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giovedì 11 febbraio 2010

Dieta e Cancro della Prostata

I dati scientifici dimostrano chiaramente che la dieta esercita un'influenza importante sul rischio di cancro della prostata. Il consumo frequente di carne e latticini è correlato ad un aumentato rischio riconducibile, almeno in parte, alla quantità ed al tipo di grassi che questi alimenti contengono. I prodotti animali sono carenti inoltre dei principi nutritivi protettivi presenti nella verdura e nella frutta [1, 2, 3]. Questa malattia è più rara tra le popolazioni che consumano molto riso, derivati della soia e verdure verdi e gialle, e tra i vegetariani [4, 5, 6, 7, 8]. I soggetti di sesso maschile appartenenti alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, dei quali circa la metà è vegetariano, hanno mostrato un rischio di sviluppare cancro alla prostata pari ad un terzo di quello della popolazione maschile in generale, ed i dati Scientifici a nostra disposizione suggeriscono che il rischio è tanto più basso quanto più precocemente nella vita venga instaurato un regime vegetariano [7, 8].

Fattori dietetici possono influenzare non solo l'incidenza di cancro alla prostata, ma anche la rapidità di decorso clinico, cioè la trasformazione da una piccola massa asintomatica ad un tumore allo stadio avanzato, con metastasi diffuse. La prevalenza di tumori in situ (piccole masse asintomatiche) varia tra i vari Paesi; il tasso di incidenza più basso è stato registrato a Singapore (13%) ed Hong Kong (15%), il più alto è in Svezia (31%) [9]. La prevalenza di tumore allo stadio avanzato, tuttavia, varia ancora di più. Mentre un soggetto Svedese di sesso maschile ha il doppio di probabilità rispetto ad un maschio di Hong Kong di essere portatore di tumore in situ prostatico, ha una probabilità più di otto volte maggiore di morire di cancro alla prostata [9]. Questi Studi suggeriscono che fattori ambientali, in particolare dietetici, possano giocare un ruolo importante nella progressione della malattia. Le diete basate su alimenti di origine vegetale non sono ricche solo in sostanze nutritive protettive, come i carotenoidi tipo il lycopene, che fornisce il caratteristico colore rosso ai pomodori. Sono anche molto povere in grassi. Un ridotto introito di grassi aiuta a prevenire eccessivi livelli di Testosterone. I soggetti di sesso maschile che consumano diete ad alto tenore di grassi hanno tipicamente elevati livelli plasmatici di Testosterone [10, 11, 12, 13]. Questi livelli ormonali così elevati non conferiscono alcun beneficio per la salute (non rendono l'uomo più "virile"). Per contro, possono stimolare eccessivamente le cellule prostatiche, aumentando il rischio di cancro.

IGF-I e Cancro della Prostata
Un rischio ulteriore di cancro è correlato ad una Proteina circolante denominata Insulinlike Growth Factor-I (IGF-I, fattore di crescita Insulino-simile I). Sebbene la presenza di una certa quantità di IGF-I nel sangue sia normale, elevati livelli ematici di questa Proteina sembrano correlati ad un aumento del rischio di cancro [14, 15, 16, 17]. L'IGF-I gioca un ruolo anche nella crescita cellulare, oltre a possedere altre funzioni, ed alcuni Studi Sperimentali mostrano come l'IGF-I favorisca la crescita di cellule cancerose [18, 19].

Il tipo di dieta influenza in modo rilevante i livelli di IGF-I. In generale, un eccessivo introito calorico o Proteico aumenta i livelli circolanti di IGF-I, e l'inclusione di prodotti caseari nella dieta merita particolare attenzione. Secondo una Rassegna pubblicata dal World Cancer Research Fund e l'American Institute for Cancer Research, almeno undici Studi di Popolazione sull'uomo hanno linkato il consumo di latticini al cancro alla prostata [20]. Gli individui con aumentato consumo di latticini hanno solitamente livelli ematici di IGF-I più elevati. Dopo uno Studio condotto a Sheffield, Inghilterra, su soggetti di sesso femminile dodicenni che aveva riscontato come un aumentato consumo di latticini comportasse un'elevazione dei livelli ematici di IGF-I, un altro Studio condotto su soggetti adulti, di entrambo i sessi, ha dimostrato come l'aggiunta di tre porzioni giornaliere da otto once (circa 240 gr) di latte scremato od all'1% di grassi per dodici giorni fosse associato ad un incremento delle concentrazioni plasmatichedi IGF-I pati al 10% [21, 22]. Per contro, una dieta a base di cibi di origine vegetale si è mostrata in grado di ridurre i livelli plasmatici di IGF-I [23].

La conclusione più importante che si può trarre da quanto esposto è che mentre il consumo di carne e latticini sembra aumentare il rischio di cancro, le diete ricche in frutta e verdura riducono questo rischio, conferendo ai soggetti di sesso maschile la possibilità di controllare il proprio stato di salute meglio di quanto possano diversamente fare.

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