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martedì 18 dicembre 2012

Cuore a rischio per chi soffre di disfunzione erettile


I medici avvertono che sperimentare problemi d’impotenza, o disfunzione erettile, può essere un primo segnale di fattori di rischio che, se non controllato, può portare a malattie cardiache e morte per attacco di cuore
I maschi di età compresa tra i 30 e i 60 anni, oggetto di uno studio Usa sulla relazione tra la disfunzione erettile e le malattie cardiache, pare siano a rischio cuore.
Sono diversi infatti i casi segnalati di morti per arresto cardiaco o attacco di cuore in genere, in persone che soffrivano di problemi d’impotenza fisiologica e non sapevano di avere problemi cardiovascolari.

La disfunzione erettile diviene dunque non solo un problema sessuale, ma un vero e proprio segnale d’allarme per possibili fattori di rischio che, se non tenuta sotto controllo, può portare a malattie cardiache, sostengono i medici della Cleveland Clinic.
«La probabilità di avere una malattia di cuore a un certo punto nella vita – spiega nel comunicato Cleveland il dottor Mehdi Shishehbor – è da due a tre volte più alto in coloro che hanno l’ED [la disfunzione erettile], rispetto a coloro che non ne soffrono».

Ecco pertanto che la questione diventa ambivalente. Da un lato, soffrire di disfunzione erettile può sintomo che qualcosa non va a livello dell’apparato cardiovascolare; dall’altro, la domanda è se sia la stessa ED a causare problemi cardiovascolari.
Domanda a cui risponde il cardiologo: «Le arterie del pene – sottolinea  Shishehbor  – sono molto più piccole delle arterie che forniscono sangue al cuore, al cervello o gli arti inferiori, e quindi si bloccheranno più velocemente. La disfunzione erettile spesso appare come sintomo anni prima dell’attacco di cuore. L’altra ragione è che il pene è più sensibile ai primi cambiamenti associati con un aumentato rischio di malattie cardiache, come l’infiammazione e lo stress ossidativo».
Secondo il cardiologo la disfunzione erettile sarebbe dunque una conseguenza di un problema alle arterie che coinvolge l’apparato più di quanto possa apparire.

Una patologia che interessi le coronarie, le arterie che portano nutrimento al cuore, si contraddistingue da un restringimento e indurimento delle stesse. Questo causa un ridotto afflusso di sangue che può portare da un “semplice” dolore a un attacco cardiaco vero e proprio.
«Lo stesso processo può accadere nel bacino – fa notare il dottor Shishehbor – I fattori di rischio che si applicano alla malattia coronarica sono gli stessi fattori di rischio che si applicano ai blocchi nel pene».
«Nel corso degli anni – aggiunge il cardiologo – si formano dei blocchi che impediscono al sangue di arrivare al pene e, al fine di ottenere l’erezione, abbiamo bisogno del flusso di sangue al pene. Se con l’avanzare dell’età non ci si prende cura dei fattori di rischio, se si fuma, si mangia male, non si tiene sotto controllo la pressione sanguigna, queste cose possono portare allo stesso processo che porta ai blocchi nel cuore e può causare blocchi nel pene».
Cuore e pene sono quindi più legati di quello che si crede. Attenzione perciò all’uno e all’altro.
[lm&sdp]

Foto: ©photoxpress.com/Dmitri MIkitenko 
https://www.facebook.com/pages/Generazione-Ilva/401041836639411?fref=ts



mercoledì 14 novembre 2012


Spremuta di limone ogni giorno
per combattere i calcoli renali


Il citrato impedisce la precipitazione del calcio nelle urine. Per evitare l'eccessiva acidità meglio diluire il succo con acqua

Spremuta di limoniSpremuta di limoni
MILANO - Diversi studi hanno suggerito che il succo di limone sia un rimedio efficace per prevenire i calcoli renali. Ma dei tanti studi fatti, nessuno ha raggiunto conclusi0ni decisive, per questo nefrologi degli Ospedali Riuniti di Bergamo, in collaborazione con l'Istituto Mario Negri e il Consorzio del limone di Siracusa Igp, hanno avviato uno studio clinico controllato che coinvolge oltre 200 pazienti. Lo studio permetterà di verificare se un rimedio semplice, come una spremuta giornaliera di 3-4 limoni, aiuti a prevenire la calcolosi renale.
Ma perché il limone sembra tanto importante nella prevenzione dei calcoli? «Questo agrume — risponde Maria Rosa Caruso, nefrologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che guida lo studio — contiene 42,9 grammi di citrato per chilo ed è l'agrume più ricco di questa sostanza. Ed è noto che il citrato previene la precipitazione del calcio nelle urine, alla base della formazione di calcoli di ossalato di calcio che rappresentano circa l'80% dei calcoli. «Per evitare però che l'eccessiva acidità del citrato intacchi lo smalto dei denti — continua Caruso — suggeriamo di diluire il succo di limone in acqua e ne sconsigliamo l'uso a chi soffre di reflusso gastroesofageo perché potrebbe accentuare i bruciori gastrici».
A parte il limone, quali altri accorgimenti dieteticipossono essere utili? La risposta viene da una revisione, pubblicata da Urologic Clinics of North America, condotta da ricercatori italiani. Accanto a fattori protettivi già noti, come l’ acqua, ce ne sono di meno conosciuti che possono invece avere un effetto negativo come le proteine e i piatti pronti. «Un elevato consumo di alimenti di origine animale e di piatti pronti, spesso ricchi di sale e molto calorici — spiega Antonio Nouvenne del Centro Calcolosi dell'Università di Parma, coautore della revisione —incrementa il rischio di calcolosi attraverso molti meccanismi. Le proteine animali aumentano il calcio, l'ossalato e l'acido urico urinari (i "mattoni" dei calcoli); più sale si assume più calcio si trova nelle urine e l'eccesso calorico favorisce il sovrappeso, di per sè associato al rischio di calcolosi. Se alla dieta scorretta si associa la sedentarietà, il rischio diviene ancora più elevato: l'esercizio fisico contribuisce infatti migliora il controllo pressorio, aumenta il flusso sanguigno renale e riduce le molecole pro infiammatorie alla base dei meccanismi dell'infiammazione e dell'adesione agli epiteli delle vie urinarie dei piccoli cristalli che si aggregano fino a formare i calcoli».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 2 ottobre 2012


MALATTIA DI LA PEYRONIE

 La malattia di La Peyronie , anche definita come Induratio Penis Plastica (IPP), è caratterizzata tipicamente dalla formazione di tessuto fibroso o calcifico a livello dell’albuginea del pene che causa dolore e curvatura durante l’ erezione e difficoltà durante il rapporto sessuale.



Incidenza e prevalenza

La malattia di La Peyronie si presenta in circa l’1% degli uomini ed è più comune fra i 45 e i 60 anni. Si stima che la sua diffusione possa essere anche più alta a causa della riluttanza del paziente a sottoporsi all’ osservazione del medico.

Segni e sintomi

La malattia di La Peyronie può avere vari livelli di gravità e una diversa velocità di comparsa e di evoluzione. I sintomi includono i seguenti:

• Tessuto di consistenza aumentata (placca) nel pene

• Dolore durante l’ erezione

• Curvatura del pene durante l’ erezione

• Deformità del pene

 
La placca si sviluppa solitamente a livello della parte superiore dell'asta, portando il pene a curvare verso l' alto durante l’ erezione, ma può anche svilupparsi sulla parte inferiore e causare quindi una curvatura verso il basso o sulla parte laterale determinando una curvatura dallo stesso lato. In circa il 13% dei casi la placca non provoca dolore e il grado di curvatura è così minimo da non necessitare di alcun trattamento. In alcuni casi ,se pur raramente , la malattia può risolversi spontaneamente. Nei casi più gravi il dolore e la curvatura provocano deficit erettile di vario grado.


Diagnosi

Il tessuto indurito può essere apprezzato alla palpazione. Delle fotografie della deformità eseguite direttamente dal paziente e mostrate al medico sono fondamentali . Se la placca è di natura calcifica può essere identificata tramite ecografia e radiografia.


Trattamento

L' obiettivo del trattamento medico mira alla riduzione del dolore e al rallentamento della progressione della malattia. La chirurgia , allo stato attuale, e l'unico trattamento efficace e risolutivo. Il trattamento non chirurgico dovrebbe essere effettuato entro 6 mesi dall'inizio dei sintomi e prima che la placca si calcifichi.

Chirurgia

La terapia chirurgica viene impiegata nei casi severi e persistenti di Peyronie, che non hanno risposto al trattamento medico. Le procedure utilizzate includono:

• la plicatura del tessuto posizionato al lato opposto della placca al fine di ridurre la curvatura (interventi di Nesbit e di Yachia)

• l'incisione della placca stessa allo scopo di rilassare la tonaca albuginea, con innesto di un materiale protesico


• l’ impianto di una protesi peniena • una combinazione dei precedenti interventi



.• una combinazione dei precedenti interventi






 












   
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 17 luglio 2012

Un farmaco anticalvizie maschile dietro a disfunzione erettile e altri problemi sessuali

http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina/articolo/lstp/462530/

Gli uomini che assumono il farmaco Propecia o Finasteride per combattere la calvizie possono incorrere in spiacevoli effetti collaterali: disfunzione erettile, calo della libido, difficoltà di orgasmo e dolore ai genitali, anche per molto tempo dopo


I ricercatori della George Washington University hanno scoperto che utilizzare un noto farmaco per il trattamento della calvizie potrebbe influire negativamente sulla sessualità maschile.

Se dunque si stava cercando di essere più “maschi” rinfoltendo la chioma, si rischia invece di ottenere l’effetto contrario venendo a soffrire di tutta una serie di disturbi sessuali tra cui calo della libido, problemi di orgasmo e disfunzione erettile.



Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori statunitensi, guidati dal dottor Michael Irwig della GWU, hanno reclutato 71 volontari uomini di età compresa tra i 21 e 46 tutti che soffrivano di calvizie e avevano sperimentato gli effetti collaterali del farmaco ancora dopo tre o più mesi dopo l’interruzione del trattamento. I partecipanti si sono auto-offerti di partecipare allo studio dopo aver risposto all’appello pubblicato sul sito Propeciahelp.com, nato proprio per valutare gli effetti del farmaco.



Dall’indagine si è scoperto che quasi tutti gli uomini avevano segnalato problemi sessuali. Tra questi, i più comuni erano la disfunzione erettile, una riduzione della libido, problemi di orgasmo, riduzione e dolore ai genitali. Alcuni partecipanti hanno anche segnalato disturbi neurologici come depressione, ansia e turbe cognitive. Tutti questi disturbi sono continuati anche dopo mesi, quando non anni, dopo l’interruzione del trattamento farmacologico per circa il 96% dei partecipanti allo studio.

Fatto degno di nota è che nessuno dei partecipanti soffriva di disturbi sessuali, medici o psichiatrici, prima di assumere Propecia.



Lo studio, pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha evidenziato nel particolare che il 94% dei soggetti in questione ha visto ridursi la libido; il 92% ha sviluppato la disfunzione erettile e una diminuzione dell’eccitazione e, infine, il 69% ha avuto problemi d’orgasmo.

I ricercatori tengono a precisare che i risultati di questo studio, oltre a essere riferiti a un numero piuttosto ridotto di soggetti, questi si erano auto-proposti per l’indagine, per cui è possibile che molti dei partecipanti fossero tra le persone più investite dagli effetti negativi del farmaco.



«I nostri risultati fanno sospettare che questo farmaco possa aver recato dei danni permanenti a questi uomini», commenta nel comunicato GWU il dottor Irwig. Sebbene nel foglio illustrativo del farmaco siano segnalati i possibili effetti collaterali, fanno notare gli autori, questi sono indicati come passeggeri o comunque reversibili. Non si fa tuttavia cenno a possibili effetti irreversibili o comunque persistenti per un lungo periodo di tempo.

[lm&sdp]





Foto: ©photoxpress.com/Dmitri MIkitenko

giovedì 10 maggio 2012

Citrullina e Disfunzione Erettile

http://www.my-personaltrainer.it/integratori/citrullina-disfunzione-erettile.html
Citrullina e Disfunzione Erettile

La citrullina è un amminoacido commercializzato sottoforma di integratore con la promessa di garantire erezioni più vigorose e durature. Non a caso, la generosa presenza di citrullina viene chiamata in causa per giustificare dal punto di vista scientifico le presunte proprietà afrodisiache del cocomero.



Citrullina, Ossido nitrico ed Erezione del pene

Il razionale d'impiego dell'amminoacido L-citrullina nel trattamento della disfunzione erettile deriva dalla sua conversione metabolica in arginina, amminoacido semiessenziale coinvolto nella sintesi di ossido nitrico (NO). A livello penieno, attraverso la stimolazione dell'enzima guanilato ciclasi, l'ossido nitrico produce una vasodilatazione aumentando il turgore dei corpi cavernosi e concorrendo in maniera determinante all'erezione del pene



La biosintesi dell'ossido nitrico nelle cellule endoteliali ed in altri distretti dell'organismo avviene principalmente attraverso la trasformazione della L-arginina in L-citrullina, operata da enzimi detti NO sintasi (NOS). Come mostrato in figura, la citrullina neoformata può a sua volta originare nuova arginina ed il ciclo ricomincia.



Partendo da questo presupposto metabolico, i primi integratori amminoacidici proposti per il trattamento della disfunzione erettile contenevano principalmente l'amminoacido semiessenziale L-arginina ed i suoi sali (ad es. Arginina Piroglutammato, Arginina Etilestere, Arginina Alfachetoglutarato). Alcuni studi a sostegno dell'uso di citrullina nel trattamento della disfunzione erettile sostengono che la somministrazione orale di arginina sarebbe ostacolata dall'esteso metabolismo presistemico [1]. In particolare, la generosa presenza di arginasi a livello intestinale porterebbe alla conversione di una parte dell'arginina assunta in ornitina ed urea, inattivando l'amminoacido prima che venga assorbito. Le arginasi epatiche, inoltre, espongono la quota di arginina assorbita ad un importante effetto di primo passaggio che ne riduce ulteriormente la quota disponibile a livello sistemico per la sintesi di ossido nitrico. A differenza dell'arginina, l'amminoacido L-citrullina non è soggetto a queste forme di eliminazione sistemica e pre-sistemica, al punto che la sua somministrazione aumenta in modo dose-dipendente sia i livelli plasmatici di arginina che quelli di citrullina. A parità di dosaggio e via di somministrazione (per bocca), la citrullina garantirebbe un aumento dei livelli di arginina del sangue quasi doppi rispetto a quelli di una stessa dose di arginina a lento dosaggio, e circa il 20% superiori a quelli di una stessa dose di arginina a rilascio immediato [1].



Esistono prove a sostegno della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile?

L'efficacia della citrullina nel trattamento della disfunzione erettile è stata testata in alcuni studi clinici preliminari e su modelli animali, con risultati incorraggianti ma non certo miracolosi.



In un recente studio clinico [2], 24 pazienti di età media 56.5 anni ± 9.8 anni affetti da disfunzione erettile LIEVE hanno assunto un placebo per un mese, ed una dose quotidiana di 1.5 g di L-citrullina durante il mese successivo.



L'intero gruppo ha concluso lo studio senza eventi avversi. Nel mese di trattamento con placebo si è registrato un miglioramento del punteggio di durezza dell'erezione da 3 (disfunzione erettile lieve) a 4 (funzione erettile normale) in due soli pazienti (8.3% del campione). Durante il trattamento con L-citrullina, invece, il dato positivo si è registrato in 12 soggetti (50% del campione).



Il numero medio di rapporti mensili è aumentato dal valore basale di 1.37 ± 0.93 ad 1.53 ± 1.00 al termine del trattamento con placebo (P = .57) e a 2.3 ± 1.37 alla fine del trattamento con citrullina.



Tutti i pazienti che riferivano un miglioramento del punteggio di durezza di erezione da 3 a 4 si sono dichiarati molto soddisfatti del trattamento ricevuto.



In base ai risultati dello studio, secondo gli autori, sebbene meno efficace dei classici farmaci inibitori dell'enzima fosfodiesterasi di tipo 5 (tadalafil, vardenafil, sildenafil, avanafil...), almeno nel breve termine, la citrullina è sicura e psicologicamente ben accettata. Il suo ruolo come trattamento alternativo della disfunzione erettile LIEVE, in particolare in pazienti che faticano ad accettare psicologicamente la terapia con PDE-5 inibitori, merita quindi ulteriori ricerche.



BIBLIOGRAFIA



[1] Institute of Experimental and Clinical Pharmacology and Toxicology, University Medical Centre Hamburg-Eppendorf, Germany.



Pharmacokinetic and pharmacodynamic properties of oral L-citrulline and L-arginine: impact on nitric oxide metabolism.

Schwedhelm E, Maas R, Freese R, Jung D, Lukacs Z, Jambrecina A, Spickler W, Schulze F, Böger RH.







[2] Urology. 2011 Jan;77(1):119-22.



Oral L-citrulline supplementation improves erection hardness in men with mild erectile dysfunction.
Cormio L, De Siati M, Lorusso F, Selvaggio O, Mirabella L, Sanguedolce F, Carrieri G.