scoperto che quasi tutti gli uomini avevano segnalato problemi sessuali. Tra questi, i più comuni erano la disfunzione erettile, una riduzione della libido, problemi di orgasmo, riduzione e dolore ai genitali. Alcuni partecipanti hanno anche segnalato disturbi neurologici come depressione, ansia e turbe cognitive. Tutti questi disturbi sono continuati anche dopo mesi, quando non anni, dopo l’interruzione del trattamento farmacologico per circa il 96% dei partecipanti allo studio.

Fatto degno di nota è che nessuno dei partecipanti soffriva di disturbi sessuali, medici o psichiatrici, prima di assumere Propecia.



Lo studio, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha evidenziato nel particolare che il 94% dei soggetti in questione ha visto ridursi la libido; il 92% ha sviluppato la disfunzione erettile e una diminuzione dell’eccitazione e, infine, il 69% ha avuto problemi d’orgasmo.

I ricercatori tengono a precisare che i risultati di questo studio, oltre a essere riferiti a un numero piuttosto ridotto di soggetti, questi si erano auto-proposti per l’indagine, per cui è possibile che molti dei partecipanti fossero tra le persone più investite dagli effetti negativi del farmaco.



«I nostri risultati fanno sospettare che questo farmaco possa aver recato dei danni permanenti a questi uomini», commenta nel comunicato GWU il dottor Irwig. Sebbene nel foglio illustrativo del farmaco siano segnalati i possibili effetti collaterali, fanno notare gli autori, questi sono indicati come passeggeri o comunque reversibili. Non si fa tuttavia cenno a possibili effetti irreversibili o comunque persistenti per un lungo periodo di tempo.

[lm&sdp]





Foto: ©photoxpress.com/Dmitri MIkitenko

giovedì 10 maggio 2012

Citrullina e Disfunzione Erettile

http://www.my-personaltrainer.it/integratori/citrullina-disfunzione-erettile.html
Citrullina e Disfunzione Erettile

La citrullina è un amminoacido commercializzato sottoforma di integratore con la promessa di garantire erezioni più vigorose e durature. Non a caso, la generosa presenza di citrullina viene chiamata in causa per giustificare dal punto di vista scientifico le presunte proprietà afrodisiache del cocomero.



Citrullina, Ossido nitrico ed Erezione del pene

Il razionale d'impiego dell'amminoacido L-citrullina nel trattamento della disfunzione erettile deriva dalla sua conversione metabolica in arginina, amminoacido semiessenziale coinvolto nella sintesi di ossido nitrico (NO). A livello penieno, attraverso la stimolazione dell'enzima guanilato ciclasi, l'ossido nitrico produce una vasodilatazione aumentando il turgore dei corpi cavernosi e concorrendo in maniera determinante all'erezione del pene



La biosintesi dell'ossido nitrico nelle cellule endoteliali ed in altri distretti dell'organismo avviene principalmente attraverso la trasformazione della L-arginina in L-citrullina, operata da enzimi detti NO sintasi (NOS). Come mostrato in figura, la citrullina neoformata può a sua volta originare nuova arginina ed il ciclo ricomincia.



Partendo da questo presupposto metabolico, i primi integratori amminoacidici proposti per il trattamento della disfunzione erettile contenevano principalmente l'amminoacido semiessenziale L-arginina ed i suoi sali (ad es. Arginina Piroglutammato, Arginina Etilestere, Arginina Alfachetoglutarato). Alcuni studi a sostegno dell'uso di citrullina nel trattamento della disfunzione erettile sostengono che la somministrazione orale di arginina sarebbe ostacolata dall'esteso metabolismo presistemico [1]. In particolare, la generosa presenza di arginasi a livello intestinale porterebbe alla conversione di una parte dell'arginina assunta in ornitina ed urea, inattivando l'amminoacido prima che venga assorbito. Le arginasi epatiche, inoltre, espongono la quota di arginina assorbita ad un importante effetto di primo passaggio che ne riduce ulteriormente la quota disponibile a livello sistemico per la sintesi di ossido nitrico. A differenza dell'arginina, l'amminoacido L-citrullina non è soggetto a queste forme di eliminazione sistemica e pre-sistemica, al punto che la sua somministrazione aumenta in modo dose-dipendente sia i livelli plasmatici di arginina che quelli di citrullina. A parità di dosaggio e via di somministrazione (per bocca), la citrullina garantirebbe un aumento dei livelli di arginina del sangue quasi doppi rispetto a quelli di una stessa dose di arginina a lento dosaggio, e circa il 20% superiori a quelli di una stessa dose di arginina a rilascio immediato [1].



Esistono prove a sostegno della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile?

L'efficacia della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile è stata testata in alcuni studi clinici preliminari e su modelli animali, con risultati incorraggianti ma non certo miracolosi.



In un recente studio clinico [2], 24 pazienti di età media 56.5 anni ± 9.8 anni affetti da disfunzione erettile LIEVE hanno assunto un placebo per un mese, ed una dose quotidiana di 1.5 g di L-citrullina durante il mese successivo.



L'intero gruppo ha concluso lo studio senza eventi avversi. Nel mese di trattamento con placebo si è registrato un miglioramento del punteggio di durezza dell'erezione da 3 (disfunzione erettile lieve) a 4 (funzione erettile normale) in due soli pazienti (8.3% del campione). Durante il trattamento con L-citrullina, invece, il dato positivo si è registrato in 12 soggetti (50% del campione).



Il numero medio di rapporti mensili è aumentato dal valore basale di 1.37 ± 0.93 ad 1.53 ± 1.00 al termine del trattamento con placebo (P = .57) e a 2.3 ± 1.37 alla fine del trattamento con citrullina.



Tutti i pazienti che riferivano un miglioramento del punteggio di durezza di erezione da 3 a 4 si sono dichiarati molto soddisfatti del trattamento ricevuto.



In base ai risultati dello studio, secondo gli autori, sebbene meno efficace dei classici farmaci inibitori dell'enzima fosfodiesterasi di tipo 5 (tadalafil, vardenafil, sildenafil, avanafil...), almeno nel breve termine, la citrullina è sicura e psicologicamente ben accettata. Il suo ruolo come trattamento alternativo della disfunzione erettile LIEVE, in particolare in pazienti che faticano ad accettare psicologicamente la terapia con PDE-5 inibitori, merita quindi ulteriori ricerche.



BIBLIOGRAFIA



[1] Institute of Experimental and Clinical Pharmacology and Toxicology, University Medical Centre Hamburg-Eppendorf, Germany.



Pharmacokinetic and pharmacodynamic properties of oral L-citrulline and L-arginine: impact on nitric oxide metabolism.

Schwedhelm E, Maas R, Freese R, Jung D, Lukacs Z, Jambrecina A, Spickler W, Schulze F, Böger RH.







[2] Urology. 2011 Jan;77(1):119-22.



Oral L-citrulline supplementation improves erection hardness in men with mild erectile dysfunction.
Cormio L, De Siati M, Lorusso F, Selvaggio O, Mirabella L, Sanguedolce F, Carrieri G.

mercoledì 18 aprile 2012

Viagra, il farmaco dell'amore cura anche il cuore

Il sildenafil, usato per l'impotenza, cura la cardiomiopatia diabetica che porta allo scompenso cardiaco. La sperimentazione su pazienti con diabete di tipo 2. La scoperta di un gruppo di ricercatori dell'Università di Roma Sapienzadi VALERIA PINI




ROMA - La pillola dell'amore, usata per l'impotenza, può curare anche la cardiomiopatia diabetica che porta allo 'scompenso cardiaco', cioè al progressivo indebolimento e all'ingrossamento del cuore affaticato. L'effetto terapeutico del viagra, o meglio il sildenafil è stato dimostrato in persone con cardiopatia indotta dal diabete e, in tutti quelli trattati con il farmaco, è si è ottenuto un ritorno alla normalità del cuore, con un miglioramento della contrazione cardiaca. Lo studio è stato realizzato da un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Andrea Lenzi, direttore della sezione di Fisiopatologia Medica ed Endocrinologia presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Roma La Sapienza 1. Sarà presto pubblicata sulla rivista Circulation 2, 3la rivista più prestigiosa al mondo del settore cardiovascolare.



Nuovi medicinali. La ricerca potrebbe essere il primo passo per la nascita di nuovi medicinali per cardiopatici. Nel mondo 180 milioni di persone soffrono di diabete e fra loro l'80% muore per scompenso cardiaco. Si tratta di una graduale modificazione del cuore dovuta ad una alterazione delle fibre del ventricolo sinistro che, durante il battito, si ispessiscono, si contraggono meno e inducono il cuore a ruotare di più sul proprio asse con un movimento

che non è utile ad imprimere una spinta propulsiva al sangue. L'organo va quindi incontro ad un rimodellamento e ha in conseguenza un battito affaticato. Lo scompenso cardiaco è una cardiopatia progressiva e poco curabile, tipica non solo dei diabetici, ma anche di chi soffre di ipertensione arteriosa ed altre patologie cardiache e di chi ha avuto un infarto.



La sperimentazione. Lo studio, randomizzato e con placebo, è stato portato avanti su un campione di 59 uomini di età media 60 anni, affetti da diabete di tipo 2, detto anche alimentare, con cardiomiopatia diabetica ancora asintomatica. Al gruppo sono stati somministrati 100 mg al giorno di sildenafil oppure di placebo e, con l'aiuto di una particolare tecnica di risonanza magnetica cardiaca, sono stati osservati i cambiamenti cardiaci. Dopo tre mesi di terapia, 'la pillola blu' ha prodotto un significativo miglioramento comparato al placebo. Infatti è aumentata di nuovo la forza delle contrazioni cardiache e sono rientrati nella norma la 'geometria' e la cinetica del cuore stesso che ha anche ripreso un movimento di torsione sul proprio asse nella norma.



In collaborazione con la radiologia e la cardiologia della Sapienza il gruppo del professor Lenzi è riuscito a dimostrare che l'inibizione della fosfodiesterasi di tipo 5 riporta queste alterazioni ad un livello vicino alla normalità nei pazienti diabetici e ha confermato, con indagini molecolari, che l'azione del farmaco è diretta alle cellule cardiache.



"Questi dati potrebbero aprire le porte ad una nuova classe di farmaci anti-rimodellamento e anti-scompenso cardiaco, che rappresenta la principale causa di morte nel paziente diabetico - spiega Andrea Lenzi - .Gli effetti del sildenafil sono diretti nel cuore perché la molecola bersaglio del farmaco, la fosfodiesterasi di tipo 5, agisce direttamente sulle trasformazioni cardiache indotte dal diabete, che portano al temuto scompenso cardiaco".



Dosi giuste. All'inizio la pillola blu fu sperimentata proprio come farmaco per curare il cuore. "In un primo momento fu pensata come farmaco per il cuore, ma i ricercatori scoprirono che poteva servire contro l'impotenza", aggiunge Lenzi. Nel tempo però ci si sono registrati numerosi casi di malesseri di cardiopatici che avevano assunto 'la pillola dell'amore'. "In passato i farmaci commercializzati per i disturbi della erezione, in particolare il sildenafil furono definiti pericolosi per il cuore, ma questo era dovuto ad un'associazione sbagliata con altri medicinali - spiega Lenzi - . Alcune persone prendevano il viagra per l'impotenza e contemporaneamente farmaci coronarodilatatori. Oggi possiamo dimostrare che, evitando associazioni pericolose, e preso in dosi giuste, il farmaco può essere utile per alcune malattie cardiache".



Ora l'equipe dell'Università di Roma La Sapienza continuerà a fare dei test sugli effetti del farmaco sul cuore. "Abbiamo intenzione di provare il farmaco su un numero più ampio di pazienti. E poi vogliamo ampliare la sperimentazione su altre patologie di tipo cardiaco", conclude Lenzi.



(13 aprile 2012) © Riproduzione riservata

lunedì 19 marzo 2012

Medicina: la fertilita' maschile migliora anche a tavola

"Lo stile di vita influenza la salute riproduttiva maschile e l'alimentazione e' ora riconosciuta centrale nella prevenzione della sterilita'. Cereali, frutta, verdura, pesce, amminoacidi ed antiossidanti, in particolare, costituiscono la dieta ideale per migliorare la fertilita' maschile. Il consumo di dolci e i chili di troppo invece alterano invece il potenziale riproduttivo degli uomini, incidendo in modo negativo sulla motilita' e la concentrazione di spermatozoi," spiega Andrea Lenzi, direttore del dipartimento di fisiopatologia medica ed endocrinologia dell'Università di Roma Sapienza, a capo di una ricerca sulle abitudini alimentari e la qualita' del liquido seminale svolta su 130 uomini di 33 anni di eta' media effettuata al laboratorio di seminologia dell'ateneo romano.




"Lo studio, ancora in corso, si concludera' entro maggio estendendo il campione a 300 uomini" ha precisato Loredana Gandini, direttore della Banca del Seme della Sapienza di Roma.



"Per gli uomini la dieta, in particolare l'apporto e il tipo di grassi diversi ingeriti, e' associata alla qualita' e alla fertilita' degli spermatozoi. Dalle nostre analisi si evince come il consumo di frutta incida favorevolmente sulla concentrazione degli spermatozoi, mentre al contrario l'Indice di massa corporea, il BMI, e il consumo di dolci sembrano influenzare negativamente sia la concentrazione che la motilità spermatica. Gli uomini con problemi di fertilità consumano anche più frequentemente cibi che agiscono da vettori di sostanze deleterie per il sistema riproduttivo come gli xeno estrogeni".



Di prevenzione delle patologie andrologiche e dell'infertilita' si e' discusso stamattina in occasione del convegno di presentazione del tredicesimo volume della collana I Quaderni del Ministero della Salute "Criteri di appropriatezza strutturale, tecnologica e clinica nella prevenzione, diagnosi e cura delle patologie andrologiche" in corso al Ministero della Salute.



Il volume sui "Criteri di appropriatezza in andrologia" edito dal Ministero della Salute analizza le patologie che maggiormente spingono l'uomo a rivolgersi all'andrologo, approfondisce i fattori di rischio delle patologie andrologiche e dei disturbi della sessualita' e i criteri di appropriatezza strutturale, operativa e tecnologica per gli specialisti.



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