Dott. Mario De Siati Andrologo Urologo cell 3396412331

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lunedì 15 febbraio 2010

DESIDERIO E “REAZIONE ORGASMICA”

DESIDERIO E “REAZIONE ORGASMICA” (*).
Con il termine “desiderio” ― che, essendo composto dal prefisso privativo “de” e dal
sostantivo latino neutro plurale “sidera” (“stelle”), significa letteralmente “privato dalle stelle”
col sottointeso di sentirsi in bramosa attesa di poterle rivedere ― si suole convenzionalmente
indicare quella capacità intellettiva, propria della specie umana, quale “l’avvertire
nell’introspezione cosciente l’impellente bisogno di dover realizzare un vissuto gratificante”.
La “Reazione Orgasmica” (R.O.), anch’essa tipica della specie umana ― provocata
dalla stimolazione ad oltranza dei recettori erogeni, concentratesi selettivamente, durante l’ultimo
periodo dell’evoluzione filogenetica, in particolari zone muco-dermiche dei segmenti più esterni
degli organi genitali dei primati più evoluti, con la massima espressione nell’“homo sapiens”―
costituisce una“potente droga” del tutto gratuita a disposizione dell’intera umanità. Infatti, la R.O.,
come ormai è ben documentato, induce nel contesto del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.) umano,
un tempestivo incremento massivo, oltre che degli ormoni neuroipofisari “ossitocina”,
“vasopressina” e “prolattina” e dei neuromediatori sinaptici “serotonina”, “dopamina” e
“noradrenalina”, anche, e soprattutto, dei neuromodulatori “encefalinici” ed “endorfinici” (in
particolare, la “β-endorfina”, vera e propria “morfina endogena”). Pertanto, appare essenziale
delineare brevemente le loro rispettive funzioni, implicanti la modulazione del “desiderio” in tutti i
suoi aspetti.
L’“ossitocina”, indicata anche come “ormone dell’amore”, sintetizzata nell’ipotalamo ed
accumulata nella neuroipofisi, inizia ad essere secreta già fin dall’inizio della stimolazione
erotorecettoriale, cioè durante la cosiddetta “fase logaritmica” dell’eccitazione erotica, ma si
diffonde massivamente in coincidenza con l’acme orgasmico a completamento della R.O.,
specialmente nella donna, in cui il livello ossitocinico ematico post-orgasmico risulta, addirittura,
quintuplicato, tanto da provocare notevole vasodilatazione, ben evidenziata dal tipico rossore postorgasmico
che invade la regione mammaria e il volto femminile. Inoltre, l’“ossitocina”, prodotta
dalla R.O. espleta la funzione di indurre il “desiderio” di fedeltà e la funzione di stabilizzare il
legame sentimentale verso il partner e di incentivare la protezione verso la prole. Tale “desiderio”
permane a lungo, nonostante che il tasso ematico di “ossitocina” torni al livello standard originario
entro una diecina di minuti. L’“ossitocina”, prodotta dalla R.O., nel maschio induce soddisfazione
e sentimento di affetto e fedeltà per la partner.
La “vasopressina”, altro ormone sintetizzato nell’ipotalamo ed accumulato nella
neuroipofisi, è massivamente secreto durante la R.O., esclusivamente negli uomini, con la
conseguenza di smorzare l’impeto aggressivo, di indurre l’appagamento e di suscitare
l’innamoramento verso la partner.
La “prolattina”, altro ormone che, sintetizzato nell’ipotalamo ed accumulato nella
neuroipofisi, si libera massivamente con la R.O. ed il suo tasso ematico elevato perdura per oltre
un’ora. La “prolattina”, al pari della “serotonina” e della “β-endorfina” è una delle
molecole responsabile dell’effetto consumatorio della R.O. in quanto la riduzione post-orgasmica
del “desiderio” correla direttamente con il suo tasso ematico indotto dalla R.O. Tale evenienza è
confermata anche dal fatto che la “prolattina”, la cui produzione è ostacolata dall’attività del
sistema dopaminergico, aumenta allorché è inibita la neurotrasmissione dopaminergica, con la
conseguente soppressione del “desiderio erotico”. Infatti, la somministrazione dell’“aloperidolo”,
antagonista della trasmissione dopaminergica, induce aumento della “prolattina” con la
conseguenza di una notevole caduta del “desiderio erotico”, e quindi soppressione dell’attività
sessuale. Mentre, la somministrazione della “bromocriptina”, inibitore della secrezione di
“prolattina”, induce un notevole aumento del “desiderio erotico”.
La “serotonina” ― che nel S.N.C. è accumulata nei neuroni del “nucleo del rafe”, sito
nella regione bulbare posteriore ― è massivamente liberata dalla R.O. con l’immediata
conseguenza della sua diretta azione specifica di aumentare il tono dell’umore e della
2
contemporanea sua azione complementare stimolatoria sul rilascio della “prolattina”, la quale a sua
volta, provoca immediatamente la repentina caduta del “desiderio erotico”. D’altra parte, è noto
come l’assunzione di farmaci serotoninergici ― quali gli antidepressivi inibitori della ricaptazione
della “serotonina”, ma anche i diretti agonisti recettoriali serotoninergici come la “quipazina” e
l’assunzione di “5-idrossitriptofano”, immediato precursore della “serotonina” ― pur rialzando il
tono dell’umore nei depressi non vi ripristina il “desiderio erotico”. Invece, il blocco della fase
intermedia della sintesi di “serotonina” tramite somministrazione di “para-cloro-phenilalanina”,
incrementa il “desiderio” di ogasmare nell’uomo e la “compulsività copulativa” nel ratto. Tale
attività è anche incrementata da una dieta alimentare priva dell’aminoacido “triptofano” precursore
alimentare della “serotonina” o da una dieta sfavorente il suo utilizzo nella sintesi della
“serotonina”, nonostante il suo apporto dietetico.
La “dopamina”, principale neurotrasmettitore contenuto nello “striato”, nella “sostanza
nigra” ed in altri nuclei della base encefalica e che, oltre a costituire il cosiddetto “sistema
extrapiramidale” da cui originano i motoneuroni “a2” innervanti le fibre muscolari “rosse” a
fuzione posturale entigravitaria, è anche il neurtrasmettitore specifico delle seguenti regioni
cerebrali: “area grigia centrale”, “nucleo arquato”, “nucleo caudato”, “putamen”, “nucleo
accumbens”, “tubercolo olfattorio”, “setto pellucido”, “ipotalamo”,“talamo” e “corteccia frontocingolata”,
tutte regioni implicate nell’induzione all’attività “erotico-sessuale”. Infatti, la
“dopamina”, quando raggiunge la massima concentrazione ematica determina l’irresistibile
“desiderio” compulsivo a dover orgasmare. Per quanto concerne l’implicazione della “dopamina”
nell’indurre il “desiderio erotico” si è potuto constatare una notevole stimolazione in tal senso nei
pazienti affetti da “morbo di Parkinson” sottoposti a terapia con “l-dopa”, diretto precursore della
“dopamina”. Mentre, i neurolettici che bloccano i recettori della “dopamina” (D2 e D5 in specie)
sopprimono sia il “desiderio erotico” sia l’eiaculazione, al pari della “α-ametil-para-tirosina” che
blocca la sintesi della “dopamina”.
La “noradrenalina”, neuromediatore secreto dalle ghiandole surrenali, è implicato nel
determinismo del “desiderio erotico” in quanto tale “desiderio” risulta tanto più forte quanto
maggiore è l’entità della concentrazione dei recettori noradrenergici nell’“amigdala” e
nell’“ippocampo”. L’“amigdala” filogeneticamente rappresenta l’“archistriato” dei rettili la cui
corteccia consiste nell’“ippocampo”. Allorché i vertebrati possedevano soltanto l’“archipallium”,
l’“amigdala” rappresentava l’elemento direttivo principale del comportamento aggressivo in
genere, mentre con lo sviluppo del “neopallium” essa è passata al ruolo di “modulatore
automatico”, poiché dagli esperimenti di stimolazione si è potuto rilevare che la parte mediale
dell’“amigdala” sottende a funzioni ergotrope di tipo aggressivo, mentre la parte laterale sottende a
funzioni opposte di tipo inibitorio, pur rimanendo in un certo qual modo coinvolta nel
comportamento “sessuale aggressivo”.
Le “encefaline”, neuromodulatrici, secrete dalle ghiandole surrenali ed accumulate
nell’adenoipofisi, sono, normalmente devolute allo stimolo della “fame” ed all’induzione
dell’aggressività predatoria ed hanno i loro recettori specifici nei neuroni di varie aree encefaliche,
ma con massima concentrazione, soprattutto, nel “nucleo interpeduncolare”. Inoltre, esse sono
implicate nella modulazione del rapporto “piacere” / “dolore” favorendo la tolleranza al “dolore”
e, poiché sono abbondantemente rilasciate nella fase preorgasmica della R.O, potrebbero essere
coinvolte nel sostenere la parafilia sessuale masochistica negli individui predisposti in tal senso.
La “β-endorfina”, principale neuromodulatore sinaptico che, accumulatosi
nell’adenoipofisi, è escreto in dose massiva con la R.O. e, quanto più questa è intensa e
soddisfacente, tanto più risulta significativo l’aumento del tasso ematico di “β-endorfina”,
con la conseguenza omeostatica dello smorzamento del “desiderio erotico”. Infatti, anche la somministrazione sperimentale intracerebrale di “β-endorfina” inibisce il “desiderio
erotico”, al pari della somministrazione dell’endorfinergico “D-α2-Metil-Enkephalinamide” e della
“morfina” mentre, di contro, la somministrazione di “naloxone”, antagonista della “β-endorfina”,accentua il “desiderio erotico”. D’altra parte, l’“acme orgasmico” umano risulta tanto più intenso
e soddisfacente quanto più è stato possibile protrarre la “fase di mantenimento” la quale è l’unica
fase della R.O. suscettibile di modulazione individuale con la possibilità di essere prolungata al
massimo, mediante adeguato addestramento, anche fino ad oltre un’ora! In tal caso, l’intensità della
caratteristica sensazione di distensione con euforia e scomparsa del “desiderio erotico”, causata dal
repentino massivo rilascio di “β-endorfina”, è notevole e soddisfacente.
In conclusione, si ritiene opportuno sottolineare che il “desiderio” di espletare l“attività
erotico-sessuale” è da ritenersi una funzione fisiologica tipicamente umana, poiché in tutti gli altri
esseri viventi l’“attività sessuale” è automaticamente espletata, in determinati periodi ormonodipendenti
obbligati, senza poterla né desiderare ne pregustare essendo, tra l’altro, la relativa prassi
priva di complementare erotismo introspettivo. Pertanto, nella specie umana la pervasività del
“desiderio erotico-sessuale” in eccesso, rispetto alla norma, si deve considerare patologica solo se
è egodistonica e se determina dipendenza. Mentre, esclusivamente il maschio, se ha un “desiderio
sessuale” eccessivamente ipoattivo, rispetto a quello della media normale propria della fascia d’età
di appartenenza, o se non ha affatto tale desiderio, si deve considerare disturbato in tal senso. Infatti,
è sempre stata opinione comune che nel maschio umano, a differenza della donna, non sussiste una
reale ipoattività del “desiderio sessuale”. A riguardo basta ricordare che, sessanta anni or sono, il
famoso sociologo Alfred Kinsey ed i suoi collaboratori, furono portati ad evidenziare come gran
parte degli uomini, in età fertile, sia pervasa da un altissimo “desiderio erotico-sessuale”, tanto da
poter rilevare che non mancavano uomini portati ad avere persino oltre 30 amplessi alla settimana,
così da far pensare che solo una parte esigua di uomini in età fertile avverte scarso “desiderio
erotico” con inefficace spinta a ricercare l’amplesso. Ma, sicuramente, quei pochi uomini che nel
lontano 1948 asserivano di essere portati a praticare oltre 30 amplessi alla settimana, oggi sarebbero
stati, senz’altro, identificati in quel 6% di maschi affetti dalla “Dipendenza da Reazione
Orgasmica” che, a causa di una loro predisposizione genetica all’assuefazione con crescente
tolleranza, l’incremento endorfinico scatenato dall’“orgasmo” non è più sufficiente a smorzare il
“desiderio erotico”, per cui in essi si determina l’ossessiva ricerca compulsiva a ripetere sempre
più ulteriori “orgasmi” onde evitare l’instaurarsi della fastidiosissima sindrome di astinenza.
______________________________
(*) Relazione svolta da FERNANDO LIGGIO alla Tavola Rotonda “Patologie del desiderio sessuale
maschile” nel VIII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI CHIRURGIA
GENITALE MASCHILE (Roma 21-22 giugno 2007).

domenica 14 febbraio 2010

Dieta contro la Candida

La dieta contro la candida mira ad impedire l'eccessivo proliferare di questo microrganismo, sottraendogli il nutrimento e potenziando le difese immunitarie dell'organismo.

Candida albicans è un fungo saprofita di comune riscontro nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale e nella vagina; l'aggettivo saprofita sottolinea la sua capacità di trarre beneficio dal corpo umano senza arrecargli danno o apportare benefici. La proliferazione della candida è infatti controllata dal sistema immunitario, dai batteri probiotici che popolano l'intestino e dai lattobacilli della flora vaginale. Solo quando tali difese vengono minate da fattori come uno stress severo, l'uso di antibiotici ed un'igiene vaginale eccessiva, la candida assume connotati patologici; si parla in tal caso di candidosi, una malattia le cui manifestazioni possono interessare la cute, la vagina, la pelle e, negli individui immunocompromessi come gli HIV positivi in fase avanzata, l'intero organismo.

Molti sostenitori della medicina olistica ritengono che la sovracrescita di candida nell'intestino umano (candidosi intestinale) sia responsabile di sintomi come depressione, malumore, affaticamento, perdita di memoria, mal di testa e smodato bisogno di dolci. Gli stessi autori cercano di porre rimedio al problema tramite una serie di regole alimentari, utili per riequilibrare la microflora locale e ridurre il numero di questi funghi. Tali norme rappresentano le fondamenta su cui si erige la dieta per la candida proposta per la prima volta al grande pubblico attraverso il libro The Yeast Connection: A Medical Breakthrough di Crook, WG, uscito negli Stati Uniti nel lontano 1983. Prima di esaminare i princìpi su cui si basa, iniziamo col dire che non esiste alcuna certezza sull'utilità di questa dieta, né tanto meno sul legame tra i sintomi soprariportati e la candidosi intestinale. Per contro, ridurre eccessivamente la varietà di alimenti consumati rischia non solo di rendere l'alimentazione monotona, troppo restrittiva e come tale difficile da seguire, ma anche di causare - alla lunga - deficit nutrizionali di non poco conto. Per questo motivo, prima di intraprendere la dieta contro la candida, è molto importante rivolgersi ad una figura esperta in materia, come un medico od un nutrizionista.

Le regole base di qualsiasi dieta per sconfiggere la candida impongono l'allontanamento di zuccheri, alcolici e cibi ricchi di lieviti e micotossine. Per questo, in cima alla "black list" troviamo il saccarosio, la frutta (sia quella zuccherina che quella essiccata), buona parte dei cereali, le bevande zuccherate ed alcoliche (in particolare la birra), i cibi affumicati o ricchi di conservanti, le arachidi, l'aceto, il pane (ammesso quello non lievitato) ed i formaggi a pasta dura. Dall'altro lato, la dieta per la candida incentiva il consumo di yogurt non zuccherato (in quanto alimento ricco di batteri utili per la salute dell'intestino), di specifiche formulazioni probiotiche e prebiotiche, dell'aglio, della curcuma e di vari cibi fermentati come il miso o il kefir. Consentiti il pesce, le uova, la carne magra, l'olio di oliva ed altri oli di semi, il riso integrale, le alghe e le verdure (ben lavate).

L'alimentazione anticandida dà molto spazio ad alcuni integratori, come i già citati probiotici (soprattutto batteri del genere Lactobacillus), prebiotici (FOS ed inulina) e complementi a base di fibre solubili (pectina, gomma di guar, semi di psillio e di lino). La fitoterapia, dal canto suo, suggerisce l'uso di alcuni oli essenziali (origano, menta, timo e maleluca), da assumersi esclusivamente sottoforma di opercoli (se non attentamente dosati sono molto pericolosi), droghe adattogene - immunostimolanti, come l'uncaria tormentosa, il pau d'arco e l'echinacea, droghe coleretiche - colagoghe, come la curcuma od il carciofo, droghe carminative, come il finocchio, il cumino e l'anice, e droghe antibatteriche, come la propoli, l'estratto di semi di pompelmo ed il rizoma essiccato di Hydrastis canadensis.

La durata della dieta per la candida dipende dalla salute generale dell'organismo, dalla severità dei sintomi e dalla loro durata; a tal proposito si registrano pareri discordanti, ma le persone che rispondono con successo alla dietoterapia affermano che è necessario seguirla per almeno quattro settimane prima di vedere i primi risultati. Per molti altri si parla di mesi.

Le scelte alimentari delle prime settimane sono particolarmente rigorose, tanto che l'apporto glucidico complessivo può scendere al di sotto dei 60 grammi. Naturalmente, bisogna tener conto dei fattori sopraesposti, nonché del sesso, della struttura corporea, dell'attività fisica e del peso iniziale del paziente. Sempre in queste fasi preliminari, può capitare che i sintomi peggiorino, sia perché l'organismo si sta lentamente abituando al nuovo regime alimentare, sia perché il corpo viene "inondato" delle tossine dei microrganismi morenti. Mano a mano che i sintomi migliorano, la dieta anticandida può divenire meno rigorosa, ma per evitare recidive è bene continuare a moderare il consumo di zuccheri semplici e carboidrati a medio indice glicemico.

Is garlic the dietary equivalent of Viagra?

Is garlic the dietary equivalent of Viagra? Scientists have discovered that eating garlic can boost the sex drive for men experiencing impotence. Erectile Dysfunction (ED) can be an indication of hardening of the arteries, which is also a possible precursor to impending cardiovascular problems. As a result, ED may often serve as an early warning symptom for a heart attack. Because statistical data indicates that more than 100 million men worldwide face erection problems, and barely half of them want to admit it, this is a problem to be taken seriously. The study performed at St. Thomas Hospital in eating 4 raw cloves of garlic a day helped to the arteries for improved blood flow into the Garlic contains allicin which is credited for help the heart by reducing calcium buildup as prostate cancer. the United Kingdom proved that lower cholesterol and made room in penis resulting in more erections. improved blood flow. Garlic may also well as aid in the fight against

Keep in mind that the occurrence of ED can occur due to a number of other diseases such as diabetes, cardiovascular disease, diseases of the thyroid gland, prostate gland, nervous system, urinary system, and a drop in hormone levels particularly during Andropause, as well as a host of mental issues. In addition, the use of numerous drugs prescribed by doctors for common problems such as high blood pressure, depression and stomach ulcers may also exacerbate ED. What are my options? Definite DON'Ts Alcohol Alcohol kills reproductive cells and decreases sperm viability. It also disrupts the link between the brain and the penis. Excessive use of alcohol inhibits the creation of the male sex hormone, androgen. Smoking Nicotine reduces arterial pressure and as a result, prevents blood circulation to the penis. In addition, toxic substances from smoking are detrimental for sperm maturation. Marijuana Sharply reduces the level of male sexual hormones, disrupts chromosomes and promotes undesired genetic changes. Anabolic Steroids Anabolic steroids bear a close resemblance to testosterone and as a result, the body stops its natural production causing impotence to occur. High Cholesterol Too much cholesterol blocks the vessels providing blood to the penis and thereby reduces the blood flow necessary to maintain an erection. Overweight

Being overweight can disrupt your hormone balance and, as a result, the production of hormones necessary for achieving erection can become insufficient. Chemical drugs Studies show that out of two hundred most used medicines; as many as sixteen are likely to cause impotence. Among the most risky are drugs used for the treatment of high blood pressure, depression, insomnia, ulcers, tumors, plus a couple of medications used to combat allergy. Definite DOs Nutrition Cut garlic into small pieces and eat 4 raw cloves a day for best results. Feel free to add it to your regular diet which needs plenty of fruits and vegetables. To combat bad garlic breath, chew on fresh parsley or mint after you eat the garlic. Get enough fiber; for men 35 grams a day. Eat grains, bran, whole meal bread, legumes, lentils, berries, prunes, barley, millet, buckwheat and oatmeal. Keeping the transit time for waste to pass through the body as low as possible is a great way to promote overall health. Avoid overeating. Avoid smoked stuff, fat & red meats; slash sweets and anything made with white flour. Substitute omega 3 rich foods such as salmon, tuna, sardines and flaxseed. Avoid sugar and salt as much as possible. Use suitable oils are those made of olives, flax, sesame, sunflower or rape. Also include unsalted nuts, sunflower and pumpkin seeds in moderation. Exercise Aerobic exercise every day is a must especially as we age. No excuses; just get out there and do at least 30 minutes a day, 5-6 days a week with activities such as: walking, jogging, swimming, biking, rowing, etc. You'll also have the added benefit of reduced stress levels and enhanced moods. Don't forget to calculate your target heart rate and stay within that zone. Additional Tip: Keep your attitude positive; it can't hurt!

sabato 13 febbraio 2010

Infertilità ed infezioni uro-genitali maschili

Sono responsabili di una quota cospicua,
pari a circa il 10-15%, dei casi di infertilità.
Infertilità
ed infezioni
uro-genitali maschili
L’infezione può interessare diverse sedi
del tratto genitale maschile, come testicoli,
epididimo, prostata e vescichette
seminali e può contribuire all’infertilità
attraverso diversi meccanismi: produzione
di sostanze tossiche per gli spermatozoi*,
riduzione della loro motilità e della capacità
di penetrazione, alterazione della
composizione del plasma seminale.
Le infezioni del testicolo alterano profondamente
la spermatogenesi*. La più
importante infezione che coinvolge il
testicolo in pazienti in età riproduttiva
è la parotite, che può esitare frequentemente
in sclerosi dei tubuli seminiferi
ed atrofi a del testicolo. Possono aversi
conseguenze simili anche nel caso di
epididimiti batteriche che vanno a coinvolgere
il testicolo.
Risultano però molto più frequentemente
coinvolte nei casi di infertilità maschile
le infezioni delle ghiandole sessuali
accessorie, la prostata e le vescichette
seminali. La prostata infatti è un organo
di fondamentale importanza per la riproduzione,
sia per la sua posizione, sia per
il contributo che il suo secreto porta alla
composizione del plasma seminale, di
cui costituisce il 30% del volume. Il fl uido
prostatico inoltre svolge un importante
compito nella induzione della motilità
degli spermatozoi e contiene fattori che
proteggono gli spermatozoi stessi dall’acidità
del secreto vaginale. Pertanto
è facilmente comprensibile come una
disfunzione prostatica possa provocare
turbe più o meno rilevanti della funzione
sessuale e riproduttiva.
Le prostatiti* croniche determinano
modifi cazioni biochimiche del secreto
prostatico come l’aumento del Ph, la
riduzione del tasso di componenti importanti
quali zinco, magnesio, acido
citrico, fosfatasi acida. Queste alterazioni
infl uenzano negativamente alcuni
parametri del liquido seminale, quali la
fl uidifi cazione, la viscosità e la motilità
degli spermatozoi. Si è visto, inoltre, che
l’aumento delle cellule infi ammatorie
(leucociti) nel liquido prostatico comporta
una progressiva diminuzione della
motilità degli spermatozoi, con conseguente
peggioramento della capacità
fecondante del liquido seminale.
Le modifi cazioni dello spermiogramma
che più frequentemente si verifi cano in
pazienti con prostatite cronica sono:
• oligozoospermia (ridotto numero di
spermatozoi)
• astenospermia (ridotta motilità degli
spermatozoi)
• agglutinazione degli spermatozoi
• necrozoospermia (tutti gli spermatozoi
eiaculati sono morti)
• teratozoospermia (aumento delle
forme immature e di alterazioni morfologiche).
Prostatiti e prostatovesciculiti croniche
possono inoltre essere associate ad alterazioni
ostruttive delle vie seminali, come
la stenosi dei dotti seminali.
I batteri gram negativi sono i principali
responsabili delle infezioni del trattogenitale maschile Escherichia coli, ad
esempio, è causa di circa il 20-30%
dei casi di epididimite acuta e di molti
casi di prostato-vesciculite cronica. Altri
batteri, come Ureaplasma Urealiticum
e Chlamydia Trachomatis, sono responsabili
di infezioni croniche sintomatiche
ed asintomatiche, associate ad infertilità.
È dimostrato che l’Ureaplasma U., ad
esempio, è in grado di legarsi agli spermatozoi,
con conseguente riduzione della
motilità, alterazione della morfologia e
riduzione della capacità di penetrazione
negli ovociti. Le infezioni da Chlamydia
T. costituiscono la più frequente tra le
Malattite Sessualmente Trasmesse (MST)
nel mondo. Nell’uomo può essere causa
di uretrite* ed epididimite* acuta, ed è
stata riscontrata in circa il 30% dei casi
di prostatite cronica ritenuta non batterica.
A seconda della localizzazione,
è in grado di causare stenosi parziale o
completa dei deferenti ed oligospermia
severa.
Da quanto detto, risulta chiaro quanto siainfettive nell’infertilità di coppia.
In particolare
nell’uomo, prostatiti croniche
possono presentarsi con una sintomatologia
lieve e batteri come Micoplasmi
e Chlamydia sono diffi cili da isolare se
non ricercati con metodiche specifi che.
Nella nostra esperienza, in una buona
percentuale di prostatiti croniche ritenute
abatteriche, è possibile identifi care
un’agente infettivo con un protocollo
diagnostico standardizzato.

Spermiocoltura

Il paziente è invitato a raccogliere, tramite masturbazione, il liquido seminale in un contenitore sterile, previa astinenza sessuale di 2-7 giorni.
Dove inoltre, prima della raccolta, eseguire una corretta igiene dei genitali e delle mani (per evitare la contaminazione del campione con germi della cute), detergere il glande e il meato uretrale esterno con garza sterile inumidita con antisettico, e svuotare la vescica (per eliminare la flora saprofitica uretrale).

Prostatiti e Spermiocoltura

Nella valutazione delle prostatiti si possono a volta rendere necessarie alcune indagini di laboratorio particolari. Una di queste è la spermiocoltura ,cioè lo studio del liquido seminale alla ricerca di eventuali agenti infettanti. Per eseguire una spermiocoltura il paziente deve prima lavare molto accuratamente i genitali esterni (per evitare che il liquido seminale possa essere contaminato con germi presenti sulla cute o sul glande) e quindi raccogliere il liquido seminale in un contenitore sterile per urina. Il medico procederà ad eseguire un esame colturale del liquido alla ricerca dei germi che più comunemente sono causa di infezione della prostata (Escherichia Choli, Enterococchi, Proteus, Mycoplasmi, Miceti, Trichomonas, Chlamidie, Gonococchi etc.) Se la coltura sarà positiva (cioè se si individua un germe responsabile dell'infezione) si procederà ad eseguire un antibiogramma, cioè a testare l'organismo isolato con vari antibiotici per individuare l'antibiotico più indicato per combattere quella specifica infezione. Purtroppo però questa metodica è gravata da un'alta percentuale di falsi negativi e di falsi positivi (casi cioè in cui nonostante sia presente una prostatite l'esame risulta negativo, e casi in cui la spermiocoltura risulta essere positiva nonostante non vi sia alcuna infezione). Il suo significato clinico deve essere pertanto valutato con molta attenzione, caso per caso. La situazione, inoltre, si complica perchè esistono anche delle "prostatiti abatteriche" in cui la spermiocoltura risulta non utile nè per la diagnosi nè per la terapia.

giovedì 11 febbraio 2010

Dieta e Cancro della Prostata

I dati scientifici dimostrano chiaramente che la dieta esercita un'influenza importante sul rischio di cancro della prostata. Il consumo frequente di carne e latticini è correlato ad un aumentato rischio riconducibile, almeno in parte, alla quantità ed al tipo di grassi che questi alimenti contengono. I prodotti animali sono carenti inoltre dei principi nutritivi protettivi presenti nella verdura e nella frutta [1, 2, 3]. Questa malattia è più rara tra le popolazioni che consumano molto riso, derivati della soia e verdure verdi e gialle, e tra i vegetariani [4, 5, 6, 7, 8]. I soggetti di sesso maschile appartenenti alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, dei quali circa la metà è vegetariano, hanno mostrato un rischio di sviluppare cancro alla prostata pari ad un terzo di quello della popolazione maschile in generale, ed i dati Scientifici a nostra disposizione suggeriscono che il rischio è tanto più basso quanto più precocemente nella vita venga instaurato un regime vegetariano [7, 8].

Fattori dietetici possono influenzare non solo l'incidenza di cancro alla prostata, ma anche la rapidità di decorso clinico, cioè la trasformazione da una piccola massa asintomatica ad un tumore allo stadio avanzato, con metastasi diffuse. La prevalenza di tumori in situ (piccole masse asintomatiche) varia tra i vari Paesi; il tasso di incidenza più basso è stato registrato a Singapore (13%) ed Hong Kong (15%), il più alto è in Svezia (31%) [9]. La prevalenza di tumore allo stadio avanzato, tuttavia, varia ancora di più. Mentre un soggetto Svedese di sesso maschile ha il doppio di probabilità rispetto ad un maschio di Hong Kong di essere portatore di tumore in situ prostatico, ha una probabilità più di otto volte maggiore di morire di cancro alla prostata [9]. Questi Studi suggeriscono che fattori ambientali, in particolare dietetici, possano giocare un ruolo importante nella progressione della malattia. Le diete basate su alimenti di origine vegetale non sono ricche solo in sostanze nutritive protettive, come i carotenoidi tipo il lycopene, che fornisce il caratteristico colore rosso ai pomodori. Sono anche molto povere in grassi. Un ridotto introito di grassi aiuta a prevenire eccessivi livelli di Testosterone. I soggetti di sesso maschile che consumano diete ad alto tenore di grassi hanno tipicamente elevati livelli plasmatici di Testosterone [10, 11, 12, 13]. Questi livelli ormonali così elevati non conferiscono alcun beneficio per la salute (non rendono l'uomo più "virile"). Per contro, possono stimolare eccessivamente le cellule prostatiche, aumentando il rischio di cancro.

IGF-I e Cancro della Prostata
Un rischio ulteriore di cancro è correlato ad una Proteina circolante denominata Insulinlike Growth Factor-I (IGF-I, fattore di crescita Insulino-simile I). Sebbene la presenza di una certa quantità di IGF-I nel sangue sia normale, elevati livelli ematici di questa Proteina sembrano correlati ad un aumento del rischio di cancro [14, 15, 16, 17]. L'IGF-I gioca un ruolo anche nella crescita cellulare, oltre a possedere altre funzioni, ed alcuni Studi Sperimentali mostrano come l'IGF-I favorisca la crescita di cellule cancerose [18, 19].

Il tipo di dieta influenza in modo rilevante i livelli di IGF-I. In generale, un eccessivo introito calorico o Proteico aumenta i livelli circolanti di IGF-I, e l'inclusione di prodotti caseari nella dieta merita particolare attenzione. Secondo una Rassegna pubblicata dal World Cancer Research Fund e l'American Institute for Cancer Research, almeno undici Studi di Popolazione sull'uomo hanno linkato il consumo di latticini al cancro alla prostata [20]. Gli individui con aumentato consumo di latticini hanno solitamente livelli ematici di IGF-I più elevati. Dopo uno Studio condotto a Sheffield, Inghilterra, su soggetti di sesso femminile dodicenni che aveva riscontato come un aumentato consumo di latticini comportasse un'elevazione dei livelli ematici di IGF-I, un altro Studio condotto su soggetti adulti, di entrambo i sessi, ha dimostrato come l'aggiunta di tre porzioni giornaliere da otto once (circa 240 gr) di latte scremato od all'1% di grassi per dodici giorni fosse associato ad un incremento delle concentrazioni plasmatichedi IGF-I pati al 10% [21, 22]. Per contro, una dieta a base di cibi di origine vegetale si è mostrata in grado di ridurre i livelli plasmatici di IGF-I [23].

La conclusione più importante che si può trarre da quanto esposto è che mentre il consumo di carne e latticini sembra aumentare il rischio di cancro, le diete ricche in frutta e verdura riducono questo rischio, conferendo ai soggetti di sesso maschile la possibilità di controllare il proprio stato di salute meglio di quanto possano diversamente fare.