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lunedì 27 settembre 2010

La cistite post coitale

Le crisi di coppia possono nascere anche nell’intimità. L’uomo e la donna restano disorientati quando l’intesa emotiva e affettiva non si traduce in intesa fisica, e anzi trova nella sessualità l’area di maggiore delusione. O, addirittura, di dolore. Tra i sintomi più pesanti per la donna c’è la cistite che compare 24-72 ore dopo il rapporto (“post-coitale”). Costituisce il 4% delle cistiti, ma ben il 60% di quelle che recidivano. I sintomi che la caratterizzano sono il bruciore vescicale e uretrale, la minzione frequente e dolorosa, con un dolore/bruciore che persiste anche dopo la fine del getto urinario, talvolta perdita di sangue con le urine (“ematuria”). In positivo, è possibile risolverla se sappiamo diagnosticare e curare i fattori che predispongono alla cistite, quelli che la scatenano e quelli che la mantengono. Va evitato invece il minimalismo terapeutico di prescrivere solo antibiotici sempre più aggressivi che distruggono anche gli ecosistemi normali, intestinale e vaginale, favorendo le temibili infezioni da Candida, un fungo patogeno.

Una buona diagnosi di cistite implica che il medico valuti i possibili fattori predisponenti, quali: 1) la carenza di estrogeni, da cui dipendono sia l’innalzamento del pH con alterazione dell’ecosistema vaginale, che rende la vescica più vulnerabile all’attacco dei germi, sia la maggiore sensibilità a traumi meccanici; 2) la stitichezza, che favorisce le infezioni da Escherichia Coli; 3) l’eccessiva contrazione (“ipertono”) del muscolo elevatore dell’ano che chiude in basso il bacino. E che ricerchi i fattori precipitanti che scatenano l’attacco: 1) infezioni da germi (batteri, virus, funghi); 2) traumi meccanici, quali il rapporto sessuale in condizioni di secchezza vaginale e/o quando il muscolo che chiude in basso il bacino (“elevatore dell’ano”) è contratto: 3) variazioni brusche di temperatura, che causano la “cistite da freddo”; 4) danni chimici o fisici, quali chemio e radioterapia. La cistite persiste e peggiora, quando sono presenti due fattori di mantenimento: 1) una diagnosi inadeguata o incompleta e/o 2) una terapia che non cura i fattori predisponenti e precipitanti nella loro globalità.

La donna è più vulnerabile alle cistiti rispetto all’uomo per ragioni anatomiche: la stretta vicinanza con la vagina rende la vescica sensibile ai traumi “meccanici” qual è, per esempio, il rapporto sessuale se la lubrificazione non è adeguata, se la donna prova dolore alla penetrazione, e/o i muscoli che circondano la vagina sono contratti. La probabilità di sviluppare una cistite aumenta di 4 volte, se la donna ha secchezza vaginale, e di 7 volte, se il rapporto causa dolore. Spesso la cistite si associa a dolore vulvare (“vulvodinia”) e vestibolite vulvare. In altri termini, esiste una frequente comorbilità tra cistiti e sintomi sessuali quali la secchezza vaginale e il dolore all’inizio della penetrazione. Il dolore è il più potente inibitore riflesso della lubrificazione vaginale (ecco perché la donna avverte “secchezza” vaginale) e della congestione genitale associata all’eccitazione. Questo può favorire le cistiti perché l’uretra, il condottino da cui esce l’urina, è circondata da una fitta rete di vasi sanguigni, che si congestionano con l’eccitazione, formando una sorta di manicotto ammortizzatore che protegge l’uretra e il trigono dal trauma meccanico di un rapporto. Se l’eccitazione è insufficiente, o si blocca, questa protezione viene meno, facilitando la cistite post-coitale.

La diagnosi accurata orienterà la terapia risolutiva: 1) fare terapia antibiotica solo in caso di cistite infettiva, in modo mirato (dopo antibiogramma), a dose piena, e con antibiotici che rispettino l’ecosistema vaginale; 2) normalizzare il pH e l’ecosistema vaginale, con acidificanti vaginali (acido borico, vitamina C, gel che liberano ioni H+); 3) ripristinare un normale livello estrogenico in vagina, con minime quantità di estrogeni locali, da applicare due volte la settimana, specie dopo la menopausa; 4) correggere la stipsi; 5) rilassare il muscolo elevatore contratto: con automassaggio e stretching che la donna può fare da sola, oppure con biofeedback dei muscoli pelvici, tecnica che aiuta a comandare il rilassamento del muscolo; 6) assumere estratti di mirtillo rosso (“cranberry”) che riducono il potere aggressivo dell’Escherichia coli nei confronti della mucosa vescicale; 7) migliorare la risposta sessuale, curando secchezza e dolore ai rapporti; 8) non ultimo, curare anche il partner, in caso di infezioni “a ping-pong”.

Anche questa temibile nemica dell’intimità, la cistite dopo rapporto, può essere risolta definitivamente con diagnosi e cure appropriate. E la passione può accendersi.

giovedì 23 settembre 2010

Visita andrologica, problemi a letto per il 30% dei maschi italiani

Non essendoci più l'obbligo del servizio militare, mentre per le ragazze è normale fare delle visite ginecologiche, i ragazzi non vengono più sottoposti a un importante appuntamento che era la visita di leva durante la quale venivano sottoposti anche ad un controllo andrologico, utile in molti casi per far luce su eventuali disturbi sessuali.
Problemi come il calo del desiderio, defaillance, eiaculazione precoce e infezioni, sono in continua crescita nei paesi occidentali, secondo i dati diffusi a Milano dalla Sia (Società Italiana di Andrologia), solo nel nostro paese quasi il trenta per cento degli uomini è colpito da almeno uno di questi disturbi. Osservando i dati si nota inoltre che circa un 18enne su due è a rischio infertilità per malattie a trasmissione sessuale o mini anomalie non diagnosticate, queste ultime in netto aumento anche a causa di un ambiente dove ormoni e pesticidi la fanno sempre più da padroni.

mercoledì 22 settembre 2010

Sport e sesso

Sport e sessualità sono compatibili? Il sesso può migliorare le prestazioni sportive o, viceversa, le danneggia? E lo sport, quanto incide sulle performances sotto le lenzuola? Si tratta di un annoso problema: il sesso coniugato allo sport continua ad attrarre l’attenzione della gente, sia quella che di sport vive, sia quella che di sport si limita a parlare, leggere o guardare. Ma come stanno realmente le cose? In questo specifico campo le ricerche si sprecano e sembra proprio che uno dei tabù più radicati, quello che vuole sport e sesso in antitesi, sia destinato a crollare definitivamente. Lo conferma il noto studio statunitense, pubblicato sulla rivista Urology, e condotto dall'urologo Drogo K.Montagne, responsabile del Center for Sexual Function alla Cleveland Clinic Foundation.
SEMPRE IN MOVIMENTO - Montagne ha dimostrato che l'esercizio fisico è una barriera contro l'impotenza per la stessa ragione per la quale previene attacchi di cuore: tre chilometri di camminata al giorno possono bastare per tenersi al riparo da qualsiasi problema erettile. Motivo? Semplice: l'esercizio aerobico contrasta la comparsa di malattie dei vasi, inclusa la formazione di placche lipidiche a livello delle arterie, occlusioni che impediscono al flusso sanguigno di irrorare a sufficienza il pene. Non siete ancora convinti? Ecco allora arrivare fresca fresca la ricerca, questa volta austriaca, presentata a Vienna a fine giugno dall’urologo Christian Kratzik. Se si bruciano almeno 4.000 chilocalorie la settimana si riducono i rischi di impotenza dell'83%. L’indagine è stata condotta su un campione di 674 uomini, di età compresa tra i 45 e i 60 anni, sottoposti ad analisi urologiche e ormonali e interrogati sulle loro attività sessuali e sportive. Gli sport più indicati quelli che migliorano la funzionalità dell'apparato cardiocircolatorio e, di conseguenza, la resistenza: dunque, jogging, marcia veloce, ciclismo, nuoto. Si tratta di sport e attività motorie che si prolungano nel tempo, almeno per 30/40 minuti, praticati a ritmi moderati, ovvero quelli che permettono di parlare con un compagno.
IL SESSO FA BENE ALLO SPORT? - Sì, ma in questo caso, occorre fare delle distinzioni tra disciplina e disciplina e tra momenti e momenti. Secondo il sessuologo francese Jacques Waynberg, il sesso è sconsigliato agli atleti di sesso maschile prima della prestazione agonistica (almeno sei ore) solo per gli sport che richiedono una particolare concentrazione o uno sforzo breve ma violento, come scherma, tiro con l'arco, getto del peso, salto in alto e in lungo, corsa veloce. Motivo? Dopo un orgasmo si abbassano i livelli di testosterone, la capacità respiratoria e la capacità di contrarre i muscoli. Decisamente più fortunati invece, i giocatori di tennis, calcio, ping-pong, per i quali l'amplesso prima della prova potrebbe, addirittura, sortire un effetto positivamente rilassante.
IL PARERE DELLA SCIENZA - D’accordo, in linea di massima, con la tesi del collega francese, Willy Pasini, professore di psichiatria alla Facoltà di Medicina di Milano e all’Università di Ginevra. Ma preferisce evitare le generalizzazioni e mettere al centro della discussione l’individuo, precisando che per alcuni atleti particolarmente apprensivi, indipendentemente dalla disciplina praticata, l'effetto rilassante e ansiolitico ottenuto dopo un rapporto sessuale é più importante, ai fini della prestazione sportiva, dello spreco energetico. Ma non è tutto. Per Pasini, gli effetti del rapporto sessuale sulla donna sono molto differenti da quelli sull'uomo. E la conferma di questa affermazione viene data da un interessante studio condotto dall'israeliano Alexander Olshanietzky che ha dimostrato come l'orgasmo femminile è, in sostanza, un doping autorizzato. Ovvero si traduce, quantomeno nell'atletica e precisamente nella velocità, in migliori performances, grazie all'aumento della concentrazione di testosterone che le donne hanno dopo un rapporto sessuale.
ATTO SESSUALE E DISPENDIO ENERGETICO - Sono ancora molti gli allenatori e preparatori atletici convinti che il rapporto sessuale comporti un eccessivo dispendio energetico e che, di conseguenza, sia contrario ad una performance sportiva ottimale, qualsiasi sia la disciplina praticata. Se è vero che l'atto sessuale è un atto atletico a tutti gli effetti, dal momento che nei 13 minuti e 50 secondi - la durata dell'amplesso medio secondo uno studio europeo - il ritmo respiratorio sale progressivamente da 14 a 40 volte al minuto, la frequenza cardiaca raggiunge le 180 pulsazioni e la pressione sanguigna supera le 200 di massima, è altrettanto vero che l'impegno fisico non è assolutamente intenso, comportando una spesa energetica contenuta tra le 150 e le 300 calorie. In pratica, quanto si consumerebbe a salire di corsa tre piani di scale. Insomma, con una buona dormita, il fisico di qualsiasi atleta, maschio o femmina, è in grado di compensare ben altro. Fare l'amore, dunque, la sera prima delle competizioni non pregiudica assolutamente le prestazioni fisiche degli atleti.
Mabel Bocchi

venerdì 10 settembre 2010

Bollicine pericolose per la fertilità

Se si bevono troppe bibite a base di cola può diminuire notevolmente la qualità del liquido seminale maschile
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LO STUDIO

Bollicine pericolose per la fertilità

Se si bevono troppe bibite a base di cola può diminuire notevolmente la qualità del liquido seminale maschile




MILANO – Un consumo di più di un litro al giorno di bibite gassate contenenti cola può danneggiare la fertilità maschile. Lo afferma uno studio molto vasto promosso dall’Università di Copenhagen.

LO STUDIO – Un campione di 2.500 giovani uomini è stato sottoposto a spermiogramma (l'analisi del liquido seminale finalizzata a valutare la qualità dello sperma), dopo l’acquisizione di informazioni circa il loro stile di vita. È emerso che un forte consumo di bevande a base di cola può far diminuire il numero medio degli spermatozoi fino al 30 per cento. Il campione è stato diviso in bevitori di cola (almeno un litro al giorno) e non bevitori: nel liquido seminale degli appartenenti al primo gruppo si è riscontrata una quantità media di 35 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido e nello sperma degli appartenenti al secondo gruppo una ben più elevata concentrazione di 50 milioni di spermatozoi per millilitro. Importante evidenziare che lo studio non si sofferma sul ruolo della caffeina, poiché è stato dimostrato che l’impatto è meno pronunciato.

BOLLICINE MAL ACCOMPAGNATE – La qualità del liquido spermatico è risultata dunque nettamente superiore tra coloro che non consumano bollicine, ma va considerato che questi ultimi hanno dichiarato anche uno stile di vita molto più sano rispetto agli affezionati delle bevande gassate. Spesso un forte consumo di bibite di questo tipo si accompagna a un’alimentazione grassa e ad abitudini sedentarie ed è difficile quantificare il ruolo della cola nella diminuzione di fertilità, considerato che è probabile che tutti questi fattori contribuiscano a inibire la capacità fecondante.

DI CHI È LA COLPA? – Colpa della cola o delle cattivi abitudini di vita in generale? I fattori che possono alterare la funzione spermatica sono molti e tra questi bevande gassate e alimentazione sbagliata giocano sicuramente un ruolo significativo. Fabio Pasqualotto, dell’Università di Caxias do Sul in Brasile, non coinvolto nello studio, ha sottolineato che facilmente la parte del leone nella diminuzione della fertilità è da imputare a un insieme di abitudini sbagliate e ha dichiarato che probabilmente le bollicine di per sé sono il fattore minore.

Emanuela Di Pasqua

giovedì 9 settembre 2010

Sesso, se l’impotenza è causata dal fumo

Smettere di fumare potrebbe migliorare del 91 per cento le prestazioni sessuali… Sembra un buon incentivo per tanti uomini, fumatori incalliti, che per colpa delle cicche fanno cilecca a letto…

Se poi tra le “bionde” si preferiscono quelle di fumo…, questione di gusto…

Scherzi a parte, la scoperta è stata fatta in seguito ad uno studio condotto dall’ University’s School of Public Health and Nursing di Hong Kong che ha messo in relazione il fumo con la disfunzione erettile su più di 700 uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni che soffrivano di tale disturbo, per trree anni. Dallo studio è emerso che il 53,8 per cento degli uomini che hanno smesso di fumare ha contemporaneamente ridotto l’impotenza di cui erano affetti entro sei mesi dall’ultima sigaretta.

Insomma, Viagra o altro non serve a molto se si continua a fumare…

Lo studio è stato guidato dalla dottoressa Sophia Chan e uno dei suoi collaboratori, il dottor Lam Tai-Hing ha affermato: «I fumatori devono essere consapevoli degli effetti negativi derivanti dal fumo e dovrebbero smettere il prima possibile per prevenire la disfunzione erettile e altre malattie causate dal fumo. Infatti, i pazienti che fumano e che soffrono di disfunzione erettile possono aspettarsi alcuni vantaggi dopo aver smesso di fumare».

Tra i tanti problemi, dunque, causati dal fumo, non meno importante è anche quello delle disfunzioni sessuali, specialmente per gli uomini al di sotto dei 40 anni di età.

In Brasile, già da un po’ di tempo, il ministero della Salute ha disposto un’immagine significativa sui pacchetti di sigarette: un uomo e una donna in un letto, lei con la testa tra le mani perplessa e sconsolata, lui con le braccia incrociate e l’espressione persa… nella sua impotenza…

Migliorare la propria vita sessuale e l’intesa con la propria partner può ben valere una boccata di fumo…

Caterina Cariello

domenica 29 agosto 2010

Il Karkadè per risolvere i problemi di ipertensione (L'ipertensione è un importante fattore di rischio per il deficit erettile)

Parafrasando il titolo di un programma televisivo di tendenza, avremmo potuto titolare il post con il neologismo “Nonsolochimica”; già, perché a volte la medicina si affanna nella ricerca di rimedi artefatti per curare alcune patologie, ma solo finché non si accorge che anche nella Natura risiedono possibilità straordinarie. E’ il caso dei fiori dell’Hibiscus sabdariffa, a noi più noto come ingrediente essenziale di quegli infusi di Karkadé tanto in voga nei bar di questi tempi.

L’Hibiscus è una pianta perenne che cresce spontaneamente in Africa come nell’Asia tropicale, i cui fiori giallo chiaro – talvolta rosa – quando si sviluppano le capsule diventano rosso vivo. Da qui il classico colore delle tisane, che però non è l’unica – né la principale – caratteristica del Karkadé. Ricercatori della Tuft University di Boston hanno dimostrato che questa bevanda potrebbe diventare il rimedio naturale “principe" contro l'ipertensione.

E’ quanto dimostra un test condotto su un gruppo di 65 volontari tra i 30 e i 70 anni, che presentavano ipertensione arteriosa in forma lieve o moderata. Le “cavie” hanno accettato di bere 3 tazze al giorno di infuso di Hibiscus sabdariffa per un periodo di 6 settimane. II risultato è stato sorprendente: rispetto al gruppo di controllo (che ha gustato “finti” infusi di placebo), è stata riscontrata una riduzione della pressione sistolica media del 7,2%, con punte del 13,2% nei soggetti con i valori più alti.
Un risultato non da poco, soprattutto se si pensa che è stato calcolato come una diminuzione della pressione arteriosa di soli 3 mm di Hg riduca dell’8% il rischio di ictus, mentre per le patologie coronariche più in generale il calo è del 5%. E non finisce qui: il Karkadé, infatti, ha già spopolato nei bar per via di altre sue importanti qualità. Gli infusi di fiori dell’Hibiscus sabdariffa facilitano la digestione e la diuresi (anzi, in qualche caso sembrano avere anche proprietà lassative), disinfettano per le vie urinarie, sono – blandi – antinfiammatori e lenitivi e regolarizzano la funzione epatica. Un caso, quello del Karkadé, emblematico di come la Natura e la medicina possano sposarsi per migliorare la qualità della vita.

mercoledì 25 agosto 2010

esplosione di infezioni sessuali fra gli adolescenti

A crescere di più è la Clamidia. In Italia situazione sovrapponibile. Fondamentale la prevenzione per non compromettere la salute in età adulta

MILANO - Il sesso non protetto sta causando un allarmante aumento delle infezioni sessuali fra i giovani inglesi fra i 15 e i 24 anni e le più a rischio sarebbero le ragazze, più vulnerabili a detta dei medici, perché facilmente convincibili a non usare il preservativo (che resta la miglior arma per la prevenzione). A dirlo, l’ultimo report della Health Protection Agency, che ha conteggiato quasi 500mila nuovi casi (482.696 per la precisione) di malattie infettive a trasmissione sessuale nell’ultimo anno, con un aumento del 3% rispetto al 2008, anche se a detta degli esperti i numeri potrebbero essere più alti, visto che non sempre le persone si fanno visitare per tali infezioni. Il disagio più comune è la Clamidia, con un +7% mentre la gonorrea ha fatto registrare un +6% e l’Herpes genitale ha superato il 5. In regressione, invece, condilomi e sifilide. Quanto alle differenze fra i sessi, le più esposte – come detto – sono le ragazze sui 19-20 anni, mentre la fascia d’età 20-23 è quella più a rischio per i maschi. Si è anche notato come una persona su dieci che si è ammalata abbia poi contratto una seconda infezione nel giro di un anno. «Questi dati sottolineano l’altissima vulnerabilità delle giovani donne nelle infezioni sessuali – ha spiegato la dottoressa Gwenda Hughes della HPA – perché sono quelle che con più probabilità fanno sesso non protetto». Da qui, la raccomandazione agli under 25 di sottoporsi a controlli regolari ogni anno e ogni volta che si cambia partner. Sempre a detta degli esperti, il pericolo maggiore sarebbe legato al fatto che nel giro di pochissimi anni molte di queste infezioni potrebbero diventare incurabili, perché resistenti agli antibiotici. «Vedremo di fare di più – ha detto il ministro della Salute, Paul Burstow – per accrescere nei giovani la consapevolezza dei rischi a cui si espongono con taluni comportamenti».

LA MAPPA DELLE INFEZIONI - In base ai dati riscontrati, è stato anche possibile tratteggiare una sorta di “mappa delle infezioni”, con Londra (e in particolare i ricchi quartieri di Kensington, Chelsea e Westminster) a registrare i tassi più elevati di contagi sessuali con 2.400 nuovi casi ogni 100mila persone, mentre quelli più bassi sono nel Berkshire East e nell’East Riding dello Yorkshire, con meno di 250 persone infette ogni 100mila abitanti. Ma se in Inghilterra è allarme, non si può certo dire che la situazione italiana sia migliore, anche se la ricerca-dati al di là della Manica funziona in maniera più capillare, come spiega la dottoressa Barbara Suligoi, Direttore del Centro Operativo Aids, nonché responsabile del sistema di sorveglianza sulle malattie sessualmente trasmesse (MST) dell’Istituto Superiore di Sanità.

IN ITALIA SITUAZIONE SIMILE - «I dati inglesi sono molto accurati, perché basati su una tradizione centenaria di raccolta di informazioni all’interno delle cosiddette “cliniche per malattie veneree”. Queste strutture, però, da noi in Italia non esistono, infatti ci si rivolge al medico di base nel caso degli uomini, o al ginecologo per le donne. Da qui, la necessità di creare una sorta di rete-sentinella dove far convogliare i dati di centri di eccellenza scelti dall’Istituto, per avere un quadro informativo il più possibile esauriente». E stando proprio agli ultimi numeri, il quadro italiano non si discosta molto da quello britannico. «Anche da noi la Clamidia, che è un’infezione ancora piuttosto misconosciuta ma che, se contratta da giovani, può causare problemi gravi in età adulta, ha registrato una forte incidenza nei ragazzi al di sotto dei 25 anni, come pure i condilomi, la gonorrea e la sifilide. Quest’ultima, fra l’altro, ha conosciuto un picco epidemico fra il 2005 e il 2006 soprattutto fra gli omosessuali maschi, salvo poi colpire anche le donne. Stabili, invece, le infezioni causate da Herpes genitali e questo è il solo dato confortante».

COME PREVENIRLE - Quanto alla prevenzione, l’unico rimedio efficace è il preservativo. «Se monogamia ed astinenza vanno bene per gli adulti – ha proseguito la dottoressa Suligoi – per i giovani il preservativo resta la sola arma di difesa, a patto di usarlo fin dall’inizio del rapporto e di non toglierlo prima della conclusione dello stesso. La pillola, invece, non serve a proteggere da questo tipo di malattie e questo è bene sottolinearlo, perché molte volte le ragazze non lo capiscono. Importantissima è poi la visita dal medico fin dai primi sintomi, per evitare l’effetto ping-pong, ovvero trasmettere al partner la malattia, guarire e riprenderla dallo stesso partner. Spesso alcune persone, soprattutto più giovani, sono a disagio ad andare dal ginecologo: ecco perchè abbiamo istituito il numero verde Aids 800-861061 che risponde anche a domande relative alle infezioni di carattere sessuale». Uno dei pericoli evidenziati dal rapporto inglese riguardava la capacità di resistenza agli antibiotici di talune malattie che diverrebbero così, di fatto, incurabili. «Il pericolo esiste – ha concluso l’esperta - perché se si abusa degli antibiotici, il rischio è che ad un certo punto questi non facciano più effetto. Ma per ora direi che tale quadro sembra scongiurato, perlomeno in Italia, dove si tende a limitare l’uso, e di conseguenza l’abuso, degli antibiotici. Un discorso a parte riguarda, invece, la popolazione extracomunitaria, visto che l’incremento nell’afflusso di immigrati ha portato ad un aumento proporzionale delle infezioni, con molti casi di gonorrea resistente agli antibiotici italiani e, quindi, non curabile con i sistemi tradizionali. Ecco perché in questo caso più che in altri la prevenzione e l’informazione diventano basilari».

Simona Marchetti
25 agosto 2010