Dott. Mario De Siati Andrologo Urologo cell 3396412331

Consulta Privata:

Foggia -Via Crostarosa n°25° tel:0881 743507 /

Altamura -Stada Privata Stasolla n°8 tel:080 3146470/


Taranto - Via Lago d'Arvo 31 H tel: 3396412331

Brindisi - Via Seneca 8 tel:3396412331







giovedì 7 marzo 2013

Infertilita’ maschile e strategie di prevenzione sul territorio


Infertilita’ maschile e strategie di prevenzione sul territorio
Carlo Foresta
Università degli studi di Padova
L’infertilità maschile è un problema medico e sociale e, da solo, rappresenta circa la metà delle cause dell’infertilità di coppia che a sua volta riguarda circa il 15-20% delle coppie in età fertile. Studi epidemiologici della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), hanno evidenziato che in Italia 1 maschio su 3 è a rischio di infertilità. Da questi dati emerge, infatti, che circa il 30% della popolazione in età riproduttiva (13-55 aa) presenta fattori di rischio per l’apparato riproduttivo. Nel solo 2007 sono stati eseguiti circa 80.000 interventi di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e l’Italia è stato il primo Paese in cui è avvenuto il fenomeno del crossing over, cioè i residenti con più di 60 anni hanno numericamente superato i giovani sotto i 20 anni. Ipotizzando che questo andamento si protragga nel tempo, entro la fine del secolo la popolazione italiana d’origine si ridurrà ad 1/6 dell’attuale. Questi dati impongono una riflessione sulle strategie sanitarie, politiche e sociali da adottare al fine di prevenire o diagnosticare il più precocemente possibile condizioni di rischio o patologie che affliggono la fertilità maschile. Considerando la prevenzione primaria l’arma migliore per combattere l’infertilità, in primo luogo è d’obbligo informare i giovani sui fattori di rischio, gli stili di vita e l’abuso di sostanze che mettono a repentaglio la salute ed in particolare quella andrologica.
I principali fattori di rischio dell’infertilità maschile sono il criptorchidismo, il varicocele, i tumori del testicolo, i traumi e le torsioni testicolari, le infezioni del tratto riproduttivo, le cause iatrogene, le patologie sistemiche ed endocrine e le cause genetiche. Sono stati individuati poi fattori di rischio che hanno ancora delle evidenze limitate come l’esposizione a fattori tossici ambientali ed occupazionali, alcuni stili di vita, il fumo, la temperatura scrotale, l’età, la familiarità per infertilità e alcuni polimorfismi genetici. In Italia il varicocele colpisce circa il 20% della popolazione tra 18 e 55 anni riguardando così circa 2,7 milioni di maschi. Il
criptorchidismo, che è un fattore di rischio non solo per l’infertilità ma anche per l’ipogonadismo ed il tumore del testicolo, ha una prevalenza del 3,5%, e si contano circa 1500 casi/anno di tumore del testicolo. Queste patologie così diffuse, che sono tra le minacce più gravi alla salute generale ed andrologica, possono essere monitorate e trattate laddove necessario, senza così nuocere, se individuate precocemente. Per raggiungere tale obbiettivo, è fondamentale educare i giovani maschi ad avere cura del proprio corpo dando giusto peso ad eventuali segni e sintomi, e a mettere in atto manovre, come l’autopalpazione testicolare, semplici ma efficaci nel mettere in luce eventuali patologie. Un capitolo altrettanto importante per la fertilità è costituito dalle
patologie sessualmente trasmesse e, oltre agli ormai noti e dimostrati agenti patogeni che interessano l’apparato riproduttore come E.Coli, Klebsiella, Enterococco, Clamidia e Micoplasma. Recentemente la letteratura internazionale ha individuato il papillomavirus (HPV) come nuovo fattore di rischio per la salute andrologica. Tale infezione considerata quasi esclusivamente di pertinenza femminile poiché possibile causa del tumore della cervice uterina, recentemente è stato chiamato in causa anche nell’ambito della salute andrologica. Crescenti evidenze hanno messo in luce e stanno chiarendo molteplici aspetti di tale infezione nel maschio, non solo per il ruolo che l’uomo gioca come vettore del virus per la donna, ma anche in
relazione alle patologie ad esso associate. Si stima che circa il 70-80% dei maschi sessualmente attivi contragga l’infezione da HPV in qualche momento della propria vita e, nonostante la maggior parte delleinfezioni sia asimtomatica e si risolva spontaneamente, tuttavia, questo virus è causa nel maschio di condilomi, neoplasie ed infertilità. Per la trasmissione di tale virus è sufficiente il contatto, sia esso genitale-genitale, mano-genitale o orale-genitale, ma non è ancora noto il tempo di clearance dell’infezione, e questo rende necessario non solo il follow-up di entrambi i partners della coppia infetta, ma anche un counseling mirato, con l’obbiettivo di ridurre le possibilità di diffusione dell’infezione e di accelerare il tempo di eliminazione del virus. Infine, un tema fondamentale per il quale è necessario ed urgente individuare una soluzione, è rappresentato dall’obesità, considerata
dall’OMS l’epidemia del XXI secolo ed in continuo aumento soprattutto nei paesi industrializzati. In Italia, circa il 50% degli uomini in età fertile sono in sovrappeso o obesi ed il Secular Trend ha messo in evidenza come a fronte di un incremento della statura di 12cm, vi sia un aumento dell’indice di massa corporea (BMI), una riduzione delle dimensioni del pene e dei volumi testicolari ed un alterato rapporto tra i segmenti corporei. Se è stato ormai dimostrato che nella donna in età riproduttiva l’obesità provoca anovulazione, ridotti tassi di concepimento ed aumentato rischio di complicanze durante la gravidanza, per quanto riguarda la fertilità maschile non esistono ad oggi dati chiari. Tuttavia, sembra evidente che la riduzione del peso ed in particolare del grasso viscerale si associa al miglioramento della funzione riproduttiva anche in termini di miglioramento della qualità del liquido seminale. Altri potenziali fattori di rischio quali ad esempio stili di vita, condizioni lavorative, farmaci, inquinamento ambientale ecc., dovranno essere ulteriormente indagati per meglio comprendere il loro ruolo nell’infertilità maschile. In tutto ciò, l’andrologo gioca sicuramente un ruolo chiave nella prevenzione, diagnosi e terapia dell’infertilità, ma è necessario uno sforzo sanitario, politico e sociale congiunto se si vuole ridurre significativamente l’infertilità maschile ed i costi sanitari ad essa correlati.

lunedì 14 gennaio 2013

Essere in forma per la prima notte dell'anno, senza pillola blu

La "citrullina malato" è un integratore tra i più richiesti sul mercato






LUGANO - Si chiama "citrullina malato" ed è sulla bocca di tutti per le sue supposte virtú vascolarizzanti e volumizzanti a livello di circolazione periferica.



La citrullina e l'acido malico sono due composti che si trovano comunemente in alcuni frutti (angurie e mele), ma ovviamente la loro concentrazione è troppo bassa per esercitare una qualche funzione utile. Per questo motivo la citrullina unita all'acido malico (citrullina malato) è diventata uno dei supplements attualmente più richiesti sul mercato.



Viene utilizzata sempre più dagli sportivi che sono alla ricerca di un miglioramento delle performance grazie all'incremento dell'arginina, un aminoacido precursore dell'ossido nitrico che favorisce l'afflusso di sangue nei muscoli. Il che significa più ossigeno e nutrienti per prolungare le attività di potenza e durata. Non solo, ma la citrullina favorisce anche il recupero muscolare post-performance grazie alla riduzione dei livelli di acido lattico e di ammoniaca.



Dopo la pubblicazione di studi clinici che hanno messo in risalto l'azione positiva della Citrullina sui deficit erettili, questa sostanza ha conquistato una notorietà inaspettata ed è oggi molto richiesta dagli uomini (non necessariamente atleti) anche per altri tipi di performance che beneficiano dell'afflusso di sangue a livello locale.



Un solo cucchiaino sostituisce una intera macedonia di mele e angurie, ma attenzione a non esagerare.



Nota: la citrullina è una molecola regolata a livello normativo (Ordinanza del DFI sugli Alimenti Speciali (http://www.admin.ch/ch/i/rs/817_022_104/index.html) come alimento destinato a fini medici speciali.

mercoledì 9 gennaio 2013

I GRASSI SATURI RIDUCONO GLI SPERMATOZOI

Una nuova ricerca rivela che i grassi saturi, come quelli presenti nei formaggi e nelle carni meno magre, non fanno solo ingrassare, ma riducono il numero di spermatozoi. Lo studio, condotto presso il Rigshospitalet di Copenhagen e pubblicato sul The American Journal of Clinical Nutrition, ha scoperto che i giovani maschi danesi che mangiano le maggiori quantita' di grassi saturi hanno una concentrazione di liquido seminale del 38% minore e un numero di spermatozoi del 41% minore rispetto a quelli che ingeriscono meno grassi. I ricercatori hanno esaminato 701 giovani uomini danesi di eta' media 20 anni. Gli uomini che traevano meno dell'11,2 per cento della loro energia dai grassi saturi avevano una concentrazione spermatica media di 50 milioni per millilitro e un conto totale di 162 milioni. Quelli che invece traevano oltre il 15 per cento della loro energia dai grassi saturi avevano una concentrazione di 45 milioni per millilitro e un computo totale di 128 milioni di spermatozoi. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanita', la concentrazione minima dovrebbe essere di 15 milioni per millilitro: nello studio, il 13 per cento degli uomini che mangiavano meno grassi saturi e il 18% degli uomini che ne mangiavano di piu' erano al di sotto di questo valore.


High dietary intake of saturated fat is associated with reduced semen quality among 701 young Danish men from the general population1,2,3

  1. Niels Jørgensen
+Author Affiliations
  1. 1From the University Department of Growth and Reproduction, Rigshospitalet, Denmark (TKJ, MBJ, A-MA, NES, UNJ, MPL, PC, THL, and NJ); the Department of Environmental Medicine, Institute of Public Health, University of Southern Denmark, Odense, Denmark (TKJ and CD); the Research Unit for Dietary Studies, Institute of Preventive Medicine, Copenhagen Capital Region, Copenhagen University Hospitals, Copenhagen, Denmark (BLH); the Unit for Nutrition Research, Faculty of Food Science and Nutrition, University of Iceland, Reykjavik, Iceland (TIH); and the Center for Fetal Programming, Department of Epidemiology Research, Statens Serum, Institute, Copenhagen, Denmark (TIH).
+Author Notes
  • 2 Supported by The Danish Council for Strategic Research, Program Commission on Health, Food and Welfare (project no. 2101-08-0058), Rigshospitalet (grant 961506336), European Union, DEER (grant agreement no. 212844), The Danish Ministry of Health, The Danish Environmental Protection Agency, and Kirsten and Freddy Johansens Foundation (grant 95-103-72087).
  • 3 Address correspondence to TK Jensen, University Department of Growth and Reproduction, Rigshospitalet, Blegdamsvej 9, 2100 Copenhagen, Denmark. E-mail: tkjensen@health.sdu.dk.

Abstract

Background: Saturated fat intake has been associated with both cardiovascular disease and cancer risk, and a newly published study found an association between saturated fat intake and a lower sperm concentration in infertile men.
Objective: The objective was to examine the association between dietary fat intake and semen quality among 701 young Danish men from the general population.
Design: In this cross-sectional study, men were recruited when they were examined to determine their fitness for military service from 2008 to 2010. They delivered a semen sample, underwent a physical examination, and answered a questionnaire comprising a quantitative food-frequency questionnaire to assess food and nutrient intakes. Multiple linear regression analyses were performed with semen variables as outcomes and dietary fat intakes as exposure variables, adjusted for confounders.
Results: A lower sperm concentration and total sperm count in men with a high intake of saturated fat was found. A significant dose-response association was found, and men in the highest quartile of saturated fat intake had a 38% (95% CI: 0.1%, 61%) lower sperm concentration and a 41% (95% CI: 4%, 64%) lower total sperm count than did men in the lowest quartile. No association between semen quality and intake of other types of fat was found.
Conclusions: Our findings are of potentially great public interest, because changes in diet over the past decades may be part of the explanation for the recently reported high frequency of subnormal human sperm counts. A reduction in saturated fat intake may be beneficial for both general and reproductive health.
  • Received May 2, 2012.
  • Accepted October 26, 2012.