Informazioni e commenti su tematiche andrologiche e urologiche del Dott. Mario De Siati . Taranto,Foggia,Brindisi,Altamura. Cell 3396412331
sabato 28 novembre 2020
domenica 8 novembre 2020
Impotenza: per un uomo su due è un problema della mezza età
Colpisce tre milioni di uomini, ma in molti tendono a rimuovere il problema
TRE milioni di uomini, secondo i dati ufficiali, soffrono di disfunzione erettile, ma a questi si aggiungono tre milioni sommersi e difficili da individuare. Su questo disturbo sessuale, nel nostro Paese come in altri Stati europei, regnano ancora paura, timore di essere giudicati, ignoranza. Secondo i risultati di un'indagine che verranno analizzati dalla Società italiana di urologia (Siu) in occasione del 93.esimo Congresso nazionale a Roma il 17-18 ottobre, gli italiani non ne sanno molto. Uno su due (52,5%) è convinto che il problema colpisca necessariamente i maschi dalla mezza età in avanti, con un 25% secondo cui il problema riguarderebbe la fascia 50-80 anni e un altro 27,5% che ritiene a rischio i soli over 50. Questi numeri italiani sono parte di una più ampia indagine condotta dalla Società europea di urologia (Eau) su oltre tremila persone in Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e Italia, dove sono stati esaminati 228 questionari compilati da un campione di uomini individuato dalla Siu. Il congresso degli urologi italiani, quest'anno, sarà un evento ibrido: un pò reale (all'Auditorio del Massimo) e un pò virtuale, con oltre 2000 partecipanti previsti in totale.
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Secondo Rocco Damiano, responsabile Comunicazione Siu e ordinario all'Università Magna Graecia di Catanzaro, "è comprensibile che la disfunzione erettile possa essere vissuta come una condizione privata e personale, ma questo non dovrebbe impedire alla persona di migliorare la propria qualità di vita". Per questo "è fondamentale parlarne e cercare aiuto, che oggi è sempre possibile. Vergognarsi non ha senso, anzi: parlarne è utile e necessario. Già questo, di per sé, produce un giovamento psicologico sul paziente alleggerendo la tensione sull'argomento".
Ma il problema, per l'urologo, è che "gli italiani si confermano timidi (per usare un eufemismo), quando si tratta di affrontare questo genere di problemi. E l'indagine lo conferma: il 45% non ne parla con nessuno, il 65% ammette che si sentirebbe molto a disagio nel trattare l'argomento con il proprio medico, mentre solo una piccola percentuale degli intervistati riferisce di cercare aiuto nello specialista. E sbagliano di grosso, perché la disfunzione erettile non è soltanto un problema in sé, ma può rappresentare un campanello d'allarme per altre patologie, anche serie: dall'ipertensione al diabete, fino alla sindrome metabolica. Ecco perché diventa cruciale rivolgersi al proprio medico già alle prime avvisaglie del problema, per evitare guai anche peggiori".
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Anche gli europei sono poco informati. Dall'indagine dell'Eau emerge come la stragrande maggioranza degli intervistati sappia pochissimo di questa malattia. Quasi tutti non sanno che cosa comporta, uno su quattro non ha mai sentito parlare neanche di uno dei sette principali trattamenti terapeutici. E anche alla basilare domanda 'che cos'è la disfunzione erettile?', il 34% dà una risposta scorretta, mentre il 17% addirittura non lo sa. I meno preparati i tedeschi; i migliori gli spagnoli.
I dati
"Le linee guida della European Association of Urology (Eau) sulla salute sessuale 2020 confermano un'alta prevalenza e una notevole incidenza di disfunzione erettile in tutto il mondo, riportando un valore medio del 52% negli uomini tra i 40 e i 70 anni - spiega Walter Artibani, segretario generale della Siu - È vero che il rischio di disfunzione erettile cresce con il passare degli anni, ma colpisce uomini di tutte le età e le etnie. È sorprendente come ancora una così ampia fetta di persone non sappia cosa sia la disfunzione erettile, che ormai è considerata una patologia maschile di riscontro comune, mentre sarebbero tanti i motivi per approfondire le proprie conoscenze. Secondo i nostri dati, infatti, il 32,5% degli uomini riferisce di avere una vita sessuale poco soddisfacente, un altro 28,5% racconta di essere incorso in problemi di erezione almeno una volta la settimana. E c'è addirittura un 38% che spiega di aver riscontrato difficoltà sotto le lenzuola da lungo tempo, tra i 6 mesi e i due anni".LEGGI Viagra, al massimo dosaggio può far vedere blu
Secondo Rocco Damiano, responsabile Comunicazione Siu e ordinario all'Università Magna Graecia di Catanzaro, "è comprensibile che la disfunzione erettile possa essere vissuta come una condizione privata e personale, ma questo non dovrebbe impedire alla persona di migliorare la propria qualità di vita". Per questo "è fondamentale parlarne e cercare aiuto, che oggi è sempre possibile. Vergognarsi non ha senso, anzi: parlarne è utile e necessario. Già questo, di per sé, produce un giovamento psicologico sul paziente alleggerendo la tensione sull'argomento".
I pazienti non ne parlano
Ma il problema, per l'urologo, è che "gli italiani si confermano timidi (per usare un eufemismo), quando si tratta di affrontare questo genere di problemi. E l'indagine lo conferma: il 45% non ne parla con nessuno, il 65% ammette che si sentirebbe molto a disagio nel trattare l'argomento con il proprio medico, mentre solo una piccola percentuale degli intervistati riferisce di cercare aiuto nello specialista. E sbagliano di grosso, perché la disfunzione erettile non è soltanto un problema in sé, ma può rappresentare un campanello d'allarme per altre patologie, anche serie: dall'ipertensione al diabete, fino alla sindrome metabolica. Ecco perché diventa cruciale rivolgersi al proprio medico già alle prime avvisaglie del problema, per evitare guai anche peggiori".LEGGI Attività fisica e dieta fanno bene a sesso e prostata
Scarsa conoscenza del problema
L'indagine evidenzia molte altre carenze. La conoscenza dei trattamenti per la disfunzione erettile nel nostro Paese è molto, troppo limitata. Più di un italiano su tre (il 36,5%) ignora che i problemi di erezione possano essere curati, l'84,5% degli intervistati ha sentito parlare solo di terapia farmacologica orale, mentre oltre il 90% ignora alternative, alcune persino scontate come un sostegno psico-sessuale, altre più complesse ma disponibili e sperimentate come la terapia iniettiva (iniezioni nei corpi cavernosi del pene), l'impiego dei vacuum device (i dispositivi meccanici che sfruttano il vuoto creato da una pompa aspirante per indurre un'erezione del pene), oppure la chirurgia protesica.Anche gli europei sono poco informati. Dall'indagine dell'Eau emerge come la stragrande maggioranza degli intervistati sappia pochissimo di questa malattia. Quasi tutti non sanno che cosa comporta, uno su quattro non ha mai sentito parlare neanche di uno dei sette principali trattamenti terapeutici. E anche alla basilare domanda 'che cos'è la disfunzione erettile?', il 34% dà una risposta scorretta, mentre il 17% addirittura non lo sa. I meno preparati i tedeschi; i migliori gli spagnoli.
lunedì 29 aprile 2019
Disfunzione erettile ed artrite, l’infiammazione influenza la vita sessuale
3 aprile 2019 18:34 SCIENZE
Disfunzione erettile ed artrite, l’infiammazione influenza la vita sessuale
L’artrite influenza negativamente la nostra vita sessuale incrementando il rischio di disfunzione erettile nel maschio e di calo di desiderio sessuale nella donna. Gli esperti ci spiegano quali sono le conseguenze negative di questa infiammazione delle articolazioni attraverso uno studio che sottolinea l’importanza di non valutare nessun sintomo quando abbiamo
Disfunzione erettile ed artrite, l’infiammazione influenza la vita sessuale
L’artrite influenza negativamente la nostra vita sessuale incrementando il rischio di disfunzione erettile nel maschio e di calo di desiderio sessuale nella donna. Gli esperti ci spiegano quali sono le conseguenze negative di questa infiammazione delle articolazioni attraverso uno studio che sottolinea l’importanza di non valutare nessun sintomo quando abbiamo
L’artrite ha un impatto negativo sull’intimità di coppia e disturba la vita sessuale sia degli uomini, sia delle donne. Questo è quanto sostengono i ricercatori che ci spiegano il perché all’interno del loro studio intitolato “Comparing Proxy, Adolescent and Adult Assessments of Functional Ability in Adolescents with Juvenile Idiopathic Arthritis”. Ecco cosa c’è da sapere sugli effetti dell'artrite sulla nostra vita sessuale.
Infiammazione e sesso. Gli scienziati spiegano che le persone che vivono con l’artrite, una condizione infiammatoria che coinvolge le articolazioni e che si presenta con dolori, rigidità articolare, gonfiore e arrossamento, mostrano una maggior probabilità di sviluppare problemi a livello sessuale, come disfunzione erettile, rispetto ad altri individui. Per entrambi i sessi, fanno sapere, i fattori correlati alla malattia, come il dolore, l’affaticamenti e la limitazione della mobilità, contribuiscono alla disfunzione sessuale e alla riduzione in generale del desiderio sessuale.
Disfunzione erettile e artrite. L'artrite incrementa nell'uomo il rischio di disfunzione erettile che è dunque il principale fattore di disfunzione sessuale, mentre per quanto riguarda le donne, a creare disturbi alla vita di coppia a letto sarebbe lo stress, che diminuirebbe il desiderio sessuale.
Conclusioni. Valutare gli effetti dei problemi di salute sulla vita sessuale è importante per capire il benessere di un individuo, la salute sessuale e le relazioni vissute positivamente sono fattori chiave per vivere serenamente. Non dovremmo dunque sottovalutare le conseguenze di condizioni come l’artrite, così come di altre, e, nel caso in cui dovessimo avere qualche problema di vita sessuale, dovremmo considerare la possibilità che ad influire sia il nostro stato di salute generale.
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mercoledì 23 maggio 2018
La disfunzione erettile si combatte anche a tavola e in palestra.
LA DISFUNZIONE ERETTILE SI COMBATTE ANCHE A TAVOLA E IN PALESTRA
La disfunzione erettile si può combattere anche a tavola e in palestra. È questo il messaggio che proviene da un gruppo di ricercatori dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Obesità, sindrome metabolica e diabete, tre condizioni caratterizzate dall’accumulo di grasso addominale, si associano a disfunzioni sessuali. Queste disfunzioni possono interessare entrambi i sessi, ma ci sono evidenze veramente conclusive solo per quanto riguarda gli uomini e la disfunzione erettile. “Questo è in linea con la complessità della sessualità femminile, che dipende fortemente da fattori psicologici e culturali rispetto alla sessualità maschile” spiega Maria Ida Maiorino, autore principale dell’articolo pubblicato sul Journal of Endocrinological Investigation.
La disfunzione erettile si può combattere anche a tavola e in palestra. È questo il messaggio che proviene da un gruppo di ricercatori dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Obesità, sindrome metabolica e diabete, tre condizioni caratterizzate dall’accumulo di grasso addominale, si associano a disfunzioni sessuali. Queste disfunzioni possono interessare entrambi i sessi, ma ci sono evidenze veramente conclusive solo per quanto riguarda gli uomini e la disfunzione erettile. “Questo è in linea con la complessità della sessualità femminile, che dipende fortemente da fattori psicologici e culturali rispetto alla sessualità maschile” spiega Maria Ida Maiorino, autore principale dell’articolo pubblicato sul Journal of Endocrinological Investigation.
L’adiposità viscerale causa uno stato di debole infiammazione cronica che, a sua volta, promuove insulino-resistenza, iperlipidemia e ipogonadismo. Ne conseguono una disfunzione dell’endotelio, una ridotta disponibilità di ossido di azoto e un deficit della funzione erettile. Gli uomini con sindrome metabolica hanno un rischio 2,6 volte più alto di soffrire di disfunzione erettile e i pazienti diabetici manifestano problemi di erezione 10-15 anni prima degli altri uomini. Inoltre, la disfunzione erettile rivela l’avvicinarsi di eventi cardiovascolari, tanto da essere definita “il canarino nella miniera di carbone”.
Il gruppo di Katherine Esposito ha dimostrato che modifiche negli stili di vita, quali adottare la dieta mediterranea e dedicarsi ad esercizi fisici regolari, possono ridurre l’infiammazione associata alle malattie metaboliche. Perdendo peso, riducendo il consumo di grassi saturi aumentando quello di grassi monoinsaturi e fibre e facendo attività fisica moderata, il 55 per cento degli uomini ottiene un ripristino della funzione erettile.
Maiorino MI, Bellastella G,et al. From inflammation to sexual dysfunctions: a journey through diabetes, obesity, and metabolic syndrome. Journal of Endocrinological Investigation 2018 Mar 16. doi: 10.1007/s40618-018-0872-6
lunedì 29 gennaio 2018
Vino rosso e sesso contro il tumore alla prostata
https://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/26346-tumore-prostata-sesso-vino-rosso
Vino rosso e sesso contro il tumore alla prostata. È questo il suggerimento che arriva dagli urologi italiani, secondo cui la prevenzione contro questo cancro così diffuso può passare (anche) per il vino e una regolare vita sessuale.
Sulla base di specifici studi scientifici pubblicati sulla rivista “International Journal of Cancer”, i medici – riuniti a Pozzuoli (Na) per il convegno “Comunicare la prevenzione – vino, prostata e sessualità”, hanno decretato l’utilità di simili elementi per il loro effetto protettivo, che sembra anche essere più forte contro le forme più aggressive della malattia.
Il tumore della prostata è uno tra i tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: ogni anno si contano circa 35mila nuovi casi in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito letale è poco elevato, soprattutto se si interviene in tempo con una diagnosi precoce.
A dimostrarlo sono i dati relativi proprio al numero di uomini ancora in vita dopo cinque anni dall’accertamento di tumore – in media il 91% – una percentuale tra le più elevate tra i tumori, grazie alla diagnosi precoce realizzata sempre più di frequente, da quando è stato introdotto nella pratica clinica il dosaggio del PSA.
Ebbene, bere un bicchiere di vino rosso al giorno potrebbe ridurre il rischio di sviluppare un tumore della prostata, tanto che secondo lo studio, "gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino rosso alla settimana hanno un rischio di cancro della prostata ridotto del 50%. Per quanto riguarda i tipi di tumore più aggressivo, l’incidenza risulta ridotta addirittura del 60%”.
Il merito sarebbe di un antiossidante, il “resveratrolo”, che abbonda nella buccia dell’uva rossa. Il consumo moderato di vino rosso, sembra proteggere anche dai disturbi correlati all’altra patologia della prostata, la ipertrofia prostatica benigna, di cui soffre più del 50% degli uomini al di sopra dei 60 anni (incidenza che sale al 90% dopo i 70 anni).
E il sesso cosa c’entra? Sulla scia di un altro studio, si è confermata questa volta l’ipotesi che bere moderatamente vino significhi stimolare molte sensazioni e accentuare le percezioni sensoriali nel corpo umano. Ciò comporta senza dubbio una maggiore propensione all’intimità.
Un po’ di vino, insomma, aumenterebbe il piacere sessuale favorendo l’erezione dell’uomo e ritardando lievemente il riflesso eiaculatorio. “Le sostanze in esso contenute aiutano il funzionamento delle arterie favorendo l’afflusso di sangue nel membro maschile, favorendo il rilasciamento della muscolatura liscia dei corpi cavernosi, e la conseguente erezione”, dicono gli esperti.
Quel che vi dovete ricordare, in ogni caso, è che non bisogna mai esagerare con l’alcol e in genere per prevenire al meglio questo e tutti i tipi di tumore è bene regolare l’alimentazione, limitare i grassi saturi e i fritti, i formaggi e le bevande troppo zuccherate e variare con frutta, verdura e tanta acqua.
Vino rosso e sesso contro il tumore alla prostata. È questo il suggerimento che arriva dagli urologi italiani, secondo cui la prevenzione contro questo cancro così diffuso può passare (anche) per il vino e una regolare vita sessuale.
Sulla base di specifici studi scientifici pubblicati sulla rivista “International Journal of Cancer”, i medici – riuniti a Pozzuoli (Na) per il convegno “Comunicare la prevenzione – vino, prostata e sessualità”, hanno decretato l’utilità di simili elementi per il loro effetto protettivo, che sembra anche essere più forte contro le forme più aggressive della malattia.
Il tumore della prostata è uno tra i tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: ogni anno si contano circa 35mila nuovi casi in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito letale è poco elevato, soprattutto se si interviene in tempo con una diagnosi precoce.
A dimostrarlo sono i dati relativi proprio al numero di uomini ancora in vita dopo cinque anni dall’accertamento di tumore – in media il 91% – una percentuale tra le più elevate tra i tumori, grazie alla diagnosi precoce realizzata sempre più di frequente, da quando è stato introdotto nella pratica clinica il dosaggio del PSA.
Ebbene, bere un bicchiere di vino rosso al giorno potrebbe ridurre il rischio di sviluppare un tumore della prostata, tanto che secondo lo studio, "gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino rosso alla settimana hanno un rischio di cancro della prostata ridotto del 50%. Per quanto riguarda i tipi di tumore più aggressivo, l’incidenza risulta ridotta addirittura del 60%”.
Il merito sarebbe di un antiossidante, il “resveratrolo”, che abbonda nella buccia dell’uva rossa. Il consumo moderato di vino rosso, sembra proteggere anche dai disturbi correlati all’altra patologia della prostata, la ipertrofia prostatica benigna, di cui soffre più del 50% degli uomini al di sopra dei 60 anni (incidenza che sale al 90% dopo i 70 anni).
E il sesso cosa c’entra? Sulla scia di un altro studio, si è confermata questa volta l’ipotesi che bere moderatamente vino significhi stimolare molte sensazioni e accentuare le percezioni sensoriali nel corpo umano. Ciò comporta senza dubbio una maggiore propensione all’intimità.
Un po’ di vino, insomma, aumenterebbe il piacere sessuale favorendo l’erezione dell’uomo e ritardando lievemente il riflesso eiaculatorio. “Le sostanze in esso contenute aiutano il funzionamento delle arterie favorendo l’afflusso di sangue nel membro maschile, favorendo il rilasciamento della muscolatura liscia dei corpi cavernosi, e la conseguente erezione”, dicono gli esperti.
Quel che vi dovete ricordare, in ogni caso, è che non bisogna mai esagerare con l’alcol e in genere per prevenire al meglio questo e tutti i tipi di tumore è bene regolare l’alimentazione, limitare i grassi saturi e i fritti, i formaggi e le bevande troppo zuccherate e variare con frutta, verdura e tanta acqua.
mercoledì 17 gennaio 2018
UROLOGO ANDROLOGO MARIO DE SIATI ( BARI BRINDISI FOGGIA TARANTO )
Il Dott. Mario De Siati si è laureato nel 1985 in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", successivamente nel 1993 presso il medesimo ateneo ha conseguito la specializzazione in Urologia. Dal 1991 al 2004 ha lavorato presso prestigiosi ospedali in Veneto, fino al 2012 presso la Clinica Urologica e Centro Trapianti di rene dell'Università degli Studi di Foggia. Dal 2014 è Direttore FF della Struttura Complessa di Urologia dell'Ospedale della Murgia. Ha svolto volontariato sanitario in Uganda, Ghana e Burundi. Inoltre ha effettuato numerose pubblicazioni su riviste Nazionali ed Internazionali. Ha esperienza nei più importanti campi della Urologia e dell'Andrologia.
martedì 16 gennaio 2018
I pazienti con oligospermia grave e varicocele possono trarre vantaggio dalla varicocelectomia
I pazienti con oligospermia grave e varicocele possono trarre vantaggio dalla varicocelectomia
16/01/2018Sintesi della letteratura
A CURA DIAgenzia Zoe
Messaggi chiave
La varicocelectomia consente ai pazienti con oligospermia grave di recuperare una conta totale degli spermatozoi mobili (TMSC) sufficiente per accedere all’inseminazione intrauterina (IUI), senza dover ricorrere alla fertilizzazione in vitro con iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (IVF-ICSI).I costi dell’intervento chirurgico e della IUI sono molto inferiori a quelli necessari per affrontare una IVF-ICSI, preceduta o meno da varicocelectomia.
Descrizione dello studio
Sono stati raccolti in maniera prospettica i dati di 17 uomini con TMSC <2 milioni sottoposti a varicocelectomia subinguinale microchirurgica tra settembre 2015 e aprile 2017.Pazienti con azoospermia e coppie in cui era coinvolto un fattore di infertilità femminile sono stati esclusi.A tutti i pazienti sono stati effettuati test ormonali, oltre alla TMSC prima dell’intervento, 3 mesi dopo e poi a intervalli di altri 3 msi.Le stime del rapporto di costo ed efficacia per le tecniche di riproduzione assistita (ART) si sono basate sui costi totali per il sistema sanitario e limitati al primo tentativo di fecondazione.
Risultati principali
Dopo la varicocelectomia, 14 uomini su 17 hanno avuto miglioramenti della loro TMSC, con un cambiamento medio di concentrazione, motilità e TMSC degli spermatozoi rispettivamente di 4,3 ± 4,7 milioni/mL, 12% ± 17,2%, and 6,0 ± 8,5 milioni.Concentrazione, motilità e TMSC medie degli spermatozoi dopo l’intervento erano 4,2. ± 2,1 milioni/mL, 14,0% ± 4%, e 3,6 ± 2,1 milioni, rispettivamente, con P = .002 per la concentrazione, P = .01 per la motilità e P = .01 per la TMSC.Con l’intervento, 10 uomini su 17 sono risaliti oltre la soglia dei 2 milioni di TMSC. Di questi, 1 ha ottenuto una gravidanza spontanea e 7 si sono sottoposti a un ciclo di IUI, da cui sono risultate altre 2 gravidanze.Il costo per gravidanza di chi si è sottoposto a IUI dopo varicocelectomia è stato stimato in $35,924, in chi si è sottoposto a IVF-ICSI dopo varicocelectomia $93,203 e in uomini che non hanno corretto il varicocele prima di sottoporsi a IVF-ICSI $45,795.
Perché è importante
Poiché la maggior parte dei centri per la fertilità usano la soglia dei 2 milioni di TMSC per l’accesso all’IUI, la possibilità di risalire oltre questo valore tramite un piccolo intervento come la varicocelectomia, per i pazienti con varicocele clinico, significa poter ridurre i costi e l’invasività della procedura di ART.
Limiti
Il campione di pazienti valutati dallo studio (n.17) è molto ristretto.I costi, stimati sulla base di precedenti metanalisi, si riferiscono alla realtà statunitense, non direttamente traslabile all’Italia.
Dubin J, Greer A et al. Men with Severe Oligospermia appear to benefit from Varicocele Repair: a Cost-effectiveness Analysis of Assisted Reproductive Technology. Urology 2018; 111: 99-103. https://doi.org/10.1016/j.urology.2017.10.010
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