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venerdì 10 settembre 2010

Bollicine pericolose per la fertilità

Se si bevono troppe bibite a base di cola può diminuire notevolmente la qualità del liquido seminale maschile
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LO STUDIO

Bollicine pericolose per la fertilità

Se si bevono troppe bibite a base di cola può diminuire notevolmente la qualità del liquido seminale maschile




MILANO – Un consumo di più di un litro al giorno di bibite gassate contenenti cola può danneggiare la fertilità maschile. Lo afferma uno studio molto vasto promosso dall’Università di Copenhagen.

LO STUDIO – Un campione di 2.500 giovani uomini è stato sottoposto a spermiogramma (l'analisi del liquido seminale finalizzata a valutare la qualità dello sperma), dopo l’acquisizione di informazioni circa il loro stile di vita. È emerso che un forte consumo di bevande a base di cola può far diminuire il numero medio degli spermatozoi fino al 30 per cento. Il campione è stato diviso in bevitori di cola (almeno un litro al giorno) e non bevitori: nel liquido seminale degli appartenenti al primo gruppo si è riscontrata una quantità media di 35 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido e nello sperma degli appartenenti al secondo gruppo una ben più elevata concentrazione di 50 milioni di spermatozoi per millilitro. Importante evidenziare che lo studio non si sofferma sul ruolo della caffeina, poiché è stato dimostrato che l’impatto è meno pronunciato.

BOLLICINE MAL ACCOMPAGNATE – La qualità del liquido spermatico è risultata dunque nettamente superiore tra coloro che non consumano bollicine, ma va considerato che questi ultimi hanno dichiarato anche uno stile di vita molto più sano rispetto agli affezionati delle bevande gassate. Spesso un forte consumo di bibite di questo tipo si accompagna a un’alimentazione grassa e ad abitudini sedentarie ed è difficile quantificare il ruolo della cola nella diminuzione di fertilità, considerato che è probabile che tutti questi fattori contribuiscano a inibire la capacità fecondante.

DI CHI È LA COLPA? – Colpa della cola o delle cattivi abitudini di vita in generale? I fattori che possono alterare la funzione spermatica sono molti e tra questi bevande gassate e alimentazione sbagliata giocano sicuramente un ruolo significativo. Fabio Pasqualotto, dell’Università di Caxias do Sul in Brasile, non coinvolto nello studio, ha sottolineato che facilmente la parte del leone nella diminuzione della fertilità è da imputare a un insieme di abitudini sbagliate e ha dichiarato che probabilmente le bollicine di per sé sono il fattore minore.

Emanuela Di Pasqua

giovedì 9 settembre 2010

Sesso, se l’impotenza è causata dal fumo

Smettere di fumare potrebbe migliorare del 91 per cento le prestazioni sessuali… Sembra un buon incentivo per tanti uomini, fumatori incalliti, che per colpa delle cicche fanno cilecca a letto…

Se poi tra le “bionde” si preferiscono quelle di fumo…, questione di gusto…

Scherzi a parte, la scoperta è stata fatta in seguito ad uno studio condotto dall’ University’s School of Public Health and Nursing di Hong Kong che ha messo in relazione il fumo con la disfunzione erettile su più di 700 uomini di età compresa tra i 30 e i 50 anni che soffrivano di tale disturbo, per trree anni. Dallo studio è emerso che il 53,8 per cento degli uomini che hanno smesso di fumare ha contemporaneamente ridotto l’impotenza di cui erano affetti entro sei mesi dall’ultima sigaretta.

Insomma, Viagra o altro non serve a molto se si continua a fumare…

Lo studio è stato guidato dalla dottoressa Sophia Chan e uno dei suoi collaboratori, il dottor Lam Tai-Hing ha affermato: «I fumatori devono essere consapevoli degli effetti negativi derivanti dal fumo e dovrebbero smettere il prima possibile per prevenire la disfunzione erettile e altre malattie causate dal fumo. Infatti, i pazienti che fumano e che soffrono di disfunzione erettile possono aspettarsi alcuni vantaggi dopo aver smesso di fumare».

Tra i tanti problemi, dunque, causati dal fumo, non meno importante è anche quello delle disfunzioni sessuali, specialmente per gli uomini al di sotto dei 40 anni di età.

In Brasile, già da un po’ di tempo, il ministero della Salute ha disposto un’immagine significativa sui pacchetti di sigarette: un uomo e una donna in un letto, lei con la testa tra le mani perplessa e sconsolata, lui con le braccia incrociate e l’espressione persa… nella sua impotenza…

Migliorare la propria vita sessuale e l’intesa con la propria partner può ben valere una boccata di fumo…

Caterina Cariello

domenica 29 agosto 2010

Il Karkadè per risolvere i problemi di ipertensione (L'ipertensione è un importante fattore di rischio per il deficit erettile)

Parafrasando il titolo di un programma televisivo di tendenza, avremmo potuto titolare il post con il neologismo “Nonsolochimica”; già, perché a volte la medicina si affanna nella ricerca di rimedi artefatti per curare alcune patologie, ma solo finché non si accorge che anche nella Natura risiedono possibilità straordinarie. E’ il caso dei fiori dell’Hibiscus sabdariffa, a noi più noto come ingrediente essenziale di quegli infusi di Karkadé tanto in voga nei bar di questi tempi.

L’Hibiscus è una pianta perenne che cresce spontaneamente in Africa come nell’Asia tropicale, i cui fiori giallo chiaro – talvolta rosa – quando si sviluppano le capsule diventano rosso vivo. Da qui il classico colore delle tisane, che però non è l’unica – né la principale – caratteristica del Karkadé. Ricercatori della Tuft University di Boston hanno dimostrato che questa bevanda potrebbe diventare il rimedio naturale “principe" contro l'ipertensione.

E’ quanto dimostra un test condotto su un gruppo di 65 volontari tra i 30 e i 70 anni, che presentavano ipertensione arteriosa in forma lieve o moderata. Le “cavie” hanno accettato di bere 3 tazze al giorno di infuso di Hibiscus sabdariffa per un periodo di 6 settimane. II risultato è stato sorprendente: rispetto al gruppo di controllo (che ha gustato “finti” infusi di placebo), è stata riscontrata una riduzione della pressione sistolica media del 7,2%, con punte del 13,2% nei soggetti con i valori più alti.
Un risultato non da poco, soprattutto se si pensa che è stato calcolato come una diminuzione della pressione arteriosa di soli 3 mm di Hg riduca dell’8% il rischio di ictus, mentre per le patologie coronariche più in generale il calo è del 5%. E non finisce qui: il Karkadé, infatti, ha già spopolato nei bar per via di altre sue importanti qualità. Gli infusi di fiori dell’Hibiscus sabdariffa facilitano la digestione e la diuresi (anzi, in qualche caso sembrano avere anche proprietà lassative), disinfettano per le vie urinarie, sono – blandi – antinfiammatori e lenitivi e regolarizzano la funzione epatica. Un caso, quello del Karkadé, emblematico di come la Natura e la medicina possano sposarsi per migliorare la qualità della vita.

mercoledì 25 agosto 2010

esplosione di infezioni sessuali fra gli adolescenti

A crescere di più è la Clamidia. In Italia situazione sovrapponibile. Fondamentale la prevenzione per non compromettere la salute in età adulta

MILANO - Il sesso non protetto sta causando un allarmante aumento delle infezioni sessuali fra i giovani inglesi fra i 15 e i 24 anni e le più a rischio sarebbero le ragazze, più vulnerabili a detta dei medici, perché facilmente convincibili a non usare il preservativo (che resta la miglior arma per la prevenzione). A dirlo, l’ultimo report della Health Protection Agency, che ha conteggiato quasi 500mila nuovi casi (482.696 per la precisione) di malattie infettive a trasmissione sessuale nell’ultimo anno, con un aumento del 3% rispetto al 2008, anche se a detta degli esperti i numeri potrebbero essere più alti, visto che non sempre le persone si fanno visitare per tali infezioni. Il disagio più comune è la Clamidia, con un +7% mentre la gonorrea ha fatto registrare un +6% e l’Herpes genitale ha superato il 5. In regressione, invece, condilomi e sifilide. Quanto alle differenze fra i sessi, le più esposte – come detto – sono le ragazze sui 19-20 anni, mentre la fascia d’età 20-23 è quella più a rischio per i maschi. Si è anche notato come una persona su dieci che si è ammalata abbia poi contratto una seconda infezione nel giro di un anno. «Questi dati sottolineano l’altissima vulnerabilità delle giovani donne nelle infezioni sessuali – ha spiegato la dottoressa Gwenda Hughes della HPA – perché sono quelle che con più probabilità fanno sesso non protetto». Da qui, la raccomandazione agli under 25 di sottoporsi a controlli regolari ogni anno e ogni volta che si cambia partner. Sempre a detta degli esperti, il pericolo maggiore sarebbe legato al fatto che nel giro di pochissimi anni molte di queste infezioni potrebbero diventare incurabili, perché resistenti agli antibiotici. «Vedremo di fare di più – ha detto il ministro della Salute, Paul Burstow – per accrescere nei giovani la consapevolezza dei rischi a cui si espongono con taluni comportamenti».

LA MAPPA DELLE INFEZIONI - In base ai dati riscontrati, è stato anche possibile tratteggiare una sorta di “mappa delle infezioni”, con Londra (e in particolare i ricchi quartieri di Kensington, Chelsea e Westminster) a registrare i tassi più elevati di contagi sessuali con 2.400 nuovi casi ogni 100mila persone, mentre quelli più bassi sono nel Berkshire East e nell’East Riding dello Yorkshire, con meno di 250 persone infette ogni 100mila abitanti. Ma se in Inghilterra è allarme, non si può certo dire che la situazione italiana sia migliore, anche se la ricerca-dati al di là della Manica funziona in maniera più capillare, come spiega la dottoressa Barbara Suligoi, Direttore del Centro Operativo Aids, nonché responsabile del sistema di sorveglianza sulle malattie sessualmente trasmesse (MST) dell’Istituto Superiore di Sanità.

IN ITALIA SITUAZIONE SIMILE - «I dati inglesi sono molto accurati, perché basati su una tradizione centenaria di raccolta di informazioni all’interno delle cosiddette “cliniche per malattie veneree”. Queste strutture, però, da noi in Italia non esistono, infatti ci si rivolge al medico di base nel caso degli uomini, o al ginecologo per le donne. Da qui, la necessità di creare una sorta di rete-sentinella dove far convogliare i dati di centri di eccellenza scelti dall’Istituto, per avere un quadro informativo il più possibile esauriente». E stando proprio agli ultimi numeri, il quadro italiano non si discosta molto da quello britannico. «Anche da noi la Clamidia, che è un’infezione ancora piuttosto misconosciuta ma che, se contratta da giovani, può causare problemi gravi in età adulta, ha registrato una forte incidenza nei ragazzi al di sotto dei 25 anni, come pure i condilomi, la gonorrea e la sifilide. Quest’ultima, fra l’altro, ha conosciuto un picco epidemico fra il 2005 e il 2006 soprattutto fra gli omosessuali maschi, salvo poi colpire anche le donne. Stabili, invece, le infezioni causate da Herpes genitali e questo è il solo dato confortante».

COME PREVENIRLE - Quanto alla prevenzione, l’unico rimedio efficace è il preservativo. «Se monogamia ed astinenza vanno bene per gli adulti – ha proseguito la dottoressa Suligoi – per i giovani il preservativo resta la sola arma di difesa, a patto di usarlo fin dall’inizio del rapporto e di non toglierlo prima della conclusione dello stesso. La pillola, invece, non serve a proteggere da questo tipo di malattie e questo è bene sottolinearlo, perché molte volte le ragazze non lo capiscono. Importantissima è poi la visita dal medico fin dai primi sintomi, per evitare l’effetto ping-pong, ovvero trasmettere al partner la malattia, guarire e riprenderla dallo stesso partner. Spesso alcune persone, soprattutto più giovani, sono a disagio ad andare dal ginecologo: ecco perchè abbiamo istituito il numero verde Aids 800-861061 che risponde anche a domande relative alle infezioni di carattere sessuale». Uno dei pericoli evidenziati dal rapporto inglese riguardava la capacità di resistenza agli antibiotici di talune malattie che diverrebbero così, di fatto, incurabili. «Il pericolo esiste – ha concluso l’esperta - perché se si abusa degli antibiotici, il rischio è che ad un certo punto questi non facciano più effetto. Ma per ora direi che tale quadro sembra scongiurato, perlomeno in Italia, dove si tende a limitare l’uso, e di conseguenza l’abuso, degli antibiotici. Un discorso a parte riguarda, invece, la popolazione extracomunitaria, visto che l’incremento nell’afflusso di immigrati ha portato ad un aumento proporzionale delle infezioni, con molti casi di gonorrea resistente agli antibiotici italiani e, quindi, non curabile con i sistemi tradizionali. Ecco perché in questo caso più che in altri la prevenzione e l’informazione diventano basilari».

Simona Marchetti
25 agosto 2010

giovedì 19 agosto 2010

Erbe e farmaci, l'estate dell'amore in pillole

Afrodisiaci venduti illegalmente sulle spiagge. E in vacanza aumenta l'uso di Cialis e Viagra

MILANO — Persino la questura di Savona ha deciso di vederci chiaro. Perché un conto è vendere sulla spiaggia tappeti, asciugamani, magliette e articoli di bigiotteria. Un'altro è smerciare finto-viagra. Senegalese. Sia pure su richiesta dei bagnanti. Che nei giorni scorsi con 10 euro hanno acquistato dai venditori ambulanti il «Sa-ma-na»: una pallina di erbe pressate, roba vegetale, che una volta ingoiata dovrebbe assicurare virilità. Il fatto potrebbe essere considerato alla stregua di una notizia di colore, estiva. Se non fosse che la domanda di «viagra senegalese» a buon mercato sulle spiagge di Savona conferma un fenomeno, un poco più serio: la Liguria è tra le regioni che d'estate fa registrare un sensibile aumento del consumo dei veri medicinali anti-impotenza, quelli che si comprano in farmacia solo su ricetta medica: Viagra, Cialis e Levitra. Le vendite di confezione di Cialis nei posti di villeggiatura lo dimostrano: Liguria (+11), Emilia Romagna (+2), Abruzzo e Molise (+5), Marche (+3), Calabria (+4) e Sardegna (+8). Un esperto di vendite di prodotti farmaceutici (si occupa della distribuzione di più di 1.500 farmacie) Giambattista Neri, dice che nei mesi estivi si vende almeno un 30 per cento di più. E che al momento è il Cialis a dominare il mercato. «Sono loro che sono protagonisti nell'informazione, più comunicativi e aggressivi». Fanno così bene informazione che non solo i maschi si vergognano di meno rispetto a qualche anno fa a chiedere la pillola in farmacia, ma s'è allargata pure la fascia d'età del consumo. «I giovani. Sono loro che contribuisce all'aumento delle vendite estive. Anche se non ne avrebbero necessità», dice Neri. Un trentenne, o anche un ventenne, che va in discoteca «armato» di Cialis, lo fa per timidezza, per paura di fare cilecca o per compensare l'assunzione di droghe e alcolici che tendono a deprimere la potenza sessuale.

IN ESTATE CRESCE IL DESIDERIO - Un esperto come Ciro Basile Fasolo, sessuologo, professore aggregato al dipartimento di psichiatria dell'Università di Pisa, spiega la crescita delle vendite con la resurrezione del desiderio estivo. In pratica: si consuma di più perché si fa più sesso e facendo più sesso si ricorre al farmacista. «La luce solare della bella stagione agisce positivamente sugli ormoni sessuali. Ma soprattutto è il venir meno dello stress la causa principale della liberazione. Con il riposo si riducono gli ormoni che sviluppano d'inverno lo stress in funzione difensiva sul lavoro; mentre si potenziano quelli che stimolano il testosterone». Tradotto: nonostante la tecnologia e il progresso, il corpo degli uomini e delle donne si comporta ancora come quello dei nostri antenati. Del resto, aggiunge il sessuologo «nei mesi estivi in tutti i paesi Occidentali aumentano le nascite a nove mesi di distanza (particolare molto francese), le vendite di profilattici, le richieste di test per HIV e le malattie sessualmente trasmesse».

PILLOLE PER CHI NON NE HA BISOGNO - Il consumo di pillole maschili anche tra chi non avrebbe bisogno è confermato dai farmacisti. A Palau (farmacia Nicolai) l'aumento è di circa il 60 per cento. «Molti sono giovani». Idem nella farmacia Dell'Alba di Riccione: «Vendiamo molto, siamo in una posizione di passaggio, l'ideale». Molti giovani non sanno che per chi ha una normale erezione la pillola non serve: non moltiplica la prestazione. Il costo medio di una pillola è di 13 euro. Di recente il Levitra ha dimezzato il prezzo. Ma solo delle confezioni di basso dosaggio, somministrate per lunghi periodi, per esempio, a chi è stato operato alla prostata. Non quelle che invece vengono prese prima di un rapporto per avere uno sprint immediato. Levitra spiega la riduzione allo scopo di combattere il mercato nero su Internet. In realtà tra poco scadranno i brevetti. Il principio attivo dei vari Cialis, Viagra e Levitra potrà essere commercializzato come farmaco generico. E venduto a molto meno. Con probabile crescita di vendite. Estive.

Agostino Gramigna
18 agosto 2010

martedì 17 agosto 2010

CIOCCOLATO FONDENTE PROTEGGE DA INFARTO

(AGI) - Washington, 17 ago. - Sul fatto che consumare cioccolato fondente faccia bene alla salute ci sono ormai molti studi, ma quello pubblicato sulla rivista dell'American Heart Association contiene anche un avvertimento: questo alimento riduce di un terzo il rischio di attacchi di cuore nelle donne, ma solo se consumato con parsimonia. La ricerca ha coinvolto 32mila donne svedesi tra i 48 e gli 83 anni d'eta' per nove anni con questionari sul consumo di cioccolato fondente. Il risultato e' stato che una dose tra i 19 e i 32 grammi due volte alla settimana da' una riduzione del rischio d'infarto del 32%, cifra che scende al 26 se la stessa quantita' e' consumata nell'arco di un mese. Nessun vantaggio invece viene dal consumo quotidiano. "Consumare troppo cioccolato non fa bene alla salute per il contenuto di zuccheri e grassi che provocano aumento di peso", scrivono i ricercatori, "ma tavolette con un contenuto di cacao di almeno il 30% garantiscono, se consumate con moderazione, gli effetti benefici dei flavonoidi, sostanze che proteggono il sistema cardiocircolatorio". -

mercoledì 11 agosto 2010

L'andropausa

L’andropausa o padam (partial androgenic deficiency ageing male) incide in maniera significativa sulla sessualità maschile e quindi sulla qualità della vita non solo dell’uomo ma anche della coppia. Letteralmente significa arresto o diminuzione della produzione degli ormoni androgeni. Mentre nella donna la menopausa avviene in maniera brusca,nell’uomo l’andropausa procede gradualmente con diminuzione della produzione androgena ed un precoce invecchiamento dell’apparato genitale maschile. Va considerato inoltre un fisiologico (modesto) calo della sessualità che sopravviene negli anni a cui vanno associate malattie croniche (cardiovascolari,neurologiche e sistemiche) o il loro trattamento terapeutico;disordini alimentari,effetti negativi del fumo o dell’alcool che potenziano in negativo l’andropausa stessa e portano progressivamente ad una severa demotivazione sessuale.

La diagnosi viene fatta eseguendo il dosaggio ormonale degli androgeni:tra questi il più importante è il testosterone libero (che è quello biologicamente attivo e rappresenta il 20%), mentre il testosterone totale è legato ad una proteina (80%). Sui 40 anni il testosterone libero diminuisce dell’1.2% l’anno mentre la parte coniugata tende ad aumentare.

Nell’uomo c’è un ritmo di produzione circadiano nel senso che il top di testosterone si ha al mattino e il più basso alla sera. L’andropausa interessa il maschio nella sua completezza con una sintomatologia non solo legata alla sfera genitale.

Infatti i primi sintomi sono la perdita di tono,diminuzione dell’entusiasmo nella vita e nel lavoro,stanchezza che possono sfociare in depressione. L’uomo in andropausa spesso pessimista,di cattivo umore reagisce meno ai normali stress della vita,si fa problemi per tutto,diventa più suscettibile facilmente aumenta di peso e tende a femminilizzarsi per aumento dell’adipe a livello coscie,addome per l’azione degli estrogeni. E’ presente una maggior fatica (fisica-muscolare,ma soprattutto intellettuale),possono essere presenti alterazioni del sonno e della memoria e l’insorgere a volte della sensazione di angoscia e disagio ingiustificato nei confronti dei normali eventi della vita.

I disturbi della sessualità in andropausa sono dovuti alla progressiva perdita del desiderio verso le donne in genere,diventando sessualmente «sereno» e tranquillo per la graduale scomparsa delle pulsioni sessuali. Insufficienza ormonale androgena induce una indifferenza cerebrale agli stimoli erotici per cui le erezioni diventano meno frequenti necessitando di maggior tempo nel raggiungere l’erezione completa,che a volte può non essere pienamente valida o presentare instabilità. La fase refrattaria (il tempo che intercorre tra una eiaculazione e la successiva erezione) diventa più lunga. I disturbi della eiaculazione vanno dalla riduzione del volume eiaculato alla assenza dell’orgasmo. A volte l’andropausa è secondaria all’assunzione di farmaci che bloccano l’effetto degli androgeni a livello del loro recettore quali: gli antiulcera,gli antidepressivi,gli ansiolitici. L’alcoolismo riduce costantemente la quantità di testosterone prodotta dai testicoli. L’indicazione terapeutica per l’andropausa va dall’utilizzo di testosterone o di gonadotopine se il PSA è nella norma,allo stile di vita evitando il più possibile attività sedentaria e gli effetti negativi del fumo e dell’alcool. Possono essere associati prodotti naturali ad azione antiossidante come la vitamina E,oppure dilatatori naturali quali il ginko-biloba.

By Corriere della Sera > Salute > L'andropausa

domenica 25 luglio 2010

Andrologo: il miglior amico di lui (ma lui lo sa?)

Chi e' l'andrologo e di che cosa si occupa?
Defaillances sotto le lenzuola, infertilità e infezioni: ne soffrono cinque milioni di uomini italiani e l'andrologo è per l’uomo ciò che il ginecologo è per la donna. O meglio, dovrebbe esserlo dato che la maggior parte degli italiani non gli ha mai fatto visita. Sembra un dato assurdo visto che le ultime statistiche parlano di oltre il 30% degli uomini affetto da un disturbo sessuale che rischia di compromettere la salute generale e l’intesa di coppia; inoltre, dato preoccupantissimo, un 18enne su due è a rischio infertilità per malattie a trasmissione sessuale o piccole anomalie non diagnosticate!

La fertilità, ma, soprattutto la sessualità del maschio è così complessa, e, negli ultimi anni, così travagliata che vi è la necessità di una figura chiara: il punto di riferimento per le patologie genitali maschili, dalle malattie sessualmente trasmissibili ai tumori del testicolo, al cancro della prostata, alle disfunzioni erettili, alla dispermia. Ma quali sono le domande che più frequentemente l'adolescente o il giovane adulto rivolge all'andrologo?

Il problema fertilità pare interessare poco, o meglio, interessa in via indiretta. Gran parte dei giovani dai 18 ai 25 anni si presentano in ambulatorio per il problema del varicocele, strettamente connesso alla fertilità. Domanda tipo: "Alla vista di leva mi hanno trovato un varicocele. Cos'è? Devo operarmi?"
Il varicocele è una patologia delle vene provenienti dal testicolo, soprattutto il sinistro, che subiscono una dilatazione e una deformazione sì da formare dei grumi venosi vicino al testicolo stesso paragonati, nei casi più evidenti, a "interiora di pollo". Tale patologia che comincia ad evidenziarsi alla pubertà, oltre ad un evidente inestetismo, è soprattutto causa di alterazioni sia della temperatura che della ossigenazione del testicolo, con conseguente alterazione nella produzione degli spermatozoi, con complicanze che possono condurre, nei casi più gravi, alla sterilità. La diagnosi precoce e il precoce trattamento chirurgico, evitando lesioni irreversibili, può condurre a reintegrare la funzione riproduttiva.

Più importanti però paiono ai ragazzi giovani i problemi della morfologia e del volume del loro organo sessuale. Quindi due sono le domande più frequenti:

"Cosa ne pensa della lunghezza del mio pene?"
Si parla di pene piccolo o micropene solo se, in erezione la misura dall'arco pubico alla cima dell'asta è sugli 8 cm circa: in tal caso vi può essere qualche difficoltà nei rapporti. E' evidente che il giudizio dell'andrologo non può essere espresso a pene flaccido ma è il paziente che deve automisurarsi. E' altresì noto che, nel rapporto sessuale, la misura del pene sia di importanza relativa in quanto la vagina si adegua alle sue dimensioni. Molto più importante è la sua rigidità.

"In erezione non va verso l'alto, ma si incurva in altra direzione. Posso avere problemi nei rapporti?"
Il problema dell'incurvamento nei ragazzi è dovuto ad un anomalo sviluppo dei corpi cavernosi o del corpo spongioso dell'uretra. Questi tre sistemi, che al momento dell'erezione si riempiono, soprattutto i cavernosi, di sangue, devono svilupparsi, durante l'infanzia e la pubertà, simmetricamente. Se ciò non avviene, l'asimmetria e il conseguente incurvamento si evidenzia al momento dell'erezione. Per risolvere il problema sono indicati interventi di raddrizzamento soprattutto se l'incurvamento è tale da impedire o rendere doloroso il rapporto sessuale. Si invita quindi il paziente a fornire una foto del pene in erezione da varie angolature per valutare la necessità o meno di un intervento correttivo.

Adesso vediamo alcuni casi nei quali, nelle varie fasi della vita di un uomo, una visita andrologica, è necessaria e consigliata


Infanzia:
- Quando i piccoli testicoli non sono posizionati nella loro sede, cioè quando non si trovano all'esterno del corpo nel sacco scrotale e sono ritenuti all'interno dell'addome, oppure sono retrattili, cioè tendono a risalire facilmente nell'addome.
- In caso di ernia inguinale, anche se già operata nella primissima infanzia.
- Quando vi sia un troppo rapido sviluppo sessuale rispetto al'età ("pubertà precoce")


Adolescenza:
- Quando lo "sviluppo puberale", cioè le modificazioni corporee che trasformano il ragazzo in un giovane adulto, non inizia o tende a ritardare ("pubertà ritardata").
- Quando siano presenti genitali troppo piccoli in rapporto all'età (ipogonadismo).
- Quando è presente una eccessiva crescita della mammella nel ragazzo durante la pubertà ("bottone mammario" o ginecomastia).
- Quando siano presenti anomalie anatomiche del pene come la difficoltà nello scorrimento della cute sul pene, ovvero una difficoltosa retrazione del prepuzio sul glande, curvature notevoli del pene (pene curvo) etc.
- Quando si sospetti la presenza di varicocele

Età Adulta:
- Quando l' "appetito" sessuale" (libido) sia carente.
- In caso di disfunzione erettile, cioè in presenza di difficoltà temporanea o permanente ad ottenere o mantenere uno stato sufficiente di erezione durante l'attività sessuale.
- Quando non si riesce a controllare efficacemente il momento dell'eiaculazione durante il rapporto sessuale (eiaculazione precoce).
- Quando manca l'eiaculazione e/o l'orgasmo o quando siano comunque presenti difficoltà in queste fasi dell'attività sessuale.
- Quando non si riesce ad avere figli (infertilità).
- Quando siano state rilevate alterazioni nell'esame del liquido seminale, cioè nello spermiogramma, o siano stati rilevati batteri nel liquido seminale (spermiocoltura positiva).
- In caso di malattie infiammatorie-infettive delle vie genitali ed urinarie (prostatiti, vescicoliti, uretriti, cistiti ricorrenti etc.) oppure quando esse siano state individuate dal ginecologo nella compagna
- Quando si noti l'emissione di liquido seminale di colorito brunastro o con tracce di sangue.
- Quando c'è dolore durante il rapporto sessuale a livello del pene o nella parte bassa dell'addome durante l'eiaculazione.
- Quando si manifestano dolori testicolari di qualunque natura, o compaiono noduli o variazioni di volume o di forma del testicolo, o ancora, un testicolo è visibilmente più basso dell'altro.
- Quando sappiamo essere presente un varicocele, cioè una dilatazione varicosa delle vene al di sopra del testicolo (più frequente a sinistra) .
- Dopo traumi importanti dei genitali o della pelvi, cioè della parte più bassa dell'addome.
- Quando si impiegano farmaci anabolizzanti per l'attività sportiva.
- Quando si voglia conseguire una contraccezione completa ma irreversibile utilizzando la vasectomia.

Terza Età:
- Dopo i cinquanta anni, anche in assenza si disturbi (per prevenzione).
- Quando il vigore sessuale inizia a diminuire e si manifestano deficit dell'erezione, calo della libido, riduzione della capacità di eiaculazione.
- Quando compaiono noduli, restringimenti, curvature, aree dolorose a livello del pene che prima non erano presenti.
- Quando siano presenti malattie prostatiche come l'eccessiva crescita della ghiandola prostatica o disturbi urinari come la necessità di urinare durante la notte, urinare troppo spesso o con troppa urgenza durante il giorno, o ancora quando il getto delle urine non ha più la forza efficace.
- Dopo ogni trattamento chirurgico della prostata e più in generale interventi che abbiano interessato la pelvi, ovvero la parte più bassa dell'addome .
- Quando siano presenti malattie come il diabete, l'insufficienza renale, cardiopatie ischemiche (prevenzione o cura dei danni andrologici) o quando si devono assumere cronicamente farmaci contro l'ipertensione, l'infarto, l'ulcera, l'ipertrofia prostatica o anche psicofarmaci (prevenzione o cura del danno andrologico da farmaci)

di Emanuela Cerri

martedì 20 luglio 2010

I farmaci contro la disfunzione erettile influenzano positivamente la capacita' fertilizzante in vitro

I farmaci che curano la disfunzione erettile, inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (il Viagra contenente il sildenafil, il Levitra che sfrutta le proprietà del vardenafil e il Cialis con il tadalafil) influenzano positivamente la capacità fertilizzante degli spermatozoi in vitro. E' quanto emerge dal convegno “Fattori di rischio di infertilità, aspetti clinici, normativi, etici” promosso dal Centro di Crioconservazione dei Gameti maschili dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova diretto dal professor Carlo Foresta, ordinario di Patologia clinica. La giornata di studio, in corso oggi in Aula Morgagni al Policlinico, vede la partecipazione di andrologi, endocrinologi, urologi e ginecologi provenienti dal Nordest Italia.


I ricercatori del Centro padovano hanno dimostrato che gli spermatozoi umani, se coltivati in presenza delle molecole solitamente impiegate per la cura della disfunzioni erettile alle concentrazioni che di norma si raggiungono durante il trattamento standard, modificano le proprie funzioni cellulari e in particolare incrementano significativamente la motilità progressiva consentendo una più efficace penetrazione nell'ovocita.
Questi risultati sono stati pubblicati sull'ultimo numero del Journal of Endocrinological Investigation, rivista internazionale della Società italiana di Endocrinologia.

I profilattici proteggono dalle malattie

La differenza di quanto sostenuto da recenti e precedenti studi il profilattico può salvare dalle malattie sessualmente trasmesse e in particolare dal papilloma virus, come testimonia una ricerca pubblicata sulla Rivista delle malattie infettive.
Le malattie sessualmente trasmissibili, uno dei più seri problemi di salute pubblica in tutto il mondo, sono in netto aumento non a causa della precocità dei rapporti sessuali da parte dei giovani, come si sosteneva in passato, ma soprattutto a causa della maggiore mobilità e all’aumento della tendenza ad avere rapporti sessuali con più partner senza alcuna protezione.
Cresce dunque il numero delle infezioni e cambia l’età dei contagiati nei paesi occidentali: non più giovani adolescenti, un terzo dei 333 milioni di casi stimati in tutto il mondo ogni anno (esclusi i casi di Aids), ma sempre più adulti tra i 30 e i 45 anni residente in Europa.
È l’allarme lanciato anche dagli andrologi all'ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia a Catania

Se fino a qualche anno fa, infatti, l’attenzione maggiore era rivolta ai Paesi poveri dove le MST colpivano principalmente giovani sotto i 25 anni di età (l’85% dei ragazzi tra i 10 e i 24 anni) a causa della disinformazione e della difficoltà di accesso ai contraccettivi meccanici, primo fra tutti il preservativo, oggi il nuovo allarme riguarda il mondo occidentale, Italia compresa.
In Europa dal 2000 ad oggi si è osservato un notevole incremento dell’incidenza della malattie sessualmente trasmissibili, prime fra tutte Chlamydia con 3 casi su 100, Sifilide con un numero di casi raddoppiato rispetto a 9 anni fa, e Aids con circa 4.000 nuove infezioni l’anno Questo ci deve invitare ad una riflessione soprattutto per quanto riguarda la necessità di fornire informazioni adeguate ai nuovi target. Perché ad esserne più colpiti non sono gli adolescenti, ma i trentenni e quarantenni. Un innalzamento dell’età che forse va collegato al fatto che la famiglia tradizionale negli ultimi anni è entrata in crisi: per i nuovi single, reduci da separazioni o divorzi, si moltiplicano le occasioni d’incontro, le storie diventano più brevi e instabili e aumentano i rapporti occasionali a rischio.
Nel nostro Paese 19 casi di MST su 20 riguardano individui al di sopra del 25 anni.
L’Aids è un esempio emblematico per illustrare questa drammatica inversione di tendenza: all’inizio della scoperta della malattia, negli anni ‘80-90, la fonte principale di contagio era la tossicodipendenza, mentre oggi la trasmissione avviene principalmente per via sessuale, sia eterosessuale (43,7%), sia omo/bisessuale (22%). In Italia la percezione del rischio sembra essere minore tra certe categorie di persone, e così cambia l’età media della gente che contrae il virus: ormai supera i 40 anni, con un incremento fra le donne che rappresentano la metà dei malati.
Secondo gli andrologi italiani, a rendere ancora più attuale il problema delle MST contribuiscono i numerosi viaggi all’estero e l’immigrazione verso l’Europa, in particolare dai Paesi dell’Est e dall’Africa, regioni in cui l’incidenza della MST è 100-150 volte più alta che nell’Europa occidentale.

L’elenco delle MST comprende oltre 20 patologie causate da batteri, virus e parassiti Un maschio su 3 è affetto da condilomi ano-genitali, uno su 10 dall’herpes genitale o da un’infezione da Chlamydia, uno su 5 ha un’uretrite batterica. Dati significativi che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, generano oltre 100 mila visite specialistiche ogni anno. La responsabilità principale è da attribuire al non utilizzo del preservativo, l’unico strumento con il quale è possibile fare prevenzione.
A sottolineare la criticità della situazione è uno studio realizzato da me, autore dell'articolo, in due città, Genova e Roma, su una popolazione di 1.872 maschi e 482 donne per verificare in che percentuale viene utilizzato il profilattico e in quale fascia di età. Dallo studio è emerso che il 45,4% dei maschi ed il 17,5%% delle donne aveva avuto rapporti occasionali e di questi oltre il 18,4% dei soggetti (20% donne e 18% uomini) non aveva utilizzato il preservativo.
Da un’analisi più dettagliata per fasce d’età è emerso che quasi un uomo su 3 tra i 31 ed i 45 anni aveva avuto rapporti sessuali occasionali senza l’uso del preservativo (31,4% di questa fascia di età) rispetto al 18,5% dei soggetti tra i 46 ed i 55 anni ed il 13% tra i 56 ed i 65 anni.
Tra i giovani nella fascia di età tra i 18 ed i 30 anni, il 72% dei maschi e l’80% delle femmine aveva preteso l’utilizzo del profilattico nei rapporti occasionali.
Infine, il 18% degli uomini ed il 2% delle donne che avevano avuto rapporti senza alcuna protezione hanno riferito infezioni da Chlamydia, Gonorrea, Candidosi, Papilloma Virus e Aids.
L’educazione all’utilizzo del preservativo potrebbe partire dalla aziende produttrici di farmaci contro la disfunzione erettile Un suggerimento potrebbe essere quello di regalare un profilattico per ogni compressa di farmaco venduta.



Aldo Franco De Rose*
*Specialista Urologo e Andrologo
Clinica Urologica Genova

giovedì 15 luglio 2010

IL FUMO CAMBIA L’ESPRESSIONE DEI GENI

Da uno studio pubblicato su BMC Medical Genomics è emerso che quando si fuma cambia il livello di attività di ben 323 geni umani. Lo studio e' stato condotto da Jac Charlesworth della Southwest Foundation for Biomedical Research in Texas. Gia' di recente una ricerca del Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge in Gran Bretagna aveva dimostrato i danni che causano le sigarette ai geni e si era calcolato che per ogni 15 sigarette fumate nel Dna del fumatore compare una mutazione genetica.
I ricercatori Usa, invece, dimostrano ora che le sigarette sregolano quella che i biologi chiamano 'espressione dei geni'. Gli esperti per la prima volta hanno arruolato un gruppo cospicuo di persone, 1240 tra fumatori e non e hanno osservato i danni provocati dal fumo registrando il livello di attivita' del genoma nelle cellule del campione. I geni che mutano attivita' in risposta al fumo sono di vario tipo: geni del sistema immunitario, geni legati alla morte cellulare programmata, geni noti per avere un legame con certi tumori, geni del metabolismo di particelle estranee.

mercoledì 14 luglio 2010

PENE CURVO CONGENITO


Malformazione congenita del pene caratterizzata da asimmetria di sviluppo dei 2 corpi cavernosi che formano l'asta o del corpo spongioso dell'uretra.
L’incurvamento può essere rivolto verso sinistra,verso destra, verso l’alto e verso il basso.Se la curvatura rende difficoltosa la penetrazione è necessario l'intervento di corporoplastica per raddrizzare il pene.

giovedì 8 luglio 2010

LA FERTILITA’ DEI MASCHI DIMINUISCE IN PROPORZIONE ALL’AUMENTO DEL PESO

Nei maschi obesi gli spermatozoi sono pochi e lenti e circa il 20% dei pazienti obesi risulta infertile. Lo hanno dimostrato i medici del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell'azienda ospedaliera universitaria di Padova, diretto dal professor Carlo Foresta, ordinario di Patologia clinica, che hanno presentato lo studio al convegno "Fattori di rischio di infertilita', aspetti clinici, normativi, etici", a Padova. I ricercatori hanno studiato la fertilita' in un gruppo di uomini obesi riscontrando una riduzione del numero e della motilita' degli spermatozoi che si rivela proporzionata all'entita' dell'obesita'. Inoltre, valutando la qualita' degli spermatozoi mediante tecniche di biologia molecolare, e' stato evidenziato un incremento delle anomalie a carico della struttura del Dna spermatico.
L'analisi dei dati porta a considerare che ogni incremento di 10 chili rispetto al peso normale dell'individuo riduce la fertilita' del 10%. Alla base di questa modificazione vi è l'alterazione dell'equilibrio ormonale dell'obeso, ma soprattutto le condizioni anatomiche che determinano l'aumento di temperatura dei testicoli.

martedì 29 giugno 2010

Salute sessuale maschile e stile di vita (intervista televisiva sulla salute sessule al dott. Mario De Siati Andrologo Urologo )

LE STATINE RIDUCONO DEL 30% IL RISCHIO DI RECIDIVE DEL TUMORE ALLA PROSTATA

Gli uomini che fanno uso di statine per abbassare il colesterolo hanno il 30% in meno di probabilita' di veder tornare il cancro alla prostata rispetto agli uomini che non usano i farmaci anti-colesterolo: a sostenerlo i ricercatori del Duke University Medical Center (Usa) in uno studio pubblicato su Cancer.
I ricercatori hanno esaminato i dati di 1.319 gli uomini sottoposti a prostatectomia radicale, il 18% dei quali assumeva statine al momento dell'intervento chirurgico. Nel complesso, l'uso delle statine ha ridotto il rischio di recidiva biochimica del 30%.
''I risultati suggeriscono che le statine possono avere un importante ruolo nel rallentare la crescita e la progressione del cancro alla prostata - spiega Stephen Freedland, principale autore dello studio -. Gia' ricerche precedenti avevano mostrato che le statine hanno proprieta' anti-cancro, ma non e' del tutto chiaro ancora quando e' meglio usarle e come funzionano esattamente'.

lunedì 7 giugno 2010

Le 10 Regole

1. BEVI CON REGOLARITÀ UN’ADEGUATA QUANTITÀ DI ACQUA;

È consigliabile bere almeno 1,5 litri d’acqua ad intervalli regolari durante tutta la giornata. Scegli un’acqua oligominerale, leggera, a basso contenuto di sodio e diuretica, che possa facilitare la funzionalità renale, consentendo l’eliminazione di scorie e liquidi in eccesso.

2. SEGUI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE;

Si consiglia di limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, alcolici e superalcolici, caffè, privilegiando, al contrario, i cibi contenenti sostanze antiossidanti quali vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ribes, kiwi, agrumi, fragole, mirtilli, cavolfiori, peperoni), vitamina E (olio d'oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (carne, noci, tuorlo d'uovo), zinco (carni rosse, noci, fegato).

3. CONTROLLA LA NORMALE CONFORMAZIONE E LO SVILUPPO DELL’APPARATO GENITALE NEL TUO BAMBINO;

Controlla se il tuo neonato ha i testicoli in sede ed il glande scoperto.

4. EFFETTUA UNA VISITA UROLOGICA NELLE VARIE FASI DELLA VITA: PUBERTÀ, ETÀ ADULTA E TERZA ETÀ;

Prendi esempio dal mondo femminile: la prevenzione si fa a tutte le età.

5. PRESTA ATTENZIONE A QUANTE VOLTE URINI E SE AVVERTI BRUCIORE;

L’aumento della frequenza minzionale e la presenza di bruciore rappresentano i primi segnali di infezione della vescica e della prostata.

6. RICORDA, NELLA VITA DI COPPIA, CHE L’INFERTILITÀ DIPENDE NEL 50% DEI CASI DAL MASCHIO;

È consigliabile eseguire un esame del liquido seminale in previsione di una gravidanza desiderata, perché eventuali alterazioni possono mettere in evidenza patologie che sono risolvibili, se trattate in tempo.

7. PRESTA ATTENZIONE AD EVENTUALI PERDITE INVOLONTARIE DI URINA;

E’ importante che le donne non trascurino anche il minimo episodio di incontinenza urinaria, sia sotto sforzo che a riposo.

8. CONSULTA SEMPRE UN UROLOGO SE VEDI SANGUE NELLE URINE;

Anche un singolo episodio di sangue nelle urine (ematuria) può rappresentare un sintomo precoce di gravi patologie dell’apparato urogenitale.

9. EFFETTUA, DOPO I 45 ANNI, ALMENO UNA VOLTA L’ANNO UN PRELIEVO DI SANGUE PER CONTROLLARE IL PSA E IL TESTOSTERONE;

Il PSA è un marcatore specifico della prostata utile per la diagnosi precoce del tumore. Il TESTOSTERONE è il principale ormone maschile e ad esso sono collegate numerose patologie (calo del desiderio sessuale e alterazioni collegate alla sindrome metabolica, quali diabete, patologie cardiovascolari, obesità ed iperlipidemia).

10. MANTIENI UNA SANA VITA SESSUALE A TUTTE L’ETÀ;

Una regolare attività sessuale contribuisce al mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico.

La Prostata

La prostata è un organo fibromuscolare e ghiandolare di cui solo gli uomini sono dotati, delle dimensioni di una castagna, che si trova al di sotto della vescica e circonda l'uretra. La Prostata ha un’importante funzione nella produzione del liquido seminale (20-30% del totale dell’eiaculato) fornendo componenti fondamentali alla sopravvivenza ed alla qualità degli spermatozoi.
La restante parte dello sperma è prodotto in maggioranza dalle vescicole seminali; questi due piccoli organi situati tra vescica e prostata hanno la funzione di immagazzinare il liquido seminale per poi espellerlo al momento dell'orgasmo.




Circa il 15-20% delle infertilità maschili sono da attribuire a stati infiammatori cronici della prostata e delle vescicole seminali. Tale condizione è da attribuire ad un’azione diretta dei batteri sullo sperma e sulle vie seminali. Inoltre le infiammazioni prostato-vescicolari determinano alterazioni delle caratteristiche fisico chimiche della parte liquida dell’eiaculato (variazioni della viscosità e della fluidificazione, del pH, presenza di globuli bianchi, modificazioni dei livelli di zinco, fruttosio ed acido citrico) determinando condizioni ambientali sfavorevoli per la normale funzionalità spermatica.

L’emospermia (presenza del sangue nel liquido seminale) può essere anch’essa un segno di patologia infiammatoria ma anche di patologia neoplastica pertanto non deve essere trascurato.



La Prostata è composta da una zona periferica, una centrale, una di transizione, una porzione anteriore ed una sfinterica preprostatica, tutte poi contenute all’interno di una capsula fibrosa che la isola dagli altri organi adiacenti quali il retto, la vescica ed i muscoli del piano perineale.




La Prostata può essere la sede di malattie infiammatorie quali le Prostatiti, l'Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), e tumori maligni quali l'Adenocarcinoma Prostatico. L'organo trovandosi situato sotto la vescica e intorno all'uretra può influire sul modo di urinare; pertanto ogni volta che insorgano disturbi o alterazioni nella minzione la prostata può potenzialmente esserne la causa. L’Ipertrofia Prostatica Benigna non è assolutamente da considerare una condizione che può precedere il tumore della prostata in quanto non degenera in una patologia neoplastica. Piuttosto le due patologie possono coesistere e trarre origine da zone della prostata completamente differenti tra di loro.



Per un uomo è sicuramente importante occuparsi e monitorare la propria prostata prima che essa inizi a causare disturbi. E’ inoltre da tener presente che una sintomatologia non molto importante può ugualmente essere un segnale di un cattivo stato del sistema urinario che può con il passar del tempo sempre più peggiorare la propria condizione.

Dopo i 50 anni è pertanto opportuna una visita urologica a scopo preventivo ogni 12 mesi poichè una adeguata prevenzione permette di scoprire eventuali patologie in uno stadio iniziale consentendo così di trattare le patologie della prostata in maniera sempre più efficace.
Come specialista di riferimento per le vie urinarie e l’apparato genitale maschile, l’Urologo vigila sulla salute dei pazienti in tutte le varie età della vita maschile con una particolare attenzione per gli uomini che hanno superato i 50 anni di età. Tali soggetti sono più esposti a rischi di patologie prostatiche che possono essere colte in fase precoce come l’IPB e il Carcinoma della Prostata.

E' sicuramente auspicabile che l'urologo venga interpellato e consultato dagli uomini di tutte le età e non solo da chi ha superato i 50 anni. Sia a scopo preventivo e di monitoraggio che qualora insorgano disturbi alle vie urinarie e genitali, l'Urologo è lo specialista a cui rivolgersi per la salute del proprio apparato urogenitale.

E' indispensabile però che il paziente si affidi all'urologo con fiducia e senza particolari ritrosie o pudori che spesso non fanno altro che ostacolare e ritardare il buon operato del medico.

Un semplice esame del sangue, un’esplorazione rettale eseguita da mani esperte ed eventualmente un’ecografia prostatica trans-rettale, possono in molti casi essere sufficienti a diagnosticare precocemente le patologie della prostata e migliorarne di conseguenza la terapia e l’evoluzione.
Soprattutto nel caso di un tumore della prostata una diagnosi precoce può significare una guarigione completa dalla malattia. Pertanto il compito dello specialista non è tanto quello di richiedere il Test PSA, ma piuttosto interpretare il valore di quest’ultimo nel contesto del quadro clinico, dirimendo tra le varie patologie, tumorali e non.
L’urologo non potrà forse evitare che insorga la malattia prostatica ma può sicuramente fare in modo che sia curata prontamente e nella maniera più efficace!

Informazioni sulla vasectomia

La sterilizzazione chirurgica rappresenta, sia per l’uomo sia per la donna, uno dei metodi contraccettivi più diffusi nel mondo. La pratica della vasectomia è considerata il metodo contraccettivo maschile più efficace e sicuro nell’ottica di una pianificazione famigliare. Tra le ragioni che inducono la coppia ad optare per la chiusura delle tube vi è la comodità di abbinare la procedura ad un parto ed il rifiuto da parte dell'uomo di sottoporsi a vasectomia per il timore di possibili, quanto infondati, effetti collaterali. Di contro, le coppie che decidono di ricorrere alla vasectomia, sono spinte da altri fattori, quali una forte motivazione da parte dell'uomo, la maggiore semplicità ed economicità dell’intervento, la scarsa incidenza di complicazioni, le limitazioni mediche o psicologiche alla contraccezione femminile, l’ottima compliance riferita dai pazienti che si sono già sottoposti alla procedura e che sono soddisfatti del risultato. In Italia il ricorso alla vasectomia è di gran lunga più limitato rispetto ad altri Paesi, ed è soprattutto svantaggiato dall’assenza di una legislazione chiara in merito alla sterilizzazione. Inoltre l’accostamento della medicina ai meccanismi riproduttivi dell’uomo viene spesso letto come interferenza con la natura ed è quindi sfavorito dalle implicazioni etiche che potrebbero derivarne. Tuttavia si è assistito ad un cambiamento di valutazione nei confronti di tale intervento, che dall’essere considerato in precedenza come una mutilazione grave ed invalidante viene oggi riconosciuto quale diritto individuale. La vasectomia trova rare indicazione oltre l’ambito contraccettivo in cui rappresenta in assoluto il metodo più sicuro ed efficace. Può essere effettuata per prevenire le prostatiti acute o per evitare l’insorgenza di epididimiti nei pazienti sottoposti a chirurgia prostatica. In Italia le indicazioni non contraccettive alla vasectomia hanno rappresentato per anni un espediente a cui ricorrere per raggirare la legge che vietava espressamente la sterilizzazione chirurgica. Ancora oggi, nonostante la norma che proibiva espressamente la sterilizzazione sia stata abrogata, e la legittimità della vasectomia sia stata sancita da numerose sentenze, molti medici ricorrono all’espediente del ricovero del paziente con diagnosi di Orchiepididimite Cronica per sottoporlo ad intervento di sterilizzazione. Allo stesso modo si agisce talvolta in ambito ginecologico, dove il ricovero di una donna con diagnosi di salpingite cronica bilaterale può essere il pretesto per una sezione delle tube. Le modalità di interruzione del dotto deferente sono molteplici ma la la legatura semplice dei monconi è sicuramente la più diffusa al mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Attualmente va affermandosi sempre più la No Scalpel Vasectomy (NSV), ovvero vasectomia senza bisturi, tecnica di semplice esecuzione con i vantaggi della minore invasività rispetto alle altre, l’assenza di un’incisione scrotale cruenta, la velocità di esecuzione e la rarissima incidenza di complicanze. Il quadro di Azoospermia, quindi il raggiungimento dell’obiettivo contraccettivo, si ottiene dopo circa 90 giorni dall’intervento e deve essere confermato da almeno 3 spermiogrammi consecutivi che rilevino l’assenza totale di spermatozoi. In caso di persistenza di spermatozoi immobili si informa il paziente circa la remota possibilità di gravidanza, mentre la presenza di spermatozoi vitali e di buon grado morfologico dopo 6 mesi dall’intervento ne indica il fallimento. Non esistono particolari controindicazioni all’intervento di vasectomia, ma si deve in ogni caso tener conto di eventuali situazioni cliniche che dovrebbero indurre il chirurgo ad escluderlo, quali infezioni locali o sistemiche, segni o sintomi di malattie sessualmente trasmesse e presenza di masse sospette testicolari. Prima di sottoporre un soggetto a vasectomia è opportuno quindi eseguire una serie di indagini uro-andrologiche di routine per valutare lo stato di salute riproduttiva del paziente, quali un’ecografia con eco-color Doppler testicolare ed un’indagine del liquido seminale per confermare la presenza di spermatozoi nell’eiaculato. Le complicanze post-chirurgiche più frequenti sono rappresentate dall’Orchialgia post-vasectomia, determinata dall’Aumento della Pressione Idrostatica Intraepididimaria, dall’epididimite, dal Granuloma Spermatico e dalla rara evenienza della Ricanalizzazione Spontanea. Un aspetto importante, di natura immunologica, è la Formazione di Anticorpi Anti-Spermatozoi (ASA) i quali possono danneggiare la capacità fecondante degli spermatozoi influenzandone negativamente la motilità, la penetrazione nel muco cervicale e l’interazione con l’ovocita. È importante tener conto di questa evenienza qualora il paziente vasectomizzato “pentito” decidesse di ricorrere al Reversal microchirurgico. Secondo la nostra esperienza e dai dati riportati da altri Autori, il Reversal della Vasectomia è una pratica che offre una discreta percentuale di successo della performance chirurgica, ma un pregnancy rate non particolarmente elevato con un range compreso tra il 30 ed il 60%. Altri autori riportano che la probabilità massima di gravidanza dopo un Reversal non supera il 67%. Per quel che riguarda le paventate ripercussioni sulla virilità, si tratta di un fenomeno legato a retaggi culturali, più presenti nei paesi latini ed africani e molto meno in quelli anglosassoni. Dalla letteratura emerge che nel paziente vasectomizzato possono instaurarsi squilibri psico-sessuologiche di varia entità (senso di rammarico, dimostrazione della virilità in forma aggressiva, difficoltà a raggiungere l’orgasmo, impotenza). È utile quindi che la valutazione uro-andrologica del paziente sia supportata anche da figure specialistiche (psicologo, sessuologo, psichiatra) in grado di utilizzare correttamente strumenti di indagine dell’area psicologico-emotiva, in modo da porre l’intervento di vasectomia al termine di un percorso di accompagnamento e approfondimento del problema. Nel corso dei secoli, la morale e la deontologia medica hanno interpretato l’atto sterilizzante come una mutilazione lesiva dell’integrità fisica e psicologica della persona che la subisce. Nel nostro Paese tale concezione ha esercitato una notevole influenza anche sugli aspetti giuridici della questione, tanto che nel passato si rese necessario operare una marcata distinzione tra la sterilizzazione praticata per ragioni strettamente terapeutiche e la sterilizzazione attuata per altri motivi non strettamente terapeutici. Attualmente nessuna distinzione di tal genere merita di essere fatta, atteso che la finalità dell’intervento deve essere comunque tesa sempre al miglioramento della salute, anche psichica, del soggetto richiedente e, in senso più ampio, della coppia. Pur mancando una specifica previsione normativa, numerose sentenze hanno sancito che la sterilizzazione volontaria (finalizzata al miglioramento della salute nell’eccezione più ampia del termine) deve essere considerata atto medico lecito allorquando sostenuto da un esplicito, libero, informato e valido consenso informato. La decisione del paziente deve essere preceduta da una dettagliata informazione da parte del medico sul quale grava anche l’obbligo di effettuare ripetuti controlli post-operatori, tenuto conto che potrebbe presentarsi un’eventuale gravidanza non voluta. Durante i colloqui con il paziente è necessario risaltare il concetto che la pratica della vasectomia è una tecnica definitiva e che dopo l’intervento gli sarà preclusa la possibilità di fecondare. È evidente che i progressi compiuti dalla medicina, in particolare in materia di PMA, non precludono a priori la possibilità di avere un figlio anche a chi si sia volontariamente sottoposto a sterilizzazione chirurgica. La donna sterilizzata, ad esempio, continua a disporre di ovaie funzionali e, oltre a poter ricorrere al tentativo di ricostruzione tubarica, può essere sottoposta ad intervento di pick-up ovocitario e successiva FIVET. Allo stesso modo il maschio vasectomizzato può essere sottoposto ad intervento di recupero chirurgico di gameti testicolari o epididimari (MESA, PESA, TESE, MicroTESE) da utilizzare per tecniche di PMA. Contestualmente a tale intervento si dovrebbe tentare anche la ricostruzione microchirurgica dei dotti deferenti per ristabilirne la pervietà e per dare la possibilità alla coppia di ottenere un concepimento per vie naturali. Tutto ciò nel rispetto della Legge 40/2004 che impone la gradualità degli interventi terapeutici nella coppia che intende iniziare un programma riproduttivo. I dati riportati in letteratura segnalano che tra le precauzioni da adottare prima di una vasectomia c’è quella di proporre al paziente la crioconservazione del liquido seminale. Questa procedura, se da un lato contrasta con le forti motivazioni che dovrebbero spingere il paziente all’intervento, dall’altro tiene conto delle numerose evidenze che fanno notare come vi sia un significativo aumento delle richieste di ripristino della fertilità. La morte di un figlio o una nuova relazione sono eventi che possono suscitare pentimento per aver voluto rinunciare, potenzialmente per sempre, alla funzione riproduttiva. Le informazioni generali che il medico deve tener presente e delle quali deve necessariamente discutere con il paziente sono rappresentate dai seguenti punti: la vasectomia è consigliata in coppie consolidate (=35 anni) e con figli (=2); il maschio deve essere ben motivato (valutazione psicologica); il paziente deve essere a conoscenza delle possibili sequele post-operatorie (ematoma, infezione, dolore), della possibilità d’insuccesso, di ricanalizzazione spontanea e di produzione di ASA; inoltre il paziente deve comprendere pienamente la necessità di sottoporsi a controlli seminali ripetuti nel tempo prima di considerare l’intervento di sterilizzazione pienamente riuscito e quindi la necessità di ricorrere a metodi contraccettivi alternativi fino ad allora. Il paziente deve essere pienamente consapevole dell’irreversibilità del trattamento dal punto di vista motivazionale, ma dal punto di vista meramente tecnico, e alla luce delle più recenti acquisizioni in tema di ricanalizzazione microchirurgica dei deferenti e di PMA, la possibilità di un futuro concepimento non può essere esclusa in modo completamente definitivo. Nel rispetto quindi dello ius poenitendi del paziente, riteniamo utile informare il paziente su questa possibilità offerta dalla medicina e su quelle che sono la reali possibilità di successo di tali tecniche.

domenica 6 giugno 2010

FIMOSI

La fimosi è la situazione anatomica per la quale il prepuzio si presenta di larghezza non sufficiente per lo scorrimento e lo scoprimento del glande. Questo restringimento del prepuzio non è una malattia in senso stretto ma una caratteristica morfologica del pene che può causare disagi e malattie.

Fimosi congenita
La fimosi è congenita quando il restringimento prepuziale è presente fin dalla nascita. In questo caso l’intervento chirurgico correttivo è consigliabile solo se si tratta di una fimosi serrata e cioè con un prepuzio talmente ristretto da rendere difficile la capacità di orinare liberamente e di effettuare la normale e necessaria igiene. Nel caso della fimosi non serrata del bambino non è necessario operare ed il più delle volte si risolverà con una progressiva ginnastica di scorrimento.

Fimosi acquisita
Si tratta di fimosi acquisita quando il paziente normale in età adulta subisce un processo infiammatorio al glande dovuto a funghi o batteri che sfocia in una reazione di restringimento del prepuzio. In questo caso è solitamente necessaria la correzione chirurgica.

Distinguendo il grado di severità di questo problema il restringimento del prepuzio può essere classificato in fimosi serrata e fimosi non serrata.
Fimosi serrata
Si tratta del caso più severo di restringimento. Lo scoprimento anche parziale del glande è impossibile anche a pene non eretto. La fimosi serrata comporta difficoltà nell’orinare, rapporti sessuali praticamente impossibili e grossi problemi d’igiene. Il paziente affetto potrà risolvere questoproblema esclusivamente affidandosi alla terapia chirurgica.


Fimosi non serrata
Nel caso del restringimento del prepuzio di minore entità che permette lo scoprimento del glande anche solo parziale quando il pene è in erezione. La forzatura di questo restringimento può provocare lo strozzamento del glande (parafimosi) con l’impossibilità di ricoprire nuovamente lo stesso.Nel caso di parafimosi è necessario di solito l’intervento d’urgenza.

Parafimosi
E’ una patologia possibile nei maschi non circoncisi dovuta allo strozzamento del pene dovuto alla presenza di un anello ristretto nel prepuzio. Il fatto avviene quando un paziente con fimosi non serrata scopre il glande in erezione ed il prepuzio strozza l’asta rendendo impossibile il ritorno alla posizione coperta. Tale evento se non risolto immediatamente può provocare la cancrena del pene.

Cura della fimosi
La cura della fimosi serrata è chirurgica. Non è infatti possibile pensare ad un progressivo allargamento del prepuzio con progressiva ginnastica di scorrimento in quanto la differenza da colmare è eccessiva e le necessità di igiene incombono il paziente. Nel caso invece della fimosi non serrata il medico deve valutare con il paziente le specifiche caratteristiche in maniera da consigliare la soluzione migliore (chirurgica / ginnastica scorrimento).

Intervento chirurgico
L'intervento indicato per la correzione della fimosi è la circoncisione, cioè l'asportazione della porzione eccedente del prepuzio responsabile del restringimento.

mercoledì 12 maggio 2010

Liberati dall’Eiaculazione Precoce. E’ il momento di chiedere la soluzione al medico.


Diagnostica Globale
Struttura Privata

Dott. De Siati Mario

Via Lama, 267
74100 Taranto
(Taranto)

Telefono:
0997.770127
Orario prenotazione:
9.00 - 12.00 / 16.00 - 19.30
Numero Verde Informazioni:
800.933318

giovedì 6 maggio 2010

LA LONGEVITA’ DIPENDE PER CIRCA IL 70% DA FATTORI AMBIENTALI COME UNA BUONA VITA SOCIALE

segreto per vivere fino a 100 anni non sta nella genetica ma nella personalita' e in uno stile di vita sano e sereno, circondati da familiari e amici. Lo indica una ricerca australiana su quasi 200 persone di 100 anni o piu', che ha individuato diversi tratti comuni, fra cui non fumare, non bere in eccesso e mantenere un peso regolare, ma anche buone relazioni e contatti sociali. Altri fattori determinanti sono rappresentati dall’ottimismo e dall’apertura al cambiamento.
L'autore della ricerca, il prof. Robyn Richmond della Scuola di salute pubblica dell'universita' del Nuovo Galles del sud, in una relazione alla Conferenza della Federazione internazionale sull'invecchiamento a Melbourne, ha evidenziato che circa il 20-30% della probabilita' di arrivare a 100 anni dipende dai geni e che quindi i fattori ambientali hanno un peso fra il 70 e l'80%.
Nel campione studiato sono stati osservati livelli di depressione piu' bassi del resto della comunita' e un'incidenza minore di malattie cardiache rispetto agli ottantenni. Un fattore chiave si e' rivelata la rete di relazioni. Dei 188 partecipanti, l'88% ha contatti con la famiglia almeno una o due volte la settimana, il 26% ha contatti quotidiani con familiari e il 76% partecipa regolarmente ad attivita' di gruppo organizzate. Per il 90% sono sposati o vedovi e il 10% separati, divorziati o mai sposati.

domenica 2 maggio 2010

PAPILLOMAVIRUS: Ipotesi di vaccino anche per i maschi

MILANO - La diffusione del Papillomavirus (Hpv) attraverso il sesso orale potrebbe essere la causa del forte aumento di un tipo di tumore della bocca, il carcinoma a cellule squamose dell’orofaringe. Lo sostengono gli autori, inglesi e americani, di uno studio pubblicato sul British Medical Journal, i quali ipotizzano, a questo punto, che la vaccinazione potrebbe essere utile non solo per le ragazzine (per le quali in molti Paesi industrializzati sono state lanciate ampie campagne di immunizzazione), ma anche per i coetanei maschi. Che fare sesso possa essere direttamente responsabile dell’insorgere del cancro orale è un’affermazione decisamente sopra le righe per gran parte della comunità scientifica. «Bisogna essere cauti – sottolinea Luciano Mariani, ginecologo oncologo dell’Istituto Regina Elena di Roma -. L’infezione da Hpv è sì sessualmente trasmissibile e ci sono molte ricerche in atto per verificare il ruolo giocato dal virus nello sviluppo di altre neoplasie oltre a quelle della cervice uterina. Come quelle della bocca, appunto. E quelle rarissime dell’ano, che pure stanno diventando molto più frequenti».

BOCCA, ATTENTI A ALCOL E FUMO - L’Hpv è ormai tra le cause riconosciute dei tumori del cavo orale (legati ai ceppi 16 e 18 del virus), oltre a quelle dei tumori del collo dell’utero e di altre aree genitali, sia femminili che maschili. Secondo diversi studi l’aumento dei casi di cancro delle tonsille e della base della lingua negli ultimi anni è da attribuire alla grande diffusione del virus: l’infezione, che avviene con i rapporti sessuali, è in effetti comunissima e nella gran parte dei casi si risolve senza sintomi o disturbi. Ma, fra i responsabili delle neoplasie del cavo orale, non vanno dimenticati alcol e fumo, che aumentano (anche di 20 volte) le probabilità di ammalarsi.

LO STUDIO – I tumori di testa e collo contano circa 640mila nuovi casi ogni anno nel mondo (più di seimila in Italia) e colpiscono soprattutto gli uomini fra i 50 e i 70 anni. Nonostante in tempi recenti sia registrato un generale declino di queste neoplasie, l’incidenza del carcinoma a cellule squamose dell’orofaringe è notevolmente aumentata, soprattutto nei Paesi più sviluppati. Fra il 1999 e il 2006, ad esempio, negli Stati Uniti l’incidenza è cresciuta del 22 per cento e fra gli uomini britannici (nel periodo1989-2006) è persino raddoppiata, passando da 7 a 11 casi ogni 100mila abitanti. Inoltre, tra il 60 e l’80 per cento delle biopsie eseguite negli Stati Uniti hanno rivelato la presenza del virus Hpv nei malati, ma è stato registrato un incremento del 70 per cento nella presenza del virus anche in Svezia. È in base a questi dati, che gli autori dello studio hanno ipotizzato un legame fra il notevole rialzo dei casi e la diffusione del papillomavirus.

CANCRO PIU’ CURABILE SE C’E’ IL VIRUS - In Italia, il tasso di mortalità per le neoplasie di testa e collo a cinque anni è di oltre il 70 per cento e chi riesce a sopravvivere spesso deve sottoporsi a interventi estremamente invasivi. La diagnosi precoce, ancora una volta, è fondamentale sia per accrescere le chance di guarigione, sia per la possibilità di sottoporsi a trattamenti più soft. Diverse ricerche, inoltre, hanno dimostrato che alcune forme di tumore del cavo orale sono più curabili quando sono legati alla presenza del papilloma virus umano (Hpv), mentre sembrano rispondere meno alle terapie le neoplasie che dipendono da altre cause, come il fumo e l’alcol.

VACCINARE I MASCHI? – «Il Papillomavirus è responsabile, fra l’altro, di neoplasie rare e infezioni all’apparato genito-urinario maschile» ricorda Sandra Mazzoli, responsabile del Centro di malattie sessualmente trasmissibili dell’Ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, che sostiene la necessità di estendere il vaccino anti-Papillomavirus anche ai giovani maschi, prima che incomincino l’attività sessuale. Da un lato, per limitare la diffusione di infezioni da Hpv negli uomini, per ridurre le possibilità di contagio durante i rapporti sessuali e, quindi, ridurre il rischio di tumori della cervice uterina nelle donne non vaccinate. Dall’altro, per prevenire possibili implicazioni del Papillomavirus nell’apparato genito-urinario maschile, che potrebbe indurre lo sviluppo di tumori rari come quelli del pene e dell’ano. «Negli Stati Uniti – dice Mariani – l’Fda ha già approvato l’indicazione del vaccino per i ragazzi fra 9 e 26 anni. L’Emea sta valutando per l’Europa. Sia chiaro, però, che per i maschi la protezione è valida contro i condilomi, infezioni molto diffuse ma benigne». E che non sarà certo rimborsabile dal Ssn come per le bambine, perchè stiamo parlando di patologie completamente differenti.

Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)
21 aprile 2010

mercoledì 28 aprile 2010

Il tumore della cervice uterina e HPV

Il tumore della cervice uterina è la
seconda causa di morte per cancro nelle
donne in tutto il mondo, dopo il cancro del
seno1.
La peculiarità di questa
neoplasia è di avere
come elemento indispensabile
per il suo
sviluppo l’infezione,
acquisita prevalentemente
per via sessuale,
da uno dei sottotipi
oncogeni di papillomavirus
umano
(Human Papilloma
Virus, HPV)2, che è
considerato il cancerogeno
biologico più
potente della specie
umana.Alcuni genotipi virali, HPV
16 e HPV 18 sono quelli
più importanti per la carcinogenesi
cervicale, poiché
identificati nel 70%
dei tumori squamosi.
L’HPV è di solito trasmesso
in seguito a rapporti
sessuali. È ritenuta l’infezione
a trasmissione sessuale
più frequente al
mondo. Circa la metà delle infezioni
avviene fra i 15 e 25 anni2 e l’80%
delle donne sessualmente attive è contagiato
entro i 50 anni.

L’incidenza annuale di nuovi casi di cancro
della cervice nel mondo è stimata in 493.000
nuovi casi, con 274.000 morti.

domenica 25 aprile 2010

Disturbo dell’Orgasmo Maschile

Il Disturbo dell’Orgasmo Maschile è caratterizzato da un persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo dopo una fase di normale eccitazione sessuale, che causa notevole disagio o difficoltà interpersonali.

Per valutare se l’orgasmo è effettivamente ritardato, è necessario valutare l’età del soggetto e l’adeguatezza della stimolazione nella sua intensità e durata.

La maggior parte dei soggetti che non riescono a raggiungere l'orgasmo durante il rapporto sessuale, ci riescono in seguito a stimolazione manuale o orale da parte del partner. Alcuni, invece, riescono a raggiungere l'orgasmo durante il coito, ma solo dopo una preliminare stimolazione di tipo manuale o orale assai intensa e prolungata; altri, infine, riescono a raggiungere l'orgasmo solo con la masturbazione.



Criteri diagnostici


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A. Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo dopo una normale fase di eccitazione sessuale nell’ambito di una attività sessuale che il clinico, tenendo conto dell’età del soggetto, giudica adeguata per localizzazione, intensità, e durata.
B. L’anomalia causa notevole disagio o difficoltà interpersonali.
C. La disfunzione dell’orgasmo non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale.


Unfortunately, there is no instant cure. At present, there are no drugs that will make a man come.
But there is a good chance of putting things right through counselling, provided both the man and his partner really want to cure the problem.

Counselling
The object of therapy is to gradually diffuse the man's anxiety about giving up control so he can climax inside his partner without difficulty.

The most common method is based on the work of American experts who have developed behaviourist ways of helping the man to relax and 'let go' when he is with his partner.

Generally, the man can reach orgasm by self-masturbation and maybe through love play, but not through intercourse.

So the therapist may encourage the couple to gradually proceed to a situation where the man can ejaculate just outside his partner's vagina, and eventually go on from there to a more 'advanced' situation where he is able to cope with ejaculating inside her.

American sex experts Masters and Johnson have also devised a slightly different therapy:

first, the couple go through a period of treatment in which actual sex is off limits, but kissing and cuddling are encouraged
they progress to a stage where the woman, sitting astride the man, masturbates him till he reaches orgasm - even if this takes two hours or more
finally, they move to a situation where she lowers herself onto him shortly before he climaxes.

mercoledì 17 marzo 2010

Salute cardiovascolare e salute sassuale sono strettamente collegate

I sette «segreti» di un cuore sano
Le regole d'oro stabilite dai cardiologi americani: niente fumo, tanto movimento, peso «giusto», dieta equilibrata, colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo
I sette «segreti» di un cuore sano

Le regole d'oro stabilite dai cardiologi americani: niente fumo, tanto movimento, peso «giusto», dieta equilibrata, colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo





Niente fumo, tanto movimento e dieta equilibrata; colesterolo, pressione e glicemia sotto controllo. Raccomandazioni scontate, ma spesso poco seguite nella pratica. E il cuore potrebbe soffrirne. Ma come raggiungere la salute cardiovascolare ideale? Un aiuto arriva dall’American Heart Association che ha pubblica nella versione on line della rivista Circulation le 7 regole d’oro da seguire e un test per calcolare in pochi minuti come trattiamo il nostro cuore. «Una nostra recente indagine evidenzia che, sebbene il 39% degli intervistati pensi di avere una salute cardiovascolare ideale, la metà di essi dichiara che il proprio medico gli ha diagnosticato almeno un fattore di rischio cardiovascolare – dice il presidente dell’American Heart Association, Clyde Yancy – . Ciò significa che comportamenti errati, come vita troppo sedentaria o alimentazione squilibrata, non sono collegati al rischio di malattie cardiovascolari. E noi ci proponiamo di ridurle di almeno il 20% entro il 2020». Da qui la scelta di fornire alla popolazione i «numeri» per monitorare i comportamenti a rischio.

SETTE SEMPLICI MOSSE - Per raggiungere la salute cardiovascolare «ideale», dicono i cardiologi, bisognerebbe non aver mai fumato o aver smesso da più di un anno; avere un indice di massa corporea inferiore a 25 kg/m2 (calcolato dividendo il peso per l’altezza al quadrato); fare almeno 150 minuti di esercizio fisico moderato o 75 minuti di esercizio intenso a settimana; seguire una dieta equilibrata, mangiando soprattutto frutta e verdura, cereali, pesce (almeno 2 volte a settimana), carni magre, cibi con pochi grassi, non bere bevande troppo zuccherate, ridurre a meno di 1.500 milligrammi il consumo quotidiano di sale; avere il colesterolo totale inferiore a 200 mg/dL, la pressione arteriosa intorno ai valori 120/80 mm Hg, la glicemia a digiuno inferiore a 100 mg/dL. «Il primo passo è conoscere i valori di colesterolo, pressione e glicemia e cosa significano – suggerisce Clyde Yancy- . Il successivo è cercare di essere in regola almeno con uno dei sette obiettivi». Insomma, un passo alla volta. Non riuscite a mettervi a dieta? Concedetevi un’altra chance; nel frattempo provate a buttare definitivamente le sigarette e, magari, a muovermi di più. Così guadagnerete punti nella «My Life Check» .


IL COMMENTO - «La maggior parte di noi è sottoposta ogni giorno a continue pressioni, al lavoro, in famiglia, che spesso può “compensare” con abitudini poco sane, come mangiar male o fumare troppo – fa notare il cardiologo Attilio Maseri, presidente della Fondazione «Per il tuo cuore» per la lotta alle malattie cardiovascolari - . Il medico, allora, dovrebbe dare consigli positivi, aiutare a fare prevenzione “su misura”. Se ci prescrivono 3 ore di esercizio fisico a settimana difficilmente lo faremo; diverso, invece, se andiamo in palestra o a correre perché ci divertiamo. Spesso comportamenti poco salutari, come una vita sedentaria o un’alimentazione priva ad esempio di frutta e verdura, sono il risultato di stili di vita sbagliati fin dall’infanzia – continua Maseri - . Aver reintrodotto nel nostro Paese l’educazione fisica nelle scuole elementari è un buon inizio. I bambini devono poter rincorrersi, giocare a nascondino invece di stare seduti davanti a tv e computer».

Maria Giovanna Faiella
16 febbraio 2010(ultima modifica: 16 marzo 2010)

domenica 14 marzo 2010

L'amore degli anni 60 (e oltre)

Un'indagine Usa ha analizzato i comportamenti sessuali delle persone anziane. Maschi più attivi, fino a tarda età, grazie anche alle pillole
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MILANO - La vita Viagra è il titolo, azzeccato, di un libro uscito di recente. Che calza a pennello a quanto sta accadendo alla sessualità degli uomini oltre i sessant'anni, sessualità che sembra riscoprire freschezza grazie alla pillola blu, quasi una nuova «vita». Il libro scritto da Mariangela Mianiti per l'editore Derive-Approdi, analizza le conseguenze della chimica anti-impotenza sull'uomo giovane e su quello maturo, ma non tiene conto di quanto questi nuovi farmaci abbiamo modificato la «longevità» sessuale degli uomini più in là con gli anni. Perché se è vero che solo a Milano nell'ultimo anno sono state vendute duecentomila confezioni dei farmaci salva virilità e che in Italia il loro giro di affari annuo è di 200 milioni di euro, non era ancora chiaro l'effetto «ringiovanimento» del maschio grazie al Viagra e simili. Lo ha scoperto una ricerca, realizzata negli Stati Uniti (in Usa il successo di queste pillole è analogo a quello che si registra in Europa), appena pubblicata sulla rivista British Medical Journal.

L'INDAGINE - Ricerca che da una parte conferma che gli anziani, uomini e donne (queste se hanno un partner), fanno sesso fino a tarda età, dall'altra mette in evidenza un dato nuovo: negli Stati Uniti la disponibilità dei farmaci per la disfunzione erettile (il Viagra è entrato in commercio nel 1998) ha spostato la longevità sessuale degli uomini di un anno in media rispetto a quanto accadeva in epoca pre-pillola azzurra. Non a caso, nelle interviste, fra i sessanta e gli ottantacinque anni, il 14 per cento degli uomini confessa di avere fatto uso regolarmente di questi farmaci nei 12 mesi precedenti. L'indagine, realizzata dal centro di economia e demografia dell'invecchiamento dell'università di Chicago, ha raggiunto mediante questionari inviati per posta e interviste telefoniche oltre seimila persone negli gli Stati Uniti, in due grandi gruppi di popolazione, fra i 57 i 64 anni il primo, fra i 65 e i 74 ed oltre il secondo. Scoprendo oltre all'effetto Viagra, altre cose interessanti. Prima fra tutte, che il detto «quando c'è la salute, c'è tutto» dopo i settanta, diventa anche «quando c'è la salute, c'è il sesso». È una delle correlazioni «più forti» che scaturiscono dallo studio, valida, però, più sul versante maschile che su quello femminile: quando nella vita dell'uomo compare una malattia, l'interesse per l'altro sesso decade precipitosamente. «Non è così strano — commenta Marco Trabucchi, Presidente dell'Associazione italiana di psicogeriatria che tra un mese terrà a Gardone Riviera il suo decimo congresso annuale — ; l'uomo è molto più fragile psicologicamente, ha paura di perdere l'integrità fisica: lo abbiamo dimostrato chiaramente con uno studio sulle persone anziane, oltre i settantacinque anni, che vanno incontro ad una frattura del femore: fra gli uomini la comparsa della depressione è decisamente più frequente».

LE DONNE - Nella donne le cose sembrano più complicate: via via che invecchiano, l'attività sessuale si lega strettamente alla presenza del coniuge (mentre l'uomo sembra mantenere una vita sessuale fino in tarda età, se è in buona salute, anche senza una moglie o una compagna fissa), ma anche fra quelle sessualmente attive, la metà circa se ne dichiara insoddisfatta. Perché? Per disturbi organici, come secchezza vaginale e dei genitali esterni, ma anche per un calo del desiderio e dolore durante il rapporto. «Non mi meraviglia - commenta Roberta Rossi, docente di psicopatologia del comportamento sessuale all'università La Sapienza di Roma, che ha fatto ricerche sulla sessualità degli anziani — . Per la donna la sessualità oltre i sessantacinque anni più che penetrativa è affettiva, anche quando è in buone condizioni di salute. Si deve dare la colpa al Viagra per lei che ancora non c'è, al fatto che sono scomparsi gli estrogeni, ai tabù che ancora sussistono, basta dirne uno, "la donna è attraente solo se giovane"? In un momento storico confuso ma anche di grande mutamento dei ruoli, come quello attuale, è difficile trovare una risposta. Basta pensare ad un dato emerso più volte in ricerche condotte anche in Italia: la donna più longeva sessualmente, sempre all'interno di una relazione stabile (è questa condizione imprescindibile) non è la casalinga, ma la donna che ha, o ha avuto, una realizzazione professionale». Ma che cosa succede alla donna quando supera la boa dei settanta? Stando alla ricerca condotta negli Stati Uniti, a 75 anni il 16,8 per cento delle donne ha ancora una vita sessuale, mentre fra gli uomini della stessa età la percentuale arriva al 38,9 per cento. Ma se andiamo a vedere quante donne fra i 75 e gli 85 anni hanno ancora un marito, ci accorgiamo che solo il 38,5 per cento ha un coniuge. Al contrario è ancora sposato, o ha comunque con una compagna fissa, il 72 per cento degli uomini nella stessa fascia di età. C'è poco da fare: la longevità comporta anche un po' di solitudine. Almeno così sarà finché l'uomo non avrà trovato il modo di allungarsi la vita di un decennio. O la donna, il suo Viagra.

Franca Porciani
fporciani@corriere.it
14 marzo 2010

martedì 9 marzo 2010

L'ATTIVITA' FISICA MIGLIORA LE PRESTAZIONI SESSUALI

Fare attivita' sportiva aerobica regolare per almeno tre ore alla settimana puo' aumentare il desiderio e la soddisfazione nel rapporto sessuale, oltre che contribuire in modo significativo a combattere la disfunzione erettile. Infertilita' e disfunzione erettile, infatti, sono determinate anche da comportamenti e stili di vita non corretti.
Lo sottolinea in una nota la Societa' italiana di andrologia, che quest'anno dedica proprio al rapporto tra disfunzioni sessuali e attivita' fisica la decima edizione della Settimana della prevenzione andrologica, in programma dal 15 al 19 marzo con oltre 200 ambulatori pubblici e privati pronti a effettuare visite specialistiche gratuite in tutta Italia.
"Esiste un rapporto strettissimo tra disfunzioni sessuali, problemi cardiovascolari e sedentarieta' - spiega Vincenzo Gentile, presidente della Societa' italiana di andrologia - La disfunzione erettile, in particolare, e' sinonimo di disfunzione endoteliale e, come tale, identifica un legame molto stretto tra pene e cuore. Opinione, questa, confermata da recenti ricerche che hanno evidenziato come la comparsa di disturbi dell'erezione sia indice di un elevato rischio d'infarto nei successivi 2 o 3 anni".
La convinzione che fare movimento faccia bene anche alla sessualita' e' confermata anche da uno studio scientifico realizzato da ricercatori italiani. Secondo i risultati di questo studio e' sufficiente bruciare circa 1.500 kilocalorie a settimana facendo jogging, esercizi aerobici, bicicletta o cyclette, una passeggiata nel parco o una nuotata, per avere giovamento a livello di prestazioni sessuali.
Lo studio e' stato realizzato in Italia su 60 pazienti con disfunzione erettile, tra i 40 ed i 60 anni di eta', e fisicamente non attivi o poco attivi (meno di 2 ore di attivita' sportiva a settimana), trattati solo con un farmaco efficace contro la disfunzione erettile oppure con lo stesso farmaco associato ad attivita' sportiva aerobica regolare per almeno 3 ore alla settimana.
I risultati sono stati sorprendenti, poiche' il gruppo che, oltre alla terapia farmacologia svolgeva anche attivita' fisica, ha presentato un miglioramento della funzione erettile oltre che degli altri parametri della soddisfazione sessuale rispetto al gruppo con sola terapia farmacologica.

sabato 6 marzo 2010

Settimana della Prevenzione Andrologica -Puglia (marzo 2010)

Puglia
· Bari - Casa di Cura S. Maria SPA - M. Bottalico - 080.5040922
· Bari - A.O.U. Consorziale, Policl. di Bari, U.O. Urologia II Universitaria - A. Pagliarulo, A. Vitarelli,
E. Lavelli - 080.5595232/33
· Bari - Policl. di Bari, Sez. di Urol., Androl. e Trapianti di Rene - F.P. Selvaggi, C. Bettocchi, F.
Palumbo - 080.5592376
· Bari - Studio Medico - F.M. Boscia - 080.5212266
· Acquaviva delle Fonti - Ospedale Gen. Reg. F. Miulli, U.O. di Urologia - G.M. Ludovico, G. Cardo,
G. Pagliarulo - 080.3054278
· Barletta - Studio Medico - A. Corvasce - 0883.534731
· Castellana Grotte - Studio Medico - G. Lorusso - 080.4965983
Foggia - Ospedali Riuniti di Foggia - L. Cormio, P. Annese, F. Turri - 0881.736059
· Galatina - Osp. Santa Caterina Novella, Ambulatorio di Andrologia - A. Di Filippo - 0836.529743
· Nardò - Studio Medico - L. Coppola, G. Presicce - 0833.567547
· San Severo - Presidio Osp. Teresa Masselli, S.S. Dipartim. di Urologia e Amb. di Andrologia
Convenz. - F. Di Ceglie - 088.2200111/448
· Statte - Studio Medico - G. Lorusso - 099.4746722
· Taranto - ASL 3 Taranto - G. Ressa - 327.3292590
· Taranto - Studio Medico - M. De Siati - 099.7770127
· Taranto - Casa di Cura S. Rita - M. Salomone - 099.7350779

mercoledì 3 marzo 2010

La dieta giusta per l'ipertensione (e per mantenere in buona salute anche la vascolarizzazione peniena)

Pochi carboidrati, frutta e verdura, pochi grassi: così la pressione scende e ci guadagna anche il cuore

La dieta giusta per l'ipertensione

Pochi carboidrati, frutta e verdura, pochi grassi: così la pressione scende e ci guadagna anche il cuore

MILANO - Chi soffre di pressione alta lo sa: bisogna dare un taglio al sale. Però non basta: una dieta che riduca veramente la pressione deve prevedere pochi grassi, pochi carboidrati preferibilmente da cereali integrali, tanta frutta e verdura. I consigli arrivano da due ricerche uscite sugli Archives of Internal Medicine: entrambe hanno coinvolto circa 150 persone sovrappeso od obese, entrambe sono andate a vedere gli effetti di due diverse diete sulla pressione ma anche su altri fattori di rischio cardiovascolare tra cui la glicemia, i grassi nel sangue, la massa del ventricolo sinistro del cuore, lo stato di salute delle arterie.

DUE DIETE – Il primo studio ha messo a confronto un regime a bassissimo contenuto di carboidrati (meno di 20 grammi al giorno) con una dieta a basso contenuto di grassi a cui veniva aggiunto un farmaco anti-obesità, l'orlistat. I pazienti, diabetici in un caso su tre, hanno seguito la dieta assegnata per poco meno di un anno; al termine si è visto che tutti avevano perso peso in quantità analoga (circa il 10 per cento), però la dieta quasi priva di carboidrati avrebbe qualche vantaggio in più: era infatti più efficace nel tenere pressione, glicemia e insulinemia sotto controllo. La seconda ricerca ha invece messo alla prova una dieta anti-ipertensione per eccellenza, la DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), dimostrandone l'efficacia non solo nel tenere sotto controllo la pressione, ma anche nel ridurre la massa ventricolare cardiaca sinistra, che quando è in eccesso è un segno di scompenso (non a caso poco tempo fa alcuni ricercatori avevano dimostrato che la DASH diminuisce il rischio di insufficienza cardiaca, e nel migliorare la funzionalità dei vasi, che sono risultati più elastici e in miglior salute.

BENEFICI – I capisaldi della dieta DASH, molto in voga negli Stati Uniti, ricordano da vicino i principi-base della dieta mediterranea: molta frutta e verdura, latticini magri, cereali, proteine in quantità moderata e pochi, pochissimi grassi, soprattutto saturi. Sull'altra dieta magari c'è da far qualche distinguo, perché eliminare quasi completamente i carboidrati non è detto che sia una buona idea, anzi. Senza esagerare con le restrizioni, insomma, la strada per tenere sotto controllo pressione e altri fattori di rischio cardiovascolare pare tracciata. «Pochi grassi animali, cibi sani, calorie commisurate al dispendio energetico – conferma Massimo Volpe, presidente della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC) –. Che l'alimentazione giochi un ruolo di primo piano nel prevenire le malattie cardiovascolari è un dato di fatto ormai noto. È però più problematico tracciare indicazioni valide sempre e comunque al di là di alcuni “pilastri” fondamentali, perché ciascuno ha determinate caratteristiche che impongono scelte diverse».

LIMITI – Il cardiologo sottolinea anche che i pazienti che hanno già qualche fattore di rischio sballato non possono sempre aspettarsi miracoli cambiando dieta: «C'è chi trae molti vantaggi da un mutamento dell'alimentazione, ad esempio chi è obeso, soffre di sindrome metabolica o ha una forte familiarità per le malattie cardiovascolari – spiega Volpe –. In altri casi, ad esempio negli ipertesi, i vantaggi ottenibili cambiando alimentazione sono importanti, ma non sempre decisivi: gli stessi studi sulla dieta DASH hanno verificato che la pressione scende, ma che non si ottengono benefici in termini di riduzione della mortalità o dell'incidenza di eventi cardiovascolari. Ciò significa che una riduzione dei parametri di rischio come quella osservata in questi due studi è un buon risultato, ma spesso non basta a risolvere tutto: se c'è un problema clinico specifico è opportuna una valutazione attenta per associare all'alimentazione altre misure preventive, anche farmacologiche», conclude Volpe.

Elena Meli
01 marzo 2010

martedì 2 marzo 2010

I TEST PER IL CANCRO ALLA PROSTATA SAREBBERO INUTILI

Secondo quanto risulta da un'inchiesta del mensile Focus, in edicola, la diagnosi precoce non serve, numeri alla mano. A 50 anni, infatti, piu' del 35% dei maschi ha un tumore della prostata e a 80 anni la percentuale sale addirittura al 70%. Cio' significa che la stragrande maggioranza degli uomini morira' "con" il cancro alla prostata, e non a causa del tumore. Non solo, ma lo studio europeo dell'Erspc, European Randomised study of screening for Prostate Cancer, ha calcolato che su 1.000 uomini (cinquantenni sani e senza sintomi) sottoposti al test Psa per la diagnosi precoce, si salvera' la vita solo una persona. Su 1.000 uomini, solo 150 risulteranno avere valori elevati e di questi, 130 saranno negativi al tumore e soltanto a 20 sara' diagnosticato il tumore. Di questi 20 tumori, 10 sono "indolenti", ovvero non si evolvono e non hanno conseguenze e pertanto diagnosticarli e' stato inutile. Degli altri 10 tumori diagnosticati, 6 manifesterebbero comunque i sintomi e pertanto sarebbero intercettati e guariti e i 4 restanti sarebbero comunque mortali, anche se diagnosticati precocemente.
Non a caso, l'American Cancer Society ha dichiarato che con il test e' 50 volte piu' probabile rovinarsi la vita che salvarla. La prevenzione piu' efficace contro il tumore alla prostata sarebbe in realta' il preservativo dal momento che i casi piu' maligni di cancro alla prostata infatti contengono il "gamma-retrovirus" Xmrv, trasmissibile per via sessuale.

sabato 27 febbraio 2010

Salute: le misure di "lui" si accorciano. Micropene a causa di obesita' e inquinamento


ROMA - Gli uomini del futuro avranno un pene micro? L'allarme sulla virilita' degli uomini italiani viene lanciato dagli specialisti riuniti a covegno a Padova sul tema "Medicina e sessualita'". La colpa, dicono gli studiosi, sarebbe dell'obesita' e dell'inquinamento. Secondo la ricerca condotta dal Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell'Azienda Ospedaliera Universita' di Padova su 2.123 ragazzi di 18 anni delle scuole superiori di Padova e provincia. E' risultato che in generale la lunghezza del pene misurata a riposo si e' ridotta da 9,7 centimetri a 8,9 centimetri (il 10% in meno negli ultimi 60 anni) e che in 52 ragazzi (il 30,7% dei quali obesi) la lunghezza si era ridotta a circa 6 centimetri, tanto che i ricercatori parlano di ''micropene''. (RCD)

giovedì 25 febbraio 2010

UN CEROTTO ALLA NITROGLICERINA FRENA IL CANCRO ALLA PROSTATA

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Urology piccolissime dosi di nitroglicerina potrebbero bloccare lo sviluppo del cancro alla prostata, uno dei tumori più frequenti nei maschi di età avanzata.
Il cerotto e' all'esame dei ricercatori della Queen's University di Belfast che hanno fatto tesoro dell'utilizzo gia' diffuso contro l'angina pectoris della sostanza scoperta da Alfred Nobel nel 1840. La nitroglicerina e' infatti una miscela, molto instabile, di azoto e ossigeno che in piccole quantita' ha un effetto vasodilatatore in grado di aumentare il flusso sanguigno.
I ricercatori hanno reclutato 29 pazienti con una diagnosi di cancro alla prostata che hanno utilizzato il 'cerotto' 24 ore al giorno, riscontrando che dopo 6 mesi i valori di PSA, il marcatore specifico del rischio di carcinoma prostatico, si era stabilizzato nella maggior parte dei casi.

Papilloma virus negli uomini, possibile causa di aborto precoce

di Adele Sarno
L'Hpv colpisce anche gli uomini: il 3-4% dei sani e l'11 degli infertili. Adesso una ricerca italiana che sarà presentata a Padova sostiene che quando gli spermatozoi trasportano il dna virale nell’ovocita alterano la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione. Diventando così possibile causa di aborto precoce
Il papilloma virus ancora una volta si dimostra nemico della salute sessuale, sia maschile sia femminile. Non solo infatti è responsabile del cancro al collo dell’utero ma anche di eventuali episodi di abortività. Tutto dipende dagli spermatozoi che trasportano l’Hpv nell’ovocita. Il dna virale, una volta entrato, altera la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione.

A individuare il legame tra papilloma e pluri-abortività è il professor Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Università di Padova che, insieme alla sua équipe. “In molti pensano che il papilloma possa colpire solo le donne – spiega Foresta – ma in realtà è un virus che infetta anche tra gli uomini. Tanto che nella popolazione generale il Papilloma Virus è presente nel liquido seminale del 3-4% dei soggetti, mentre negli infertili la percentuale sale al 10-12, e in chi ha rapporti sessuali con donne infettate sale al 40%. E in questi casi l’Hpv, quando è presente nel liquido seminale, si lega agli spermatozoi, ne riduce la motilità e può provacare una riduzione della fertilità e abortività”.

I risultati preliminari della ricerca saranno annunciati alla XXV edizione del convegno sulla medicina della riproduzione, in programma al teatro congressi di Abano Terme (Padova), il 26 e 27 febbraio 2010. Ma, spiega l’esperto, lo studio verrà sottoposto all’attenzione della comunità scientifica internazionale. Va detto però che la capacità degli spermatozoi infettati in laboratorio con particelle virali, in grado di fertilizzare l’ovocita, sono stati testati grazie un esame di laboratorio eseguiti sul di criceto. Il Dna virale all’interno dell’ovocita si replica e riduce la sintesi di proteine virali, bloccando il processo di fertilizzazione.

“Questi risultati sono preoccupanti – commenta Foresta – soprattutto se gli spermatozoi con HPV vengono utilizzati per tecniche di fecondazione in vitro. Possibile infatti il passaggio del Dna virale nell’ovocita, con mancanza di sviluppo dell’embrione o aborto precoce". Il problema diventa ancor più importante dal momento che l’HPV è stato riscontrato in campioni di spermatozoi crioconservati, cellule che necessariamente vanno incontro a processi di fecondazione assistita: l’équipe ha evidenziato che il 7% dei pazienti che avevano congelato il loro seme risultava positivo per l’HPV, e in questi casi la microiniezione dello spermatozoo malato potrebbe portare a mancata fertilizzazione o ad aborto precoce.

“Da qui emerge prepotente la necessità da parte degli operatori – puntualizza il prof. Foresta – di analizzare il Papilloma Virus nel liquido seminale degli infertili prima di ogni crioconservazione e di prendere in considerazione anche il maschio come soggetto da vaccinare non solo perché vettore di infezione di HPV nelle partner (dove c’è la dimostrata associazione tra virus e tumore del collo dell’utero), ma perché anche nell’uomo può essere causa di disturbi della sfera riproduttiva”.(Febbraio 24, 2010)

mercoledì 24 febbraio 2010

Tumore della vescica

Tumore della vescica - Definizione
Tumore che ha origine dalle cellule che rivestono la cavità della vescica, organo deputato alla raccolta dell'urina prodotta dei reni. I tumori della vescica possono essere papillari (come una piccola escrescenza unita alla parete da una sorta di peduncolo) oppure, più raramente, avere una forma piatta o nodulare. La gravità del tumore dipende dal grado di invasione, che può limitarsi alla superficie dell'organo o estendersi ai tessuti circostanti. Possono anche comparire metastasi a distanza.

Tumore della vescica - Cause
Fattori di rischio accertati per i tumori della vescica sono: il fumo di sigaretta, l'esposizione cronica alle amine aromatiche e nitrosamine (carcinogeni impiegati nell'industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio), l'assunzione di alcuni farmaci (come la ciclofosfamide) e l'infezione da parassiti (come Bilharzia e Schistosoma haematobium). Esistono infine prove a favore di una componente genetica quale fattore di rischio predisponente.

Tumore della vescica - Sintomi
I sintomi principali sono la presenza di sangue nelle urine, il dolore durante la minzione e l'aumento della frequenza con cui si urina. Possono anche presentarsi incontinenza urinaria, dolore pelvico e addominale, anemia e perdita di peso. Tutti questi sintomi sono comuni anche ad altre malattie che colpiscono l'apparato urinario.

Tumore della vescica - Diagnosi
Per stabilire la presenza di un tumore della vescica si possono ricercare le cellule tumorali nelle urine e procedere a esami diretti come ecografia, cistoscopia e biopsia della vescica. L'esecuzione di una TAC e di una scintigrafia ossea possono permettere di valutare l'eventuale estensione della neoplasia ad altri organi.

Tumore della vescica - Cure
Per i tumori meno invasivi si può procedere all'asportazione della lesione, intervento che viene condotto attraverso l'uretra, seguita eventualmente, per evitare che la malattia si ripresenti, da un trattamento locale con il bacillo di Calmette-Guerin che, depositato sulle lesioni direttamente nella vescica, ne provoca l'eliminazione. Nei casi più gravi è necessario ricorrere alla rimozione della vescica (cistectomia), seguita dalla sua ricostruzione (neovescica ortotopica). Vengono anche utilizzate chemioterapia e radioterapia, da sole o combinate con altri trattamenti.

Tumore della vescica - Cure alternative
Non sono proponibili cure alternative per questa malattia.

Tumore della vescica - Alimentazione
La dieta, e in particolare il consumo di grandi quantità di fritture e grassi, gioca un ruolo importante nello sviluppo del tumore della vescica. Al contrario, l'ipotesi che alcuni dolcificanti potessero avere un ruolo nella genesi della malattia sembra essere stata smentita.